“E’ un pacchetto che gioca solo sulle aspettative”
intervista con Franco Debenedetti di Claudio Landi


Non tutto l’Ulivo si riconosce sulle posizioni attuali di un centrosinistra debole, dall’anima sindacalista. Franco Debenedetti, senatore diessino di seconda legislatura, esponente della cosiddetta area liberal del partito, già importante manager di imprese private, proprio non ci sta. “Una politica di aspettative come è questo pacchetto dei cento giorni può essere importante - dice il senatore - ma ovviamente non possiamo farla passare per una politica strutturale...”.

Senatore Debenedetti, quale è la sua opinione sulla decisione del governo di centrodestra di recepire senza più alcun indugio la direttiva europea in materia di contratti a termine?

Credo che il governo abbia fatto bene a recepire la direttiva comunitaria. In questo confermato anche dall’appoggio largo, mi pare, delle forze sociali, confederazioni datoriali, Cisl e Uil. La Cgil è contraria per una ragione politica. Sia chiaro non di “politica politicienne”, ma di strategia di confronto con le parti sociali e il governo. La Cgil ha voluto segnare il territorio, per così dire, nei confronti in primo luogo del governo: nel momento in cui c’è un governo di centrodestra che ha un suo potere di attrazione, dice la Cgil, anche verso altre confederazioni sindacali, noi siamo quelli che manteniamo alte le nostre bandiere.

Cofferati ha alzato le bandiere dell’opposizione, quella vera...

Secondo me, Cofferati ha voluto dire: noi facciamo la nostra opposizione.

Dunque sui contratti a termine lei è d’accordo con il governo di centrodestra...

Sono d’accordo con le confederazioni datoriali che ritengo che questo provvedimento doveva essere mandato avanti.

A sinistra si dice: nel pacchetto dei cento giorni vi è un disegno di attacco ai lavoratori. Lei è d’accordo con questa analisi?

Io non condivido questo giudizio così drastico. Bisogna partire da un punto preciso: il governo ha di fronte a sé una strada molto stretta, poiché i conti pubblici e i parametri del patto di stabilità europeo mettono limiti molto forti alla politica di rilancio economico che il governo voleva fare. D’altra parte il centrodestra gioca su una leva psicologica, per aumentare la propensione agli investimenti, mandando essenzialmente alcuni segnali.

Insomma, in parole povere il governo di centrodestra cerca di cambiare le aspettative per rilanciare l’economia?

Esattamente. Ma per attuare questa strategia non ha molti spazi. Non credo che questo sia di per sé un attacco ai lavoratori. Le mie critiche, però non partono da questo punto.

E quali sono? Partiamo dalla Tremonti bis...

Io dico semplicemente che la Tremonti non è una misura strutturale: essa serve a far ripartire anticipatamente gli investimenti. Questi non aumenteranno strutturalmente per effetto della Tremonti: a parte il fatto che gli investimenti si sono fermati in attesa della legge (perché investire prima della annunciata legge per la detassazione?, si sono detti gli operatori), c’è da ricordare l’effetto di breve termine. Nel corso del 1994, quando fu adottata l’altra Tremonti, il rilancio degli investimenti fu un fatto provvisorio, pochi mesi dopo essi ritornarono al livello precedente. Mi chiedo: è proprio necessario un intervento di questo genere?

Passiamo alle norme per il sommerso....

Questo provvedimento, secondo me, è modesto rispetto all’obbiettivo che si propone, far emergere il sommerso appunto. Non basta qualche facilitazione per far emergere questo sommerso: le sue motivazioni economiche sono troppo profonde. Anche qui sarebbe necessario aggredire i fattori strutturali: questa misura, in quanto assomiglia a un condono, rischia addirittura di premiare il sommerso, non certo di disincentivarlo.

Insomma, secondo lei, i cento giorni sono da valutare in modo critico non perché rappresenterebbero un “attacco ai lavoratori”, bensì perché sarebbero di natura puramente congiunturale...

Fanno semplicemente parte di una politica di annuncio. Questo però non vuol dire che si tratta di misure inutili: infatti può essere importante dare un segnale agli operatori e al paese che c’è un governo più attento alla crescita e alle ragioni dell’impresa. Ma queste misure devono essere considerate per quello che sono, non una svolta.


13 luglio 2001

appioclaudio@yahoo.com



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