Incentivi, una bomba a orologeria per il nuovo governo
di Salvatore Vescina

Sviluppo Italia pubblica sul Pais del 30 aprile scorso un’inserzione che promette agli imprenditori spagnoli, potenzialmente intenzionati a investire in Italia, incentivi pari al 60 per cento dei nuovi investimenti. E’ fin troppo agevole rimarcare l’inutilità di un’azione di marketing condotta su un mercato marginale qual è quello degli investitori spagnoli. Ma la gravità di siffatto spreco di danaro pubblico scompare al cospetto di una circostanza molto più grave: l’oggetto della campagna pubblicitaria è una bufala! Ciò va detto senza eufemismi perché gli incentivi previsti dall’articolo 8 della finanziaria 2001, il cosiddetto credito d’imposta, sono al contempo una bomba a orologeria per il prossimo governo e un affronto al ritardo di sviluppo accusato dal Mezzogiorno. Apparentemente questo incentivo ha notevoli pregi. Esso è di rilevante intensità (in Calabria può esser pari al 65 per cento del valore degli investimenti) e i beneficiari possono accedervi in modo automatico, calcolandolo autonomamente e utilizzandolo (senza preventiva autorizzazione da parte di alcun ente pubblico) come un assegno valido per pagare tutte le poste del conto fiscale: Iva, Irap, Irpeg, Irpef e così via. Peccato vi sia una sproporzione abnorme tra la vastissima platea dei potenziali beneficiari (estesa a tutti i titolari di reddito d’impresa nelle aree depresse) e le risorse a disposizione (7.500 miliardi di lire contro i 3.500 assegnati alla legge 488). Tale sproporzione garantisce l’esaurimento delle risorse in pochissimi mesi. Scoraggiando gli investimenti da realizzare ex novo, perché i tempi per conseguire la concessione edilizia, ultimare le opere edili e ottenere la consegna di impianti complessi, rendono alquanto improbabile l’accesso alle agevolazioni. Insomma i contributi saranno già esauriti prima che un improbabile imprenditore spagnolo realizzi alcunché nella nostra penisola.

Ma chiariamo per quale ragione l’articolo 8 della finanziaria 2001 è una bomba a orologeria. Va osservato anzitutto che l’amministrazione finanziaria è tecnicamente in grado di monitorare - attraverso i pagamenti effettuati dalle imprese con il “modello F-24” - solo il livello di utilizzo degli incentivi, e non il reale “monte crediti” accumulato dalle aziende. Questa informazione sarà disponibile quando le ditte individuali presenteranno le dichiarazioni dei redditi e le società depositeranno i bilanci. A quel punto si conoscerà l’entità dello splafonamento rispetto ai 7.500 miliardi stanziati e al (nuovo) governo non resterà che l’alternativa tra negare i contributi (ipotesi quanto mai inverosimile) e reperire altre risorse. Ciò è necessario perché le agevolazioni previste dall’articolo 8 della legge 388/2001 non sono un regime fiscale applicabile a tutto il paese, bensì un aiuto di stato che abbisogna di una precisa copertura finanziaria. Sarà bene che il prossimo ministro delle Finanze affronti immediatamente la questione per limitare i danni.

Oltre ad essere una mina per i conti pubblici, l’articolo 8 è inutile per lo sviluppo del Sud Italia. Dal punto di vista macroeconomico, tanto per cambiare, esso serve a sostenere la domanda ed è un classico aiuto a pioggia in quanto da una parte è utilizzabile per i microinvestimenti (che le imprese effettuerebbero a prescindere dai sussidi pubblici), mentre è inadatto ai grandi investimenti (per l’evidenziata rapidità con la quale si esauriranno le risorse a disposizione); dall’altra è esteso a tutti i settori economici (turismo, commercio, industria, edilizia, ecc.) invece di essere circoscritto a quelli che producono ricadute ampie, grazie al principio del moltiplicatore keynesiano. In realtà, gli incentivi alle imprese - insieme alle politiche per la riduzione delle diseconomie esterne - produrranno risultati concreti solo se supporteranno la crescita dei settori industriali ad elevato valore aggiunto, quelli che assicurano la capacità di accumulazione (di capitale e knowhow) indispensabile per innescare processi di crescita autopropulsivi.

8 maggio 2001

salvatore.vescina@libero.it







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