Germania. Su Schröder s’allunga l’ombra di Joschka Fischer
di Pierluigi Mennitti

Questa volta non c’è stata alcuna alluvione in Baviera a sorreggere la campagna elettorale di Gerhard Schröder. E così Edmund Stoiber, il suo sfidante alla Cancelleria di un anno fa, s’è preso la rivincita. Con gli interessi. Al rinnovo del Landtag di Monaco, la Csu, la versione bavarese della Cdu, ha ottenuto il 60,7 per cento dei suffragi (con una crescita del 7,8 per cento rispetto alle regionali precedenti) e totalizzato 124 seggi sui 180 dell’intera assemblea. Un record. Così come un record, ma negativo, è quello raggiunto dall’Spd, il partito del cancelliere, che è scivolato al 19,6 per cento (- 9,1 rispetto a cinque anni fa). Il punto più basso mai raggiunto dai socialdemocratici bavaresi. Questa sconfitta giunge dopo quelle di febbraio in Assia e Bassa Sassonia, a conclusione di un annus horribilis per il cancelliere.

Questi i dati. La spiegazione politica appare piuttosto semplice. Sul piano locale, la Baviera è la più ricca regione della Germania e vive un lungo periodo felice che contrasta con quello generalmente depresso dell’intera nazione. E’ ben governata dai cristiano-sociali che mantengono il potere ininterrottamente dal 1946, ha l’economia in palla, le aziende che crescono specie nei settori delle nuove tecnologie, un’agricoltura all’avanguardia, un sistema “sociale di mercato” che nel resto del paese traballa ma qui, su dimensioni ridotte e in un mercato ricchissimo, tiene senza apparenti cedimenti. Nulla di strano, dunque, che gli elettori abbiano confermato alla guida della regione la classe dirigente che ha assicurato una crescita economica di così lungo periodo e una stabilità politica e sociale invidiata in tutta Europa.

Sul piano nazionale, la pesante sconfitta della coalizione governativa (non bilanciata dal 2 per cento in più ottenuto dai verdi) va imputata nell’impasse che ha accompagnato i dodici mesi del secondo cancellierato di Schröder. Le riforme che il leader socialdemocratico aveva promesso in campagna elettorale sono tutte ancora in attesa di essere varate, mentre l’economia è in recessione, la disoccupazione raggiunge picchi mai toccati, l’euro decapita il potere d’acquisto dei cittadini e le piccole aziende chiudono una dopo l’altra. L’elettorato socialdemocratico, a Monaco, si è in gran parte astenuto (bassa la percentuale di votanti, di poco superiore al 50 per cento) inviando al cancelliere un messaggio molto chiaro: faccia qualcosa di concreto per raddrizzare la nave tedesca. C’è qualcosa che si può fare, oltre le riforme? Schröder ha detto di voler portare in fondo il suo progetto ma la lentezza con cui sta procedendo scontenta i potenziali sostenitori e terrorizza il suo tradizionale elettorato, conservatore in tema di politiche sociali ed economiche.

A destra la Cdu-Csu è indecisa sul comportamento parlamentare da tenere. Conta sulla maggioranza nel Bundesrat e potrebbe ulteriormente bloccare le riforme di Schröder ma gli ambienti industriali premono affinché collabori con il governo. Un’opposizione intransigente potrebbe esporla all’accusa di aver sabotato riforme comunque indispensabili. La soluzione potrebbe essere in un appoggio condizionato, che enfatizzi il senso di responsabilità del centrodestra e lasci al governo rosso-verde l’onere di condurre in porto politiche impopolari. Nel frattempo l’entità del successo elettorale rilancia Stoiber al centro della scena politica del centrodestra e favorisce il suo alleato più stretto nella Cdu-Csu, quel Roland Koch (ministro-presidente dell’Assia) che si vorrebbe lanciatissimo verso la candidatura alla cancelleria nel 2006. Contro Schröder o contro Joschka Fischer?

26 settembre 2003

pmennitti@ideazione.com

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