Sulla Montedison un’Opa a tre facce
di Giuseppe Pennisi


L’Opa lanciata da Italenergia (cordata Edf-Fiat-Banca di Roma ed altri) sulla Montedison (e rivolta come è noto essenzialmente al comparto elettrico della Spa oggi sotto scacco) ha più aspetti. Innanzitutto riguarda un comparto (l’elettricità) in cui, in termini di efficienza e di efficacia, è sostanzialmente indifferente se l’impresa sia privata o a partecipazione (totale o parziale) statale: ciò che conta è il grado di liberalizzazione del mercato in cui opera. Edf ha preso l’avvio da un mercato protetto come quello francese per scatenare una vera e propria campagna nel più vasto e più libero mercato europeo. Ha potuto scatenare l'Opa a ragione del suo alto grado di efficienza interna e di efficacia esterna. Senza dubbio, in questi anni molto ha fatto il management Enel, sullo stimolo anche e soprattutto dell’Europa, per migliorare il mercato elettrico italiano. Però, appare succulento proprio perché il principale operatore si è fatto, a torto od a ragione, la fama di essere poco efficiente e poco efficace.

Il secondo aspetto riguarda la maggiore industria manifatturiera italiana, la Fiat. Torino ha tentato la strada del mercato mondiale tramite l’alleanza con Gm. Nell’intesa con gli americani si sente junior partner. Quindi, rilancia alla grande sulla piazza europea entrando però in un comparto molto differente da quello per lei tradizionale. Era una tendenza già chiara un paio d’anni fa ma non si poteva prevedere che l’alleato sarebbe stato Edf. E’ la grande vittoria postuma di Colbert: i colbertiani di stato si alleano con i colbertiani privati per avere un rango di peso sul mercato europeo. Il terzo aspetto riguarda Mediobanca. Da salotto buono vagamente fogazzariano della Milano-che-può (o forse più appropriatamente della Milano-che-poteva) diventa una specie di Fime (la Finanziaria meridionale del tempo che fu) dell’Europa mediterranea.

6 luglio 2001

gipennisi@hotmail.com



stampa l'articolo