Il declino dell’Arabia Saudita
di Vittorio Mathieu

Qualcuno ha supposto che gli Stati Uniti stiano traslocando dall’Arabia Saudita per non mettere più in imbarazzo la casa regnante, accusata di essere “la miglior alleata mediorientale del grande Satana”. Ipotesi, senza dubbio, consapevolmente ironica. Le basi Usa traslocano perché la casa regnante saudita (che tra qualche anno conterà 100 mila membri) non è più la miglior alleata del Medio Oriente. Volente o nolente l’Iraq è stato costretto a sostituirla. Le sue riserve di petrolio sono bensì inferiori, ma pur sempre sufficienti a evitare i ricatti. “I re del mondo sono vecchi”, dice un poema di R. M. Rilke; e quello che regna ufficialmente ancora in Arabia è stanco. Il fratello, che ne ha preso il posto come azionista di riferimento, non è più così persuaso che gli Usa siano in grado di difendere la tradizione dagli assalti del fondamentalismo; e, se non servono a questo, perché tenersi in casa alleati così ingombranti? 

Da un arabo non ci si può aspettare la schiettezza che, ai suoi tempi, rendeva ingombrante De Gaulle. Né lui dirà: “Andatevene, con ci servite più”, né gli americani possono dire: non ci fidiamo più di voi. Perciò l’alleanza rimane. Nessuno dichiara di voler divorziare per il tradimento dell’altro. La separazione deve apparire consensuale e fondata su un interesse comune. Ma gli americani, questa volta, danno l’impressione di essere più machiavellici del principe che regna in Arabia. Perché, può darsi che la primogenitura dell’Esau di Riad debba passare al Giacobbe mesopotamico; può darsi che, quand’anche così non fosse, l’alleanza col grande Satana non basterebbe ugualmente a tenere a bada gli angeli vendicatori. Ma per i sauditi rivelare, pur senza volerlo, questa conclusione forse inevitabile non farà altro che affrettarla.

Prima che i discendenti diretti di Maometto raggiungano democraticamente la maggioranza della popolazione, una minoranza fanatica e determinata li sbalzerà di sella. Avvertimenti molto significativi ci sono già stati: diretti trasversalmente agli occidentali di Riad, non hanno risparmiato tuttavia neppure i sauditi. Tra l’altro, il reddito pro capite pare che stia precipitando (salvo che per qualche decina di signori del petrolio). Del resto, fate un esperimento: passate davanti all’ambasciata saudita di Roma: le persiane della “dépandence” (destinata alle signore?) mostrano una derelizione desolante. E’ forse un simbolo di quella in cui son lasciate le plebi? Partiti gli americani, non passeranno moltissimi anni, e nel paese più tranquillo del mondo (“omnis potestas” derivando da Allah) cominceranno a manifestarsi in forme sempre più violente gli scoppi della rabbia saudita.

23 maggio 2003

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