"Un triangolo di ipocriti, impotenti e furbi"
intervista a Mario Baldassarri


"Io ho definito Davos - dice con il solito sorriso sulle labbra il professor Mario Baldassarri, economista, docente a Roma - come la riunione dell'ipocrisia dei ricchi. Porto Alegre come l'impotenza dei poveri. E Ginevra, con il WTO, come il luogo di decisione dei furbi".

Può essere più esplicito?

L'ipocrisia dei ricchi perché ci si incontra sui megascenari mondiali, internazionali per discutere di innovazioni e tecnologie senza mai affrontare il cuore del problema: la povertà nel mondo non è frutto della scarsità delle risorse ma dell'egoismo di alcuni. Un egoismo scientifico, non un egoismo personale. Il divario fra Nord e Sud del mondo deriva da un fatto preciso: al Nord si producono beni industriali e tecnologici che sono organizzati in mercati oligopolistici (che poi sono i mercati moderni); al Sud ci sono le risorse naturali, alimentari o minerarie, che invece sono organizzate come mercati di concorrenza perfetta quasi come da libro di testo. Quando, nella filiera della produzione, si incontrano mercati oligopolistici concentrati e mercati di concorrenza perfetta, il rapporto di forza è chiaramente squilibrato: la sintesi di tutto questo, in economia, si chiama ragione di scambio. La ragione di scambio è quella che determina la ricchezza del Nord e la povertà del Sud: per fare un esempio concreto, perché dieci quintali di riso della Cambogia valgono, in termini di prezzo relativo, un telefonino Nokia prodotto in Finlandia? Finché il rapporto rimarrà questo, la Finlandia sarà ricca e la Cambogia sarà povera. Ma se guardiamo alla distribuzione delle risorse sia natuali che umane, ci accorgiamo che la natura è stata molto più giusta degi uomini. La povertà quindi non è il risultato della scarsità delle risorse ma di questa iniqua distribuzione. E attenzione, questa distribuzione non è una questione di carità, ma di radici dell'economia.

Ma allora hanno ragione quelli di Porto Alegre...

Oh, perché definisco Porto Alegre l'impotenza dei poveri? Perché finché qualcuno si mette ad organizzare la protesta in quel modo senza andare al WTO, senza far partire il discorso nei singoli stati (è ben ricordare che poi la povertà del Sud dipende dall'arroganza del Nord ma anche dall'insipienza dei paesi del Sud), costoro fanno un'operazione assolutamente ridicola perché danno l'alibi al Nord di trasformare un problema serio in una questione di polizia. Mentre questi si riuniscono a Davos e a Porto Alegre, al WTO, a Ginevra, decidono.

Allora cosa bisognerebbe fare?

Siamo all'assurdo. A Ginevra stiamo discutendo se fare entrare nel WTO la Cina, ovvero un quinto della popolazione mondiale.

E dunque, cosa bisognerebbe fare?

Si devono attrezzare le istituzioni internazionali in modo democratico: un voto, una testa. Il WTO in realtà è solo una congrega dei paesi industriali. E invece deve diventare una Onu economica dove le regole della concorrenza devono valere per tutti e non solo per alcuni. Il WTO deve diventare il vero Antitrust mondiale. Non a caso gli unici paesi che si sono chiamati fuori da questo giochetto della ragione di scambio, almeno entro certi limiti, sono i paesi petroliferi. Come? Facendo il loro oligopolio: l'oligopolio del petrolio si contrappone all'oligopolio dei prodotto industriali e, come si è visto, lì il tiro alla fune funziona.

Dunque, mercati oligopolistici per tutti.

Per esempio. Nessuno ne parla, però è stato già fatto: si chiama ICO, International Coffee Organizzation. Si tratta di un accordo fra numerosi paesi produttori di caffé e numerosi paesi consumatori, in particolare europei, in cui il prezzo del caffe viene concordato con marchio Ico e i paesi consumatori si impegnano a comprare solo quel caffé. Insomma bisogna diffondere questo tipo di accordi. Nell'interesse egoistico del Nord, si badi bene. Non è possibile immaginare un mondo in cui solamente un quinto sia ricco, con migrazioni bibliche di miliardi di persone dal Sud verso il Nord. Se non siamo cretini, qui al Nord dobbiamo spostare lo sviluppo anche al Sud per governare il fenomeno delle migrazioni e perché lo sviluppo del Sud sarà il motore dello sviluppo del Nord di questo secolo. Solamente coinvolgendo America Latina, Asia e Africa nello sviluppo, anche noi al Nord potremo continuare a crescere". (c. lan.)

20 febbraio 2001

appioclaudio@yahoo.com

 


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