Siria, anatomia di uno Stato canaglia
di Dimitri Buffa

Si fa presto a dire Siria, o Syria, termine più filologicamente corretto. Ci sono tante ottime ragioni per tenere la Siria sotto pressione, la prima delle quali è che stiamo parlando del paese arabo in cui l’odio verso gli ebrei è più smaccatamente rivendicato a livello istituzionale. Il 20 aprile scorso, tanto per fare un esempio, a Damasco si tenne la riunione dell’ufficio centrale per il boicottaggio dei prodotti israeliani, che aveva deciso di rinnovare la propria ignobile opera di discriminazione nazista per un altro anno contro ogni prodotto industriale di proprietà di ebrei. E’ questa la maniera con cui la Siria dimostra di avere capito la lezione Iraq? Per chi non lo sapesse questa ignobile burocrazia, cui partecipano tutti gli stati arabi, fu fondata nel lontano 1951 a Damasco, vale a dire ben 16 anni prima della guerra dei sei giorni. Cosa che smonta ogni relazione con la situazione dei cosiddetti territori occupati dei palestinesi. Semplicemente, oggi come allora, Damasco riafferma la propria pregiudiziale antisemita e antiebraica che va in senso del tutto opposto a quello che ormai giustamente gli Usa pretendono nella regione dopo la schiacciante vittoria contro il regime di Saddam.

Ma i siriani non sono nazisti solo contro gli ebrei, cui rifiutano di dare in estradizione uno degli ultimi criminali nazisti ancora in circolazione con la singolare motivazione che “uccidere un ebreo non è un reato”. No, i siriani sono nazisti anche con i tanto amati fratelli arabi. Chi ricorda oggi che il 2 febbraio del 1982 il regime siriano procedette a soffocare la ribellione di un gruppo di qualche centinaia di fratelli musulmani, radendo al suolo la città di Hama e massacrando circa 25.000 civili? O che il 27 giugno 1980 le truppe dell’ex presidente Hafiz Assad commisero un massacro a sangue freddo di prigionieri politici detenuti nelle carceri di Tadmur? Furono uccisi circa 1000 detenuti. E le Ong per i diritti umani hanno calcolato che ad oggi sono spariti dalle carceri circa 13.000 detenuti. Ma questi fatti per i francesi che sabato hanno tuonato contro Israele in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu devono essere dettagli della storia. Eppure i regimi di Iraq e Siria si assomigliano molto anche dal punto di vista della propaganda: le statue del padre di Asad sono ovunque in Damasco, recentemente ne è stata costruita una di sei metri che domina uno dei parchi più grandi della città.

Ma se la produzione di statue fiorisce, tutto il resto langue: non c’è stata la riforma economica promessa da Asad figlio, le promesse banche private semplicemente non esistono e così anche le università. Per il resto, a parte i comprovati finanziamenti ai terroristi palestinesi e in genere a tutti coloro che possono destabilizzare Israele e l’America, nella regione (però attenzione: l’estremismo islamico in Siria è represso nel sangue, nel senso che gli ayatollah sono benvenuti solo nell’export e non nell’import) parlano per la Siria alcuni “excerpts” tratti dal repertorio pressoché infinito di Asad padre, Asad figlio e i loro plenipotenziari. Facciamo adesso un indovinello: chi ha detto questa frase e in che occasione? “Gli ebrei cercano di uccidere i principi di tutte le religioni con la stessa mentalità con cui hanno tradito Gesù Cristo e nello stesso modo in cui hanno cercato di tradire e uccidere il profeta Maometto”.

Bashar al Asad, figlio dell’ex despota, il 5 maggio 2001 in occasione della visita al Papa. Altro indovinello, chi ha dichiarato a un famoso giornale italiano la seguente enormità nazista: “Gli ebrei sono pochi milioni: se ogni arabo uccidesse un ebreo, non ce ne sarebbero più”? Mustafà Tlas, consigliere personale del presidente, in un’intervista al Corriere della Sera del 11.5.2000, cioè in occasione del viaggio di stato in Italia quando le tre più alte cariche italiane, Casini, Pera, Ciampi, ricevettero senza battere ciglio il dittatore di cui sopra e il suo entourage, come se si trattasse di un qualunque capo di stato europeo. Quando parliamo di Siria e di bombardamenti su quelle porzioni del suo territorio utilizzate per addestrare i terroristi ricordiamoci anche questi aneddoti.

da L’opinione del 7 ottobre 2003
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