“Uno scisma all’interno dell’Islam”
intervista a Carlo Panella di Cristina Missiroli

“Come al solito noi occidentali non ci capiamo niente. Non è terrorismo internazionale, è uno scisma all’interno dell’Islam. Ma la verità è talmente abbagliante che non la vediamo neppure”. E’ un’analisi originale quella che Carlo Panella offre riguardo l’ondata di attentati kamikaze che in questi giorni flagella anche i paesi musulmani moderati. Giornalista parlamentare Mediaset, Panella è ormai uno dei più attenti osservatori del mondo islamico in Italia. In poche settimane, dopo gli attacchi dell’11 settembre, mise insieme un volumetto, il “Piccolo Atlante del Jihad” scritto per Mondadori. Quel volumetto aveva soprattutto il merito di far piazza pulita di alcune leggende metropolitane che si erano affastellate e divulgate negli anni. Quest’anno è tornato in libreria con una biografia su Saddam.

Cecenia, Riad, Casablanca, Ankara. Per non parlare di Israele. Gli attentati si moltiplicano. Ma, secondo lei, l’Occidente continua a non capirci niente…

Per strane ragioni, l’evolversi dell’Islam è stato seguito con disattenzione. La maggior parte degli analisti continuano a perdere tempo con lagne auto-referenziali sulle colpe dell’Occidente. Rispolverando la bugia sul terrorismo che nasce dalla miseria e dai campi profughi. O, peggio ancora, per colpa di Israele. Lo stupidario antimperialista avrebbe dovuto essere travolto da quella epifania universale del nuovo scisma islamico che è stato l’11 settembre. Ma purtroppo non è così, si continuano a usare quelle categorie che non spiegano nulla. 

Cioè?

Cioè non spiegano come mai centinaia, migliaia di sauditi, ricchi, spesso laureati negli Stati Uniti, appoggino Al Qaeda o ne facciano addirittura parte. Non spiega perché dei ragazzi mediamente colti, educati in Europa lascino i campus universitari o le loro casette rosse inglesi per andare a fare i martiri-killer e uccidere donne, vecchi e bambini in Israele. 

Qual è la spiegazione?

La spiegazione è che il fenomeno che abbiamo davanti non è semplicemente un fenomeno di terrorismo. E’ piuttosto il risultato di uno scisma islamico. Solo cercando di comprenderne la reale estensione (anche numerica) e le vere motivazioni, possiamo pensare di trovare un modo per contrastarlo.

Sarà pure “solo uno scisma”, ma la gente che salta in aria c’è davvero…

Naturalmente il terrorismo c’è e fa centinaia di vittime. Nessuno lo mette in dubbio. Quel che bisogna capire è che si tratta soltanto dello strumento di una “teologia della morte” che va ben oltre la dimensione politica immediata dell’atto di terrore. Si potrebbero aprire disquisizioni filosofico-religiose al riguardo. Ma è più facile partire da una domanda semplice, quella che tutti si pongono: come è possibile che tanti uomini e donne decidano, a freddo, di morire per uccidere. E per uccidere non soltanto i loro “nemici” (ebrei o americani), ma anche tanti innocenti musulmani? 

Lei sa rispondere?

In realtà la risposta è altrettanto semplice e drammatica: perché per “il loro Islam” la morte è strumento di conoscenza e salvazione, non soltanto di lotta. Loro adorano la morte. La desiderano fortemente. La morte è in testa alla loro scala di valori. Perché l’ideologia del shaid-killer, del martire assassino, si basa sulla propria realizzazione nella morte, non nella vita. L’attentato è non soltanto un efficace strumento di lotta, ma è soprattutto anticipazione individuale, realizzazione dell’obiettivo vero della società islamica. Uccidendo i nemici della fede, il martire realizza la sua perfezione umana: conquista la conoscenza perfetta. In termini filosofici è il trionfo di una gnosi grossolana e modernista: tutto il lungo e tormentato percorso di conoscenza che la gnosi riserva al lento cammino del saggio viene sincopato in un semplice atto di morte.

Lei parla di scisma. Tutto questo non vale dunque per l’intero Islam?

La teologia della morte dello scisma islamico sta unificando correnti sciite (Khomeini) con correnti sunnite (Qutb-Wahab). E nasce dopo il trionfo della rivoluzione iraniana del 1979. La Repubblica islamica adotta una Costituzione gnostica, in cui tutto il potere è affidato a uno e uno solo, a Khomeini, perché è “saggio”, possiede al massimo livello la conoscenza. La Repubblica islamica dichiara apostati tutti coloro che rifiutano quella Costituzione, quel potere, quella concezione della religione che si è fatta Stato. Da lì parte il contagio. Lo scisma vince in Afghanistan, mette radici nella guerra civile in Libano e in Algeria. E non è un caso che questo contagio sia caratterizzato da massacri di musulmani da parte di altri musulmani visti come empi ed impuri perché non si riconoscono nella stessa setta.

Quando arriva la guerra contro il nemico occidentale?

Per quindici lunghi anni (dal 1979 al 1994) non c’è stata la lotta all’imperialismo, non c’è stata la lotta contro Israele. E anche quando la Jihad arriva in Palestina, non è per combattere la guerra contro lo Stato ebraico, ma per combattere la pace e i patti di Oslo. Nel lungo contagio dello scisma la stragrande maggioranza delle vittime è musulmana, gli obiettivi da destabilizzare sono i governi dei “falsi musulmani”. Esattamente come oggi a Riad, in Cecenia e a Casablanca.

Se è così, come si combatte questa teologia della morte?

Finora l’Occidente ha provato a combattere questo fenomeno con le armi e instillando il germe della democrazia. Nel contrasto a questa religione della morte manca però un elemento fondamentale. Manca una risposta chiara e forte dentro l’Islam. Fino ad ora non conosciamo nessuna fatwa che dica che lo shaid-killer è contro l’Islam. Che è contro l’Islam uccidere innocenti. Anche suicidandosi. Anche se sono ebrei. Solo quando tutti i più grandi uomini di religione dell’Islam contrasteranno la teologia della morte basata sul martirio-assassinio, senza se e senza ma, includendovi gli ebrei, gli israeliani, la lotta al terrorismo avrà possibilità di affermarsi. Fino a quel momento (di cui purtroppo non si vede traccia) il mondo sarà sulla difensiva. 

23 maggio 2003

c.missiroli@libero.it



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