Mezzogiorno: brevi suggerimenti al nuovo governo
di Massimo Lo Cicero


I quotidiani del 14 giugno riportavano dati Unioncamere che, nella vulgata interpretativa, rappresentavano una ripresa della crescita economica più intensa nel Mezzogiorno che nel resto del paese. L’espansione dell’occupazione meridionale sarebbe stata, al 31 dicembre 2001 rispetto all’anno precedente, del 5,3 per cento mentre l’incremento della media nazionale si fermerebbe al 3,9 ed il Nord Ovest, addirittura, sarebbe solo al 3,2. Le statistiche sono una cosa importante e la misura dei fenomeni è il fondamento di ogni decisione razionale ma, appunto, dopo averle compilate bisognerebbe leggerle: avviso che vale per chi le compila, per chi le utilizza e per chi ne diffonde il contenuto.

Immaginate una madre che misura ogni anno l’altezza dei due figli, e l’incremento di quell’altezza. Essa si accorge che, nell’ultimo anno, il figlio minore, che l’anno prima aveva dodici anni ed era alto un metro e trenta centimetri, è alto un metro e quarantatré centimetri: è più alto del 10 per cento. Il figlio maggiore, che ormai ha venti anni, è cresciuto solo dell’uno per cento: era alto un metro e settantacinque centimetri, l’anno prima, ed ora è alto un paio di centimetri in più. La notizia da “strillare”, nei panni di quella madre, sarebbe stata l’annuncio di un incremento del maggiore dell’1 per cento; la notizia che il minore cresca più del maggiore non è una notizia, perchè quella percentuale dipende dal denominatore e non dal numeratore della frazione. Dipende, in soldoni, dal fatto che il bambino è più basso ed è per questo che cresce più rapidamente del fratello maggiore che è già cresciuto.

Torniamo al Mezzogiorno ed ai dati dell’Unioncamere. Si tratta di un saldo netto di nuovi occupati di circa 383mila persone, novantasettemilacinquecento dei quali sarebbero localizzati nel Mezzogiorno: il 25 per cento. Quel saldo netto, tuttavia, deriva da un incremento di oltre 713mila unità e da un decremento di circa 330mila unità. Il Mezzogiorno assorbe, dunque, solo il 25 per cento della nuova occupazione: peccato che in quel territorio viva circa il 36 per cento degli italiani. Dunque la nuova occupazione si concentra al Nord dove il solo triangolo industriale assorbe il 29 per cento dei nuovi occupati: molto di più del Mezzogiorno. Ed il Nord Est assorbe un altro 27 per cento, non avendo una popolazione comparabile a quella del Mezzogiorno. Se i conti, poi, non li facciamo sui saldi tra ingressi e uscite dal mercato del lavoro ma solo sui nuovi ingressi, allora, il Mezzogiorno scende al 23 per cento dei nuovi ingressi e il Nord Ovest sale al 32, mentre il Nord Est si ferma al 26. Se volete altri numeri basta guadare ai dati della Svimez sul quinquennio 1996-2000. Il Centro-nord cresce, nella media, ad un ritmo del 2 per cento l’anno e la medesima media tiene anche il Mezzogiorno. Peccato che il Centro-nord faccia nel 2000 il 3,1, cioè acceleri, mentre il Mezzogiorno si fermi al 2,5, accelerando meno della parte forte del paese. Insomma, esiste e non si chiude il dualismo tra le due Italie ed il fatto che esista questa condizione è un problema del Mezzogiorno ma anche dell’Italia e del suo futuro possibile perchè, come ha ricordato Antonio Fazio, questo problema potrebbe diventare una opportunità: a patto di saper aggredire e risolvere il problema medesimo.

Che cosa si potrebbe e dovrebbe fare? Ci permettiamo di avanzare una sintetica agenda per il nuovo Governo. Bisognerebbe riordinare il sistema degli strumenti pubblici e semplificarlo radicalmente, nel medesimo tempo. Bisognerebbe eliminare le ridondanze burocratiche e le regole troppo intricate, che agevolano la burocrazia che amministra il sistema e non gli sforzi delle imprese per crescere e sviluppare l’economia meridionale. Bisognerebbe rispettare le attese e le speranze delle persone per bene che sono state eccitate dalla girandola dei patti e dei contratti territoriali, la così detta programmazione negoziata. E bisognerebbe liquidare i professionisti dello slalom tra le carte bollate. Bisognerebbe evitare il rimpiattino tra il ministero delle Attività Produttive e quello dell’Economia. Bisognerebbe usare sgravi fiscali generalizzati piuttosto che incentivi finanziari disciplinati da indirizzi settoriali e territoriali. Bisognerebbe precisare compiti e missione dell’agenzia pubblica controllata dal ministero dell’Economia, Sviluppo Italia, e finalizzare a compiti puntuali le cospicue risorse umane di cui dispone. Bisognerebbe dare al Mezzogiorno infrastrutture e telecomunicazioni degne di questo nome: per farne un grande mercato domestico capace di offrire opportunità alle sue imprese.

Solo chi agisce su un grande mercato domestico puo’ porsi il problema di espandersi anche all’esterno di quel mercato. Il Nord Est, ad esempio, è cresciuto perchè era una provincia economica del grande mercato tedesco e del più ricco mercato nazionale: la pianura padana. Bisognerebbe legare in un discorso organico le politiche regionali alimentate dai fondi comunitari senza sovrapporre, alla responsabilità ed alla capacità delle classi dirigenti locali, inutili griglie e mappe ministeriali. Bisognerebbe credere meno nelle burocrazie e nell’intervento illuminato della pubblica amministrazione; dare sicurezza e servizi sociali in termini efficaci; credere, invece, nelle capacità degli individui ed aiutare le gracili imprese meridionali nel necessario processo di rafforzamento.

Smontare la prospettiva del posto pubblico e delle mance e fare crescere la prospettiva della responsabilità e del merito nella determinazione del proprio destino. Dal Mezzogiorno hanno defluito per anni capitali finanziari e capitale umano: entrambi alla ricerca di successo. E quel successo hanno trovato: perchè il risparmio meridionale ha alimentato investimenti bancari ed il bilancio dello stato mentre il lavoro meridionale è stimato, apprezzato e ben giudicato in ogni settore ed in ogni paese del mondo. Sarebbe entusiasmante se, d’ora in poi, quelle energie e quelle risorse potessero alimentare anche il reddito ed il benessere nel Mezzogiorno.

15 giugno 2001

maloci@tin.it









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