Arriva la moneta unica e la Tv invecchia
di Paola Liberace
Non si può certo dire che il cambio dalla lira all’euro in
televisione sia passato inosservato. Almeno da dieci mesi,
infatti, il piccolo schermo ha cominciato ad ospitare gli spot
commissionati dai vari enti impegnati nel changeover. In
particolare, l’Associazione Bancaria Italiana ha optato per un
testimonial di ferro: Pippo Baudo, accompagnato da Maria Amelia
Monti in un film diretto da Gabriele Muccino, in onda dall’ottobre
dello scorso anno. Un serial spot, ambientato in banca, improntato
alla fiducia nei confronti degli istituti bancari, come del resto
tutti quelli che lo hanno preceduto.
Nel nostro paese, infatti, la comunicazione sulla moneta unica è
stata orientata alla rassicurazione degli utenti, anziché, come in
Germania, al consolidamento del sentimento di appartenenza, che in
Italia era già piuttosto forte prima della campagna di
informazione. Ecco per quale ragione gli spot hanno scelto
protagonisti che parlassero soprattutto al pubblico degli anziani,
dei tradizionalisti, dei diffidenti. Prima dell’ABI, si era mosso
il governo italiano, con una campagna (premiata dall’AD Spot
Award) che vedeva protagonista Arnoldo Foà. Ricordate? Dall’alto
della sua veneranda età, l’attore ricordava soprattutto agli
anziani che “abbiamo cambiato il mondo; cambiare moneta sarà un
gioco da ragazzi”. E a rinforzare le fila dei personaggi dei bei
tempi andati, ecco dopo il changeover, un altro spot con
un’attrice-simbolo, che vive ancora un radioso presente: Sofia
Loren si è prestata come testimonial per la campagna “L’ultima
buona azione della lira”; per la raccolta degli ultimi spiccioli
di moneta a favore della ricerca contro il cancro.
Si direbbe che l’ondata di celebrità della terza età negli spot
televisivi sia destinata a non passare con la nuova moneta, ma,
anzi, ad allargarsi a tutti quei settori che - nel nuovo
millennio, in un mondo sconosciuto e a prima vista poco roseo -
possono rappresentare un fattore di destabilizzazione per gli
utenti-tipo dello schermo televisivo, conservatori e avanti negli
anni. Basta pensare agli spot della maggiore azienda italiana di
telefonia fissa, che dopo le pubblicità giovaniliste e le campagne
avveniristiche, per la promozione del pacchetto di collegamento
con la banda larga ha rispolverato tre vecchie glorie come Don
Lurio, Lando Buzzanca e Renato Scarpa, zietti arzilli e un po’
imbranati che con l’Adsl cambiano vita.
Ma il caso maggiore di successo è forse quello di una catena di
distribuzione di elettrodomestici ed elettronica, che ha chiamato
in causa niente di meno che il poeta Tonino Guerra: un simpatico
vecchietto che rifiuta di farsi chiamare “nonno” dal nipotino, che
al cellulare - un “miracolo” - dichiara al suo fantomatico amico
Gianni che “non può morire l’ottimismo: è il profumo della vita”.
Una frase azzeccata, diventata il motto del changeover, della
tecnologia che avanza, della novità al servizio dell’uomo:
potrebbe essere il pay-off di tutta la generazione di spot appena
nati, che si affidano al vecchio per affrontare il nuovo.
18 gennaio 2002
pliberace@hotmail.com
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