Biscet, il Gandhi cubano che sfida la gogna di Fidel  
di Federico Guiglia

Adesso vi parlo di Oscar Biscet. E chi sarà mai questo Biscet? E’ un cubano. E’ un medico cubano. E’ un medico cubano di quarantadue anni. Ma la questione è questa: Oscar Elías Biscet González è un medico cubano di quarantadue anni che uscirà dalla galera nel 2028. E’ stato appena condannato a venticinque anni perché, come altri suoi concittadini - anch’essi, e ben settantotto, incarcerati con pene dai sei ai ventotto anni -, si batte per i diritti umani nell’isola del dittatore Fidel Castro. A tre uomini che hanno dirottato un traghetto per scappare, senza riuscirci, verso gli Stati Uniti, è andata anche peggio: sono stati fucilati all’alba dell’11 aprile. 

Gli esuli lo chiamano “il Gandhi del Caribe”, questo Biscet, perché guida un movimento non violento (l’associazione “Lawton”). Un caso più unico che raro, in un continente che alterna guerriglie a generali. Ho raccontato la sua storia, la sua bellissima storia di latino-americano controcorrente, in uno dei miei libri (“Il sole nero”, liberal-libri), pubblicato tre anni fa. All’epoca lui entrava in carcere per scontare una precedente condanna a tre anni, dopo essere stato fermato una trentina di volte; e i poliziotti gli spegnevano le sigarette sulla pelle nera, mischiando angheria e razzismo; e quando lo picchiavano, lui si metteva le mani dietro la schiena, “per non avere neanche la tentazione di usarle”, come raccontava la moglie. 

Che aveva fatto, uno così, per “meritare” l’altra volta di carcere? Aveva messo la bandiera nazionale alla rovescia sul balcone di casa, come faceva il letterato e patriota José Martí, un secolo prima, per sfidare gli spagnoli occupanti. Martí rivendicava indipendenza, Biscet libertà. Aveva poi organizzato un pubblico incontro per spiegare le sue ragioni. Morale: “Oltraggio ai simboli della patria e turbamento dell’ordine pubblico”. Tre anni, e così sia, e così via. Poche settimane fa ho raccolto, al telefono, l’intervista in cui Biscet, appena uscito per “fine pena”, narra delle sue prigioni. La testimonianza farà parte della nuova edizione del “Sole nero” in uscita entro maggio. Nel frattempo il non violento, che ha un bel viso alla Denzel Washington, l’attore americano, è finito nuovamente dietro le sbarre. E sempre per gli stessi “reati”: è un recidivo della libertà. Altri venticinque anni di solitudine gli hanno appioppato. Come si fa, allora, a non parlare di Biscet, del cubano, medico e quarantaduenne Oscar Elías Biscet González, piccolo, grande emblema di un regime che tramonta fucilando all’alba? 

9 maggio 2003

f.guiglia@tiscalinet.it


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