Pensioni: quale riforma?
Le proposte della Fondazione Ideazione
di Elisabetta Di Virgilio


Come cambiare il nostro sistema previdenziale? Quale linee dovrà adottare il governo per porre mano a questa necessaria riforma strutturale? Intanto arrivano le proposte elaborate e diffuse dalla Fondazione Ideazione che verranno presentate giovedì 13 settembre, alle ore 9.30, presso la Sala Bernini della Residenza di Ripetta (via di Ripetta, 231). La ricerca , appropriatamente intitolata"Pensioni: guida a una riforma" e pubblicata da Ideazione editrice, è il risultato dello studio condotto da uno specifico gruppo di ricercatori, esperti in economia e docenti universitari riuniti dalla Fondazione - Massimo Angrisani, Giuseppe De Filippi, Mauro Marè, Antonio Pedone, Giuseppe Pennisi, Giuseppe Vialetti e Salvatore Zecchini - e indaga i possibili percorsi pratici e tecnici del cambiamento del nostro sistema previdenziale. La ricerca parte dall'esame delle misure adottate nel nostro paese nel corso degli anni Novanta in materia pensionistica e le mette a confronto con i sistemi previdenziali propri di altri paesi stranieri. Ne scaturisce una vera e propria guida, con la proposizione di cinque possibili progetti di riforma, che diviene uno strumento prezioso nelle mani di chi dovrà concretamente ripensare l'intero sistema pensionistico italiano.

Il processo di invecchiamento della popolazione, che anche in Italia nel breve e medio periodo diverrà uno dei temi centrali dell'azione pubblica, "influenza pesantemente le prospettive di mantenimento di standard pensionistici soddisfacenti e rischia di compromettere le prospettive di competitività e di crescita potenziale dell'economia". Le riforme del sistema pensionistico attuate degli anni Novanta hanno certamente contribuito a razionalizzare il volume delle spese impiegate per la previdenza, contribuendo allo stesso tempo ad un rallentamento della spesa. Permane, tuttavia, ancora un divario consistente nei confronti degli altri principali paesi europei, causato soprattutto dalla notevole generosità del nostro sistema. In aggiunta a ciò permangono iniquità infragenerazionali tra categorie, "in termini di differenze tra aliquote contributive (ai fini dei versamenti) e aliquote di computo (ai fini del calcolo delle spettanze)". Secondo gli autori della ricerca, il sistema attuale comporta ancora un peso troppo alto degli oneri per la previdenza pubblica sui redditi e sui risparmi. Ciò disincentiva il decollo di un efficiente pilastro di previdenza complementare.

Per affrontare e risolvere i problemi irrisolti, affermano gli autori, non esiste un solo percorso percorribile. Ma esistono diverse strade. Cinque le ipotesi tracciate nella "Guida", analizzate in modo sintetico, raggruppate a partire da quelle che, in vario grado, si distanziano dal meccanismo contributivo a ripartizione definito con le riforme Dini-Prodi del 1995-97. La ricerca esamina per ciascuna tipologia di proposte "gli assunti di fondo, le caratteristiche essenziali e le differenze rispetto a quanto definito nel 1995, nonché i suggerimenti relativi alla transizione e le implicazioni per la previdenza integrativa". La prima ipotesi, quella più vicina alle riforme del 1995-97, prevede il rafforzamento del piano pensionistico attuale, partendo dall'ipotesi che, se attuato secondo le intenzioni originarie, il meccanismo contributivo della riforma del 1995 si sarebbe configurato come un "pilota automatico" che avrebbe posto, a regime, il sistema pensionistico, al riparo dalle tendenze demografiche, e avrebbe assicurato equità. Ciò comporta, però, rimettere mano alla normativa sotto molteplici profili: dai "coefficienti di trasformazione" e i "tassi di rendimento" per definire i livelli di prestazione al meccanismo d'indicizzazione; dalla revisione dell'età minima pensionabile all'unificazione delle gestioni.

Un altro modello proposto sostiene un migliore equilibrio tra il meccanismo contributivo e il preesistente sistema a ripartizione retributivo. "Il cuore della proposta consiste - scrivono gli autori nella guida - nel delimitare chiaramente i confini della previdenza rispetto agli altri obiettivi con carattere sociale, da porsi a carico della fiscalità generale, e nel mettere in atto strumenti che, in ottica individualistica, di corrispondenza tra contributi e prestazioni, scoraggino il lavoro nero, l'evasione contributiva e il sommerso in generale". Altre ipotesi di riforma guardano con interesse allo sviluppo di sistemi a due o più pilastri. Il punto di forza di queste proposte consiste nel diversificare il rischio politico dei sistemi previdenziali a ripartizione e i rischi finanziari. "Con un pilastro a ripartizione contributivo e un pilastro a capitalizzazione, il rischio complessivo del sistema previdenziale viene minimizzato. Nel contesto italiano, in cui la previdenza a capitalizzazione riguarda una proporzione ancora trascurabile dell'intero sistema, l'obiettivo comune delle proposte in questa categoria è un ampliamento della previdenza integrativa (attualmente solo il 5 per cento della ricchezza previdenziale degli italiani)". 

La quinta strada analizzata nella Guida è il ritorno a un sistema interamente a capitalizzazione, ma a rendimenti "garantiti" dallo stato. Questa quinta strada segue un percorso delineato nello schema tratteggiato per l'Italia in uno studio del Massachussetts Institute of Technology (Mit). "l'integrale sostituzione della previdenza obbligatoria pubblica a ripartizione con una previdenza a capitalizzazione, anche essa obbligatoria e pubblica, richiederebbe una lunga fase di transizione - almeno 50-60 anni- ma verrebbe mantenuto il monopolio pubblico, con conseguente rischio politico, e il nuovo fondo della previdenza del futuro diventerebbe l'azionista di riferimento, ove non il proprietario, delle maggiori imprese italiane, creando problemi enormi di corporate governance". I risultati della ricerca verranno esposti da Antonio Pedone - docente all'Università di Roma La Sapienza. Alla presentazione interverranno inoltre Giuliano Cazzola, Sandro Gronchi, Lucia Vitali, coordinati da Giuseppe De Filippi - caporedattore del servizio economico del Tg5. Interverranno, inoltre, esponenti di primo piano delle organizzazioni sindacali. E' prevista la partecipazione del ministro del Lavoro e del Welfare Roberto Maroni e di Giulio Tremonti ministro dell'Economia.

7 settembre 2001

lisadivirgilio@hotmail.com



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