Tutti in fila per il Grande Fratello, capitolo secondo
di Ivo Germano


E' iniziata la grande corsa alla selezione dei nuovi protagonisti dell'edizione prossima ventura del "Grande fratello". Sequel dopo sequel, allo stesso modo di quel che capita nel cinema di successo contemporaneo, molti, tanti, mai troppi armano la propria convinzione e la propria volontà d'apparire. Nuovi Pietro e Cristina, Rocco e Salvo, Marina e Sergio e così via elencando si sottoporranno alla "selezione delle selezioni". Già lo si è detto, ma giova ribadirlo: il proporsi e il riproporsi è il segreto del format. Nuovo involucro televisivo che, in verità, serve agli ideatori, quale momento di conferma della loro intelligenza "programmatica" e a chi vi partecipa a ribadire di avercela fatta, di aver resistito. A chi e a che cosa non è dato saperlo. O meglio, l'attesa spasmodica verso una particella di fama, probabilmente ribadita attraverso apparizioni in altri luoghi televisivi, serve da riscatto alla banale e per nulla epica patina non-mediale della vita quotidiana: tutta tasse, mutui, file e code stradali e postali. Riscattarsi per dimostrarsi bravi, forti e famosi.

Nella certezza officiante della sempre brava e puntuale Daria Bignardi, esperta di tempi moderni, ragazzi e ragazze, per nulla incuranti delle ferree leggi dello spettacolo televisivo, si tufferanno nell'oceano mare della volontà di potenza presenzialista, della confusione dei ruoli, fra attori da filodrammatica e spontaneismo plastificato. Certi e consapevoli che non mancherà nulla: moralismi di ritorno, entusiasmi dilaganti, balenanti euforie, stigmatizzazioni invidiose e feroci. Anzi, tutti ci stiamo preparando alla "seconda volta". La famosa prova del ritorno televisivo, simile, in quantità e qualità, a quel che si prova quando si rincontra e si rivede la persona amata o una semplice passione. Non sarà una semplice avventura mediatica, bensì la prova del fuoco della resistenza dello spettatore medio, cioè tutti quanti noi, sbalzati fra corrive e petulanti pseudo-originalità e familiari e ricorsivi standard comunicativi. Una sorta di repertorio da recita scolastica che ci coccola e culla quotidianamente. D'altronde, oramai emerge come dato di fatto della composizione degli spettatori negli studi e nei teatri di posa televisivi la somiglianza a scolaresche modestamente indisciplinate o a comitive di forze armate in "libera uscita".

Ecco, proprio il caso delle selezioni da reality show sta a rappresentare la ricreazione rispetto al business dell'intrattenimento televisivo, dal momento che il premio finale è alto e seduttivo: alcuni giri di giostra nelle trasmissioni televisive, campagne promozionali, contratti per format ulteriori. Mai fare dello spirito sullo spirito dei tempi, però. Mai fare i duri, poiché non le abbiamo fatte noi le regole di questo strano mondo. Potrebbe servire la condizione di chi si trova di fronte a un acquario televisivo, dove i pesciolini piccoli diventano, per anamorfosi e metamorfosi, grandi cetacei che si nutrono di plancton comunicativo. Non mangime, ma addizione nutrizionale per chi forse diverrà una stella fortunata. Celebrata, elevata, potenziata, come si addice alle buone icone della nostra epoca. Icone buone per ogni ospitata. Per ogni maglietta. Per ogni pubblico. Questo è il punto di fuga per le aspiranti genti stellari dello spettacolo neo televisivo: provare a vedere se ne varrà la pena. Penate, penate la casa vi aspetta. Che cosa conterrà e quali storie verranno narrate al suo interno sarà il compito che aspetterà noi spettatori. Grande fratello 2? No, grande fardello, sempre!

20 marzo 2001

ivogermano@libero.it



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