“L’occupazione aumenta ma c’è bisogno di qualità”
intervista a Carlo Sangalli di Pierpaolo La Rosa


Prospettive occupazionali confortanti per l’Italia nel 2001: il 30 per cento delle aziende nostrane assumerà infatti nuovi dipendenti entro la fine dell’anno, il che porterà alla creazione di posti di lavoro in più. E’ questo l’elemento più significativo che emerge dall’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del lavoro. Centrata sui fabbisogni professionali delle imprese, Excelsior fotografa comunque il clima di moderata fiducia che regna nel sistema economico del Belpaese, a dispetto delle pessime notizie provenienti dal fronte dei conti pubblici. I risultati dell’indagine sono stati al centro di un veloce botta e risposta con il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli.

Qual è l’aspetto che la colpisce maggiormente del rapporto che avete elaborato?

Il 2001 si conferma come un anno molto interessante per la realtà imprenditoriale, in particolare dal punto di vista della richiesta occupazionale che si attesta quasi al 4 per cento - pari a 383 mila lavoratori in più. Si tratta di un dato consolante, frutto in realtà dell’impegno delle piccole e medie aziende. Il nostro è un paese che possiede questa volontà, direi questa sorta di culto nel fare impresa, come si evince del resto dalla forte natalità che si sviluppa anche al Sud. Bisogna pertanto fare in modo che tale tendenza, certamente positiva, prosegua; speriamo però che il governo Berlusconi ci dia una mano. 

Per quanto riguarda la qualità, che cosa accadrà nel mondo del lavoro italiano?

Beh, il mondo imprenditoriale chiede per l’anno in corso 383mila lavoratori competenti e dalla professionalità elevata. Alcuni risultati dell’indagine Excelsior sono poi davvero interessanti: ad esempio, le aziende richiedono un livello di istruzione decisamente superiore rispetto al passato. Dunque, più diplomati e meno scuola dell’obbligo.

Quali sono i profili ritenuti appetibili dagli imprenditori?

Quelli collegati alla new economy, al marketing e alla finanza, ai servizi (specie sanitari e di assistenza ai clienti). C’è inoltre urgente bisogno di operai specializzati e artigiani. In calo invece le richieste di professionalità legate alle attività di ufficio; d’altra parte, è proprio questo l’effetto più visibile del crescente processo di informatizzazione in atto nelle realtà produttive.

Il 20 per cento dei nuovi assunti sarà formato da immigrati. Secondo lei, l’impresa è pronta ad affrontare questa nuova sfida?

L’impresa non è soltanto pronta ad una sfida che si preannuncia sin d’ora non facile, impegnativa, ma addirittura la sollecita. Occorre invertire la rotta: il desiderio di una maggiore qualità nel lavoro riguarderà sempre di più anche il mondo degli extracomunitari.

6 luglio 2001

pplarosa@hotmail.com



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