Palestina. Spediamo Arafat in Francia
di R. Emmett Tyrrell*

Nella storia, un uomo può fare la differenza. Questo assunto ha spinto gli storici a formulare quella che viene definita la Teoria del Grande Uomo nella storia. Per esempio, se non ci fosse mai stato un Napoleone Bonaparte, l’Europa sarebbe rimasta un museo a cielo aperto del XVII secolo agli occhi del secolo successivo. Se non ci fosse mai stato un Adolf Hitler, l’Europa sarebbe rimasta un museo a cielo aperto del milleottocento agli occhi del ventesimo secolo, almeno fin quando Stalin non si fosse mosso sull’Europa centrale. A proposito, chi si sarebbe contrapposto a Stalin, diciamo nel 1940? Immagino che il compito sarebbe ricaduto su Winston Churchill, ma se non ci fosse stato un riarmo della Germania a provocare la reazione di Churchill negli anni Trenta, non ci sarebbe stato alcun Churchill nel governo inglese. Si sarebbero contrapposti i francesi a Stalin? O lo avrebbero fatto i tedeschi, sotto un liberale di Weimar?

Ne dubito. I grandi uomini malvagi diffondono malvagità, e i grandi uomini dalla natura buona vi si oppongono. Yasser Arafat è un uomo che ha fatto la differenza, e questa differenza ha portato a violenze e carneficine, anarchia e guerra. Lui è il grande uomo dalla natura cattiva, e deve ancora misurarsi con un grande uomo dalla natura buona che assuma l’iniziativa di eliminarlo. Probabilmente il primo ministro israeliano Ariel Sharon può ergersi a questo ruolo. La scorsa settimana, il vice primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha suggerito l’uccisione di Arafat come “una delle opzioni” per affrontarlo. Non c’è alcun dubbio che Israele potrebbe ucciderlo. In risposta agli omicidi di centinaia di israeliani perpetrati delle organizzazioni terroristiche palestinesi, i militari israeliani hanno eliminato alcuni leaders dei terroristi.

Gli israeliani hanno ragionato su un’altra opzione. Da oltre un anno, stanno considerando la possibilità di catturare Arafat e spedirlo fuori dai Territori, in un altro paese. Non sarebbe questa la prima volta che Arafat, data la sua propensione per i guai e la confusione, viene allontanato con la forza da un paese. Dal 1967, è stato allontanato da cinque paesi, tutti arabi. Giordani, libanesi, siriani lo hanno mandato via dai loro stati, ed ogni volta lui è riapparso in un altro paese arabo. Adesso Israele medita di espellerlo. Ma dove mandarlo?

Permettetemi di offrire una soluzione. C’è un altro paese arabo dove Arafat deve ancora risiedere e dove la vasta popolazione araba sicuramente lo accoglierebbe festosamente. Suggerisco al primo ministro Ariel Sharon di accettare la sfida, dimostrando di essere uno dei grandi uomini della Storia e spedire Arafat in Francia. Il palestinese ha una moglie a Parigi ed è amico di Jacques Chirac. I due potrebbero pranzare a lungo insieme. Potrebbero persino negoziare. Entrambi amano negoziare. Negli anni, mentre Arafat “negoziava”, centinaia di persone sono morte. Non morirebbero più tutte queste persone se Arafat fosse fuori dai Territori, mentre negoziare a Parigi potrebbe essere nondimeno gradevole, specialmente con un fine mediatore quale Chirac. I due potrebbero perfino invitare il cancelliere Gerhard Schröder ai loro incontri. 

Per quaranta anni, la leadership di Arafat in Medio Oriente ha dato vita ad una sanguinosa serie di omicidi e rivolte. Dal massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972 all’imbarco di armi, lo scorso anno, dall’Iran ai Territori palestinesi sulla nave “Karin A”, Arafat è stato il leader del terrore, benché si presenti al mondo civile come uno statista serio. Con la recente imboscata tesa al primo ministro palestinese Abu Mazen, ha rivelato di essere qualunque cosa, eccetto uno statista credibile. E’ un fanatico oppositore della pace in Medio Oriente e del diritto ad esistere di Israele. Gli israeliani dovrebbero spedirlo a Parigi. Allora vedremo cosa Chirac potrà farsene. 

26 settembre 2003

*R. Emmett Tyrrell Jr.è fondatore e direttore de The American Spectator, mensile di cultura e politica dal 1967.

(da Townhall.com)
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