Il meridionalismo leggero

A ottobre dell’anno scorso, la Fondazione Ideazione organizzò a Bari un convegno sul Mezzogiorno che si è imposto all’attenzione degli osservatori e dell’opinione pubblica come un momento di analisi, aggiornata sulla base dei fenomeni venuti in evidenza (il federalismo e la devoluzione sul piano interno, l’integrazione europea su quello internazionale), ma pure come occasione creativa di nuove strategie. L’incontro fu significativamente intitolato Un’altra idea del Mezzogiorno perché tendeva a chiudere definitivamente il capitolo della lacrimosa domanda di assistenza, quasi un risarcimento dei danni subìti al tempo dell’unificazione, per aprire una fase nuova, propositiva sul piano economico e finanziario, fondamentale anche per l’aspetto istituzionale, il cui rinnovamento era stato avviato con la riforma del Titolo V della Costituzione. 

Insieme ad una serie di altre riflessioni, s’impose quella secondo la quale è impossibile progettare sviluppo economico in un’area che non dispone di intermediari finanziari e, sulla base di questa constatazione, prese corpo l’idea di costituire una banca meridionale, a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno. 
La Fondazione ripeterà l’iniziativa, sempre nel capoluogo pugliese, nei giorni 24 e 25 ottobre prossimi focalizzando due temi particolari. Il primo, collegandosi ai lavori dell’anno precedente, riprende ed approfondisce il tema della banca meridionale, ne definisce il modello, ne indica l’azione ed auspica, suo tramite, l’introduzione di forme di innovazione e di diversificazione del sistema bancario meridionale. Il secondo tema riguarda il nuovo ruolo delle regioni, chiamate a svolgere attività promozionali soprattutto con i paesi della sponda balcanica, collegamento che risulta essere la vera e grande occasione di sviluppo derivante dall’Europa integrata. Infatti il titolo della sessione autunnale dei lavori sarà “Sud: le regioni alla prova dell’Europa”. Questo argomento investe anche la polemica che si sta sviluppando sulla realizzazione del corridoio 8, uno dei dieci progettati per sviluppare traffici e rapporti all’interno dei 25 membri dell’Unione, sul quale il commissario van Miert ha dichiarato un rallentamento d’interesse, non includendolo fra quelli di importanza prioritaria.

Anche qui, però, si è subito manifestato il rischio che si sviluppi un vociare scomposto di proteste, rivelando come una parte eccessiva della classe dirigente del Sud non abbia consapevolezza del fatto che l’Europa non agisce secondo gli schemi assistenziali per troppo tempo utilizzati in Italia, dove la filosofia della Cassa per il Mezzogiorno era “costruiamo le infrastrutture e speriamo che esse agevolino lo sviluppo”. Essendo il mercato la regola fondamentale dell’economia europea, accadrà che le infrastrutture saranno potenziate dove è evidente che è in atto un processo di sviluppo da sostenere. Ciò rende palese che la protesta resterà sterile se non evidenzierà che ci sono potenzialità ben definite che possono tradursi in concrete iniziative industriali e commerciali.

A questo riguardo il ruolo delle regioni del Sud diventa determinante e sostanziale sarà anche la capacità di creare un coordinamento che renda politicamente omogeneo il fronte degli interessi. In preparazione del convegno d’autunno, l’Osservatorio sul Mezzogiorno della Fondazione Ideazione, diretto dal professor Massimo Lo Cicero, ha predisposto un documento che servirà da base per l’ampio dibattito che si annunzia. Siamo lieti di anticiparne uno stralcio e di offrirlo alla valutazione dei nostri lettori insieme ad una serie di qualificati interventi di politici ed esperti che introducono le “due giornate di studio” che si svolgeranno nel capoluogo pugliese.

5 novembre 2003

(da Ideazione 5-2003, settembre-ottobre)

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