L'Onu tra finzione e realtà
di Rodolfo Bastianelli

Forse in nessun paese come l'Italia l'Onu gode di un prestigio tanto elevato. Considerate come l'unica organizzazione in grado di assicurare la pace e la sicurezza nel pianeta, continuamente invocate ad intervenire quando si profila una crisi internazionale, le Nazioni Unite vengono viste, in particolare negli ambienti politici della sinistra e del mondo cattolico, come la sola istituzione capace di esprimere ideali di democrazia e rispetto dei diritti umani. In realtà l'Onu attraversa oggi una crisi di credibilità le cui ragioni risiedono essenzialmente nel modo in cui il Palazzo di Vetro è strutturato ed organizzato. La prima riguarda la poca democraticità dei paesi che compongono le Nazioni Unite. Dei 189 Stati che oggi ne fanno parte, la maggioranza sono classificati da "Freedom House" - un'organizzazione indipendente incaricata di analizzare il grado di libertà esistente nel mondo - come "non liberi", ovvero con poco o nessuno standard democratico esistente nelle loro istituzioni. Una buona parte di questi governi si distingue inoltre per corruzione, violazione dei diritti e regimi personali di stampo autocratico dove ogni forma di dissenso viene duramente repressa. Poco attenti al rispetto delle regole in casa propria, questi paesi alle Nazioni Unite si trasformano in severi censori dell'occidente e degli Stati Uniti, pronti a difendere in nome dell'anticolonialismo e del terzomondismo ogni movimento che a questi si opponga. Emblematico in proposito è il caso di Israele, oggetto negli anni Settanta di continue risoluzioni di condanna da parte dell'Assemblea Generale per le sue aggressioni al popolo palestinese senza che però ne venisse mai pronunciata una analoga sulle azioni terroristiche di cui era oggetto lo Stato ebraico. Il secondo punto è più tecnico e risiede nelle effettive capacità che hanno le Nazioni Unite per assicurare il mantenimento della pace.

Allo stato delle cose, l'Onu oggi può giocare nelle crisi solo un ruolo "ex-post", di ricostruzione ed assistenza civile ma non uno "ex-ante" di risoluzione. E' vero che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per imporre il rispetto delle proprie risoluzioni può decidere contro gli Stati delle sanzioni economiche o l'uso della forza, ma entrambe le misure presentano dei punti deboli che spesso le rendono inefficaci, e questo essenzialmente per due ragioni. Le misure di embargo vengono spesso aggirate da altri paesi che non hanno nessun interesse ad interrompere i loro rapporti commerciali con quello Stato ed i loro effetti paradossalmente finiscono così per rafforzare i governi contro i quali sono decisi e colpire invece la popolazione civile. Un analogo discorso vale per il ricorso a l'uso della forza. Se negli anni della "guerra fredda" era reso impossibile dai veti incrociati tra Stati Uniti ed Unione Sovietica che paralizzavano il Consiglio di Sicurezza, oggi invece risulta bloccato dalla lentezza delle procedure e dei meccanismi di controllo. Prima di votare una risoluzione che decida l'intervento militare il cui testo soddisfi i vari Stati membri potrebbero passare mesi, senza contare che anche dopo la sua approvazione nessun obbligo è fatto ai vari paesi di partecipare militarmente all'operazione. Il che significa che anche nelle azioni decise dall'Onu l'onere ricade quasi esclusivamente sui paesi più forti militarmente - quali Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia - in quanto le Nazioni Unite non dispongono di una forza militare autonoma. Il terzo punto concerne invece l'efficacia dell'Onu nel gestire le operazioni di "peace keeping". 

L'insuccesso della missione UNPROFOR in Bosnia, dove con il comportamento tenuto dai "caschi blu" in occasione del massacro di Srebrenica si è scritta una delle pagine più nere nella storia dell'organizzazione, hanno dimostrato come il ruolo delle forze delle Nazioni Unite sia limitato a compiti di osservazione, non avendo nessun mezzo per imporre alle parti l'applicazione di quanto sottoscritto in una risoluzione. Eppure nonostante tutto l'Onu in Italia continua ad avere un prestigio notevole. Il sospetto però è che questo sia solo apparente o, peggio ancora, strumentale. Terminata la "guerra fredda", le Nazioni Unite sono state infatti viste dalla sinistra o da certi ambienti cattolici come il solo contrappeso agli Stati Uniti e l'unica istituzione in grado di bilanciare l'unilateralismo americano. Così anche le Nazioni Unite quando decidono di approvare un'azione militare finiscono per perdere la loro immagine di unica istituzione capace di garantire pace. Non è un caso quindi che oggi, dopo averne invocato per mesi l'intervento, nel momento in cui la missione militare in Iraq riceve l'avallo dell'Onu una parte della sinistra si dissoci e decida di non appoggiare la partecipazione italiana. Alla faccia della coerenza e, in fondo, del buonsenso

24 ottobre 2003

rodolfo.bastianelli@tiscali.it

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