Nonni contro nipoti? Oltre il conflitto generazionale
di Vittorio Mathieu

Le colpe dei padri ricadono sui figli innocenti: immaginiamoci sui nipoti. Se i nonni, lavorando 20 anni, riescono a viverne altri 40 a spese dei figli, è improbabile che i nipoti riescano a campare tranquilli e ad allevare a loro volta una famiglia. La situazione era chiara a Onorato Castellino – e a chiunque si fosse degnato di ascoltarlo – fin dagli anni ’70, ma coloro che erano deputati a decidere lo ascoltavano con un orecchio solo. Mettere in conto le pensioni a chi è ancora al lavoro è comodo, ma rischioso. A un certo punto può darsi che quasi nessuno lavori più, almeno ufficialmente. Per di più – e questo neppure Castellino lo prevedeva in tale misura – la vita dei pensionati si allunga enormemente, e non sembra possibile impedire che continuino a vivere a sbafo, a meno di ucciderli a un età prefissata, o appena abbiano fruito di 20 anni di pensione. 

L’altro metodo sarebbe di pagare in base ai contributi versati. Avrebbe anche l’enorme vantaggio di costituire un capitale che, bene impiegato, farebbe rendere di più il lavoro. Ma amministrare bene i capitali propri è una dote di pochi, quella di amministrare bene capitali altrui, di quasi nessuno: perciò il sistema contributivo non è così facile da rendere efficiente. Inoltre è quasi impossibile evitare che le cicale continuino ad essere premiate a spese delle formiche: se uno, lavorando in nero, ha accuratamente evitato di versare contributi, quando non sia più in grado di lavorare lo si lascerà morire di fame? No di certo: gli si concederà egualmente una pensione. Se poi si vorrà che, oltre a mangiare qualcosa, conduca una vita “dignitosa”, il problema si aggraverà, perché la dignità di una persona anziana è un concetto elastico.

Non c’è, insomma, da meravigliarsi se tutti i governi, e il governo italiano in particolare, sono in difficoltà sulla previdenza. Sarebbe logico chiedere consiglio ai sindacati, che dovrebbero difendere i diritti dei lavoratori: ma i sindacati rispondono che tutto può restare com’è, basta chiamare assistenza ciò che il governo persiste a chiamare previdenza. Disponiamoci dunque, se vogliamo evitare di fallire per previdenza, a morire di assistenza.

10 ottobre 2003

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