Pensioni: porte aperte ai sindacati
intervista a Giuseppe Vitaletti di Cristiana Vivenzio

“Non tutto è perduto nel dialogo con i sindacati, ci sono ancora molti punti aperti alla discussione, si tratterà solo di attendere il 24 ottobre, allora anche le parti sociali si mostreranno disposte a trattare”. Ostenta ottimismo Giuseppe Vitaletti, professore di scienza delle finanze all’Università di Macerata e oggi consulente del ministero del Tesoro, per il quale le posizioni di Cisl e Uil e il muro levato da queste all’operato dell’esecutivo sono probabilmente un obbligato allineamento alle posizioni intransigenti del sindacato maggiore. 

Ma entrando nel merito, che tipo di riforma sarà quella contenuta nel disegno di legge del governo Berlusconi?

Sarà una riforma realmente strutturale, soprattutto con l’aggiunta degli ultimi emendamenti, che ne miglioreranno la veste. Nella sostanza, i punti di merito sono proprio rappresentati dai due principi cardine e dal fatto che tra loro svolgono un’azione sinergica: la previsione degli incentivi al lavoro del 32,7 per cento e l’innalzamento della contribuzione da 35 a 40 anni sono decisivi perché daranno una veste formale ad una situazione che è già in atto.

Vale a dire?

Che nel 2008 saranno già molti coloro che avranno scelto, anche grazie agli incentivi, di allungare la propria età pensionabile. Oggi per esempio sono già oltre il 30 per cento coloro che allungano l’andata in pensione, e senza incentivi. La verifica del 2007 ci consentirà di valutare lo stato reale della situazione. 

Ma professore, perché proprio il 2008?

Perché vogliamo risolvere il problema pensioni nel momento in cui mostrerà veramente il suo volto peggiore. E solo tra quattro anni i costi della previdenza cominceranno a gravare pesantemente sulle casse dello Stato.

Questi gli aspetti positivi, e quelli negativi?

Sono ancora in discussione, e quindi non si può parlare propriamente di difetti. C’è tutto un contorno da migliorare, a cominciare dal problema degli incentivi all’emersione dei pensionati che lavorano, passando per la risoluzione del Trattamento di fine rapporto, quindi alla decontribuzione e - tasto dolente per il rapporto con i sindacati - ai disincentivi che dovrebbero partire dal 2008. Del resto, sono 15 anni che sento discutere anche i sindacati di aumentare l’età della contribuzione da 35 a 40 anni, non sono certo discorsi di oggi. Quindi rimango fiducioso, soprattutto perché vedo questa riforma come una svolta.

10 ottobre 2003

vivenzio@ideazione.com

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