Unione Europea. Il cordoglio dei vili
di Marco Pannella

Pubblichiamo di seguito l’intervento dell’on. Marco Pannella all’assemblea plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo del 18 novembre 2003.

Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, le condoglianze per l’assassinio dei militari italiani e dei civili iracheni, che vengono da questo Parlamento, non so a chi siano gradite. Coloro che sono morti sanno di essere stati assassinati per le stesse ragioni per lo quali sono assassinati i loro colleghi o compagni statunitensi, inglesi, e per gli stessi motivi per i quali ci si trova ad Istanbul con un’Europa vile, doppia, tripla che in genere ha bisogno delle dimensioni di Istanbul perché un israeliano abbia gli stessi titoli umani di un palestinese, gli stessi titoli umani di qualcuno che è nelle buone grazie di questa Europa di Vichy, di questa Europa mezza pacifista, di questa Europa del nostro Parlamento del quale stamattina, in questo momento, non siamo nemmeno un decimo: fate il conto – cinquantotto – nemmeno un decimo degli eletti. Ma è giusto, perché questo è un votificio, ed è un votificio partitocratico; questa è un’Europa che non ha nessun titolo di merito se giungono le condoglianze, perché sono condoglianze fatte di solidarietà oggettiva, contro Bush per Saddam, sempre, continuamente, su tutti gli eventi.

Signor Presidente della Commissione, leggo il suo discorso, il cui titolo è: “Lo stato dell’Unione”. Ci ricorda qualcosa: mi pare che il discorso sullo stato dell’Unione viene fatto da quella Washington che la vostra Europa detesta, come la detestava negli anni ’39 e ’40, come detestava le demo-pluto-giudaico-massonico-democrazie nel 1940, come la detestava la Francia di Doriot, non solo quella di Pétin, come la detestava chi diceva: “Morire per Danzica, morire per Danzica!”. No, mai, Jamais! Nel momento in cui, sotto il simbolo pacifista, il patto della vergogna assassina: Monaco; il patto della vergogna costitutiva della Shoa, costitutiva della commistione fascista, comunista, fondamentalista, controriformista.

L’Europa della riforma, Presidente Prodi? Abbia pazienza: senza il bellissimo barocco del Bernini, questa è l’Europa della controriforma, dell’epoca in cui la perversione pura della diplomazia del Papa Re faceva gridare a Dante Alighieri, nei confronti di quella sede che sfruttava la storia e la missione di Cristo per la più sporca gestione del mondano - nel Vaticano allora, ma io dico anche oggi – “la puttana sciolta”. Cito Dante, e credo che fosse qualcosa di doloroso ma di puntuale. Lo stato dell’Unione, signor Presidente: secondo le comuni impostazioni di tutti voi - Parlamento, Consiglio, Commissione - noi dovremmo avere una Commissione di trenta membri, trentacinque fra poco, perché siamo gli Stati Uniti d’Europa. Certo sì, il Presidente degli Stati Uniti dovrebbe avere una cinquantina di ministri per funzionare bene, no?! Non è con questo che unite un’Europa che sia quella dell’alternativa, quella di Altiero Spinelli, di De Gasperi, di Adenauer, e non quella di Ollenhauer o dell’altro suo concorrente socialdemocratico nazionalista di allora.

Abbiamo lo stato dell’Unione. Questa Unione, Presidente Prodi, è quella che finanzia tutte le dittature con la quale ha rapporto, che conduce una politica criminale. Gli articoli 2, che sono normalmente alla base degli accordi con i paesi dittatoriali, sono tutti carta straccia. In questo momento abbiamo, qui a Strasburgo, i rappresentati del vero Vietnam di domani e di sempre, abbiamo i rappresentanti della Chiesa buddista unificata del Vietnam, che chiedono di vedervi. Ogni giorno quanto avviene in Vietnam, in Cambogia, nel mondo intero ci trova, con Solana o con altri, come ci trovò per l’ex Jugoslavia: sostanzialmente accanto a Milosevic e contro le aspirazioni democratiche. Lo stato dell’Unione è miserando perché è quello dell’Europa della televisione, di Monaco, del fascismo, del comunismo, dell’indegnità democratica e civile.

19 novembre 2003

 

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