Zelig 1. Natalino Balasso, il Cicciolino
della Bassa Padania
di Myriam D’Ambrosio
Da questa settimana inauguriamo una rubrica fissa, realizzata da
Myriam D’Ambrosio, sui personaggi dello spettacolo televisivo di
cabaret più divertente degli ultimi anni: Zelig. Poca politica e
molte risate, Zelig è l’altra faccia del cabaret. La risposta
genuina alla comicità scontata della banda Dandini. Gli articoli
che seguiranno sono tutti stati pubblicati sulla cronaca milanese
del Giornale. Ringraziamo testata e autrice per la concessione.
Faccia rotonda, sorriso accattivante e occhi indagatori che non si
fidano mai troppo di chi hanno davanti. Negli anni Ottanta si
iscrisse al Dams di Bologna passando le serate a imitare Lucio
Dalla nelle osterie del centro storico e furono i primi contatti
che Natalino Balasso ebbe con il pubblico. In breve tempo capì che
lo studio non faceva per lui, abbandonò la teoria e si dedicò alla
pratica dell’arte comica. “Quando vivevo ancora ad Adria la mia
passione per il comico la esternavo andando a vedere gli
spettacoli di Dario Fo, di Gaber e Benigni che ho sempre adorato –
racconta Natalino – in provincia si hanno poche occasioni per
coltivare determinati interessi. Tredici anni fa quando vinsi a
Bologna la “Zanzara d’oro”, un concorso per comici esordienti, fui
notato da Giancarlo Bozzo e così nell’88 feci la mia prima
apparizione a Zelig. A Milano mi sono trovato sempre bene, la
gente è abituata allo spettacolo e al cabaret che è un genere
soprattutto lombardo (io preferisco dire che faccio comicità e non
cabaret). Non ho mai notato grosse differenze di pubblico tra le
varie parti d’Italia: la vera differenza non è tra città del sud o
del nord ma tra città e provincia. A Messina c’è la stessa
accoglienza di Padova. Non è diversa la gente quanto il tipo di
comicità”.
In questi anni Natalino Balasso ha insistito sulla ricercatezza
del testo (che è la cosa che lo interessa maggiormente),
proponendo i suoi spettacoli al pubblico dei piccoli teatri (che
in Italia non sono pochi) piuttosto che agli avventori dei locali.
“Credo che chi sceglie di passare una sera in un locale non abbia
in quel momento la predisposizione d’animo giusta per seguire un
attore, afferma il comico. E, tornando a parlare della sua
attenzione per la scrittura, aggiunge: “Ho cominciato a lavorare
basandomi sui testi più che sul personaggio. Essendo uno che ama
scrivere (e che rimpiange di non aver fatto scuole) amo anche
leggere e ho studiato moltissimi canovacci della Commedia
dell’arte”. Il buon sangue veneto non mente: Balasso attualizza
con la creazione dei suoi personaggi la Commedia Improvvisa. Il
professore Anatoli Balasz è un moderno dottor Balanzone e il
pornodivo Balasso è un vero Zanni del duemila, una sorta di
Arlecchino o Brighella ma assolutamente privo di malizia. “Essendo
un ingenuo non deve usare parole forti, oscene. Ha la faccia e il
comportamento di un seminarista ma si dedica ai film porno –
spiega l’attore – la chiave dell’ingenuità mi è servita molto per
costruire i testi sfrondandoli dal doppiosenso spicciolo. Ho fatto
un lavoro di sgrossamento su un tipo di testo che poteva
facilmente scadere nella trivialità. Linguaggio e personaggio sono
rigorosi, costruiti per la televisione. Le battute hanno respiro
breve e impatto immediato. Il personaggio Balasso è nato come
laboratorio, praticamente un esperimento. All’inizio era solo un
attore che lottava contro il doppiaggio, il resto è venuto dopo.
Sul professore Anatoli ho lavorato con più facilità perché non mi
imponeva eccessivi sforzi d’adattamento e poi il mondo della
storia e dell’archeologia mi hanno sempre affascinato. I giochi di
parole sono invenzione recente. Tenendo conto della reazione del
pubblico ogni tanto apporto varianti ai personaggi”. Anche il tema
“mistico” intriga Natalino: il “Santone” è una creatura stralunata
a cui capita di tutto, ispirata all’immaginario religioso più
comune, niente a che vedere con sette e settari. Per un anno
ancora Balasso proporrà nei teatri italiani il suo spettacolo
“Balasciò”. Dall’autunno del 2002 l’attore porterà in scena una
sua commedia interpretata dalla bolognese “Compagnia degli Gnorri”
da lui fondata. “Il filone in cui io mi inserisco non è tanto
innovativo – commenta il comico – al di là dell’argomento sarà
tutto nel rispetto dei tradizionali canoni della commedia”. La
vocazione da commediografo si è manifestata. “Per anni ho fatto
l’autore televisivo ma non mi è mai piaciuto tanto. E’ un lavoro
di mediazione, qualche volta frustrante, non si può veramente
esprimere sé stessi, sono in gioco le esigenze di troppi e il lato
artistico è penalizzato. Salvatore De Pasquale, autore di canzoni
che reputo un maestro, diceva che l’autore televisivo è come un
pizzaiolo e deve limitarsi a servire la pizza che gli viene
richiesta”.
26 ottobre 2001
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