America’s Cup, l’Italia soffia nelle vele di Alinghi
di Daniela De Pace

Chi avrebbe mai immaginato di veder svettare nel porto di Auckland, durante l’America’s Cup, la bandiera elvetica? Ernesto Bertarelli, giovane imprenditore di origini italiane, ma di nazionalità svizzera, è riuscito in quest’impresa “inconsueta”. Ha inventato Alinghi, un nome che non significa nulla ma che, alla prima esperienza, ha vinto la Coppa America, dopo essersi già aggiudicato la Luis Vuitton Cup. Noi italiani, delusi dalle sfortunate imprese di Mascalzone Latino prima e di Luna Rossa poi, ci siamo ritrovati ad orari improbabili davanti alla Tv a tifare Svizzera. Oltre che una rivincita morale sull’imbattibile team dei “kiwi” neozelandesi, questa vittoria di Alinghi potrebbe rappresentare per l’Italia un’occasione da non perdere: la prossima America’s Cup, infatti, potrebbe essere disputata da noi, visto che chi vince decide dove si svolgerà l’edizione successiva e le nostre acque rappresentano lo sbocco al mare più vicino per la nazione elvetica.

Non solo per passione sportiva l’Italia marinara è pronta a gettarsi ai piedi dell’imprenditore svizzero-romano. Fanno più gola gli investimenti e gli enormi ritorni economici che si prevedono per la città che ospiterà la prossima edizione dell’evento. Auckland, la località neozelandese teatro da due edizioni della prestigiosa regata, è una città che quasi vive solo di Coppa America, sfruttandone poi il marchio per alimentare un turismo di qualità che dura tutto l’anno. L’Italia, però, non è l’unica candidata. Bertarelli, infatti, ha commissionato uno studio anche su altre località europee – Spagna, Francia e Portogallo – ricordando che il luogo prescelto dovrà possedere due requisiti fondamentali: favorevoli condizioni meteorologiche e una buona logistica. Per il momento, sono in lizza venti località europee, tra cui le Baleari in Spagna, Marsiglia e Satè in Francia, Cascais in Portogallo. Dieci le italiane, tra cui Genova, che vanta un buon clima, l’attitudine al regataggio e la possibilità di recuperare l’area di Ponte Parodi (ex silos Gardini). Napoli avrebbe buone possibilità, nel caso riuscisse a recuperare l’ex area industriale di Bagnoli anche se, in verità, governo e regione non sembrano ancora essersi attivate; c’è anche Civitavecchia, forte della sua vicinanza all’aeroporto di Fiumicino e del fatto che Bertarelli è d’origine romana.

Ma gli appetiti si moltiplicano, dopo il successo schiacciante dell’imbarcazione svizzera. In ultimo è “scesa in mare” anche la Puglia. L’idea è stata lanciata dal sito di
Azienda Bari un’associazione che raccoglie un vivace gruppo di operatori baresi e si propone di coinvolgere mezzi di informazione, politici e imprenditori per consolidare la candidatura ufficiale di Bari. L’idea è allettante, considerati i ritorni economici e d’immagine per l’Italia meridionale tutta ma di difficile realizzazione. Basta dare un’occhiata all’organizzazione di Auckland. Nella darsena sono stati costruiti dei veri e propri cantieri per ospitare le barche, e a fianco mense, uffici, velerie: per un totale di 5.000 ettari a disposizione dei concorrenti, esclusi i pontili per varare le barche. E’ stato addirittura creato un ministero per la Coppa America e questo business ha prodotto, dal ’97 ad oggi, 25.000 nuovi posti di lavoro, con un giro di affari di circa 500 mln di euro.

Ma quali sono i criteri che le località che aspirano alla candidatura devono garantire? Un campo di gara tecnicamente idoneo; un porto che garantisca ad ogni partecipante spazi operativi attrezzati alla manutenzione delle imbarcazioni ed eventuali modifiche alle stesse “in corso d’opera”; supporti logistici adeguati alle necessità dei partecipanti e di quel numero sempre crescente di appassionati che arrivano da ogni parte del mondo per assistere alla competizione. Da qui la necessità di poter fornire servizi di ristorazione, alberghieri, di svago. Servono, inoltre, infrastrutture di collegamento che garantiscano accessibilità all’area, cioè un buon livello dei collegamenti via terra e via aria. Naturalmente non è necessario possedere già tutti questi requisiti, ma occorre assicurare di ottenerli in tempi brevi. Insomma, ospitare una competizione lunga come la Coppa America è un impegno che può essere paragonato a quello di un'Olimpiade o un campionato del mondo di calcio. L’Italia ha annusato l’affare e le sue diverse realtà marinare stanno alzando le vele dell’interesse. 

28 febbraio 2003

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