Attraverso l’Eufrate
di Michael Kelly

Michael Kelly era editor-en-large del mensile americano The Altantic. Era stato anche tante altre cose, in tanti altri posti. Era soprattutto un giornalista di razza, uno di quelli che rifuggono dai luoghi comuni per affrontare la realtà di persona. Kelly era diventato un reporter apprezzato nella prima Guerra del Golfo, alla quale aveva partecipato come free-lance. E nel Golfo era voluto tornare, abbandonando la comoda scrivania del suo mensile di prestigio. E’ rimasto ucciso nella fase di avvicinamento a Baghdad, reporter “embedded” al seguito della terza divisione di fanteria. Molti altri giornalisti hanno perso la vita seguendo il conflitto in Iraq. Ma a noi piaceva Kelly e vogliamo ricordarlo pubblicando la traduzione in italiano dell’ultima sua corrispondenza dal fronte.

Versante orientale del fiume Eufrate, Iraq – Vicino alla cresta del ponte sull’Eufrate che la Task Force 3-69 Corazzata della prima Brigata della terza divisione di fanteria ha conquistato ieri pomeriggio, c’era un corpo che giaceva contorto per la caduta. Era un uomo anziano – povero, non un soldato regolare – a giudicare dai vestiti. Giaceva sulla schiena, non lontano da uno dei tanti scheletri in fiamme dei piccoli furgoni utilizzati dagli irregolari, volenti e nolenti, di Saddam Hussein. I tanks e i Bradley e gli Humvees e i buldozer e i lanciarazzi e tutto il resto del materiale pesante che costituisce l’esercito americano in marcia, procedeva con fracasso accanto a lui, andando avanti. 

Sul versante occidentale del ponte, il luogotenente Ernest “Roccia” Marcone, comandante della Task Force 3-69, stava in piedi sulla sabbia sul ciglio della strada, fumando un sigaro e bevendo una tazza di caffè. I soldati di Marcone dicono che vincere gli piaccia profondamente e appare abbastanza contento. Ieri, alle 2 del mattino, ha guidato il suo battaglione all’assalto di due obiettivi cruciali per la marcia verso Baghdad della terza fanteria. Il primo è stato la presa della striscia di Karbala, una stretta lingua di terra pianeggiante fra un lago e un fiume che offre un passaggio diretto e non abitato per questo ponte. Il secondo è stato il ponte stesso, il punto d’appoggio sull’Eufrate, ultimo ostacolo naturale fra la divisione e Baghdad.

I tanks, la fanteria e l’artiglieria di Marcone, appoggiati dai bombardieri dell’Air Force e dagli elicotteri Apache e Blackhawk della divisione, hanno preso la striscia di Karbala alle 7 del mattino e il ponte alle 4 e 20 del pomeriggio. “Adesso abbiamo il pezzo di terra cruciale che permetterà al resto della divisione di passare per affrontare e distruggere la Guardia Repubblicana”, ha detto Marcone. Saddam Hussein, naturalmente, sapeva che gli americani provenienti dal Kuwait avrebbero dovuto attraversare l’Eufrate. Ma non sapeva in che punto l’avrebbero attraversato. Il piano delle forze americane, buttato giù e rivisto e rivisto ancora sotto forte pressione, cercava di mantenere il regime incerto su questa questione di fondamentale importanza.

Ci sono state delle sorprese. Nessuno aveva previsto quanto il regime sarebbe riuscito, con tattiche di guerriglia, a impegnare e, brevemente, a fermare, l’offensiva a Sud. Ma la struttura fondamentale del piano non è mai cambiata. Sono state fatte molte manovre di depistaggio per ingannare il nemico sulla vera direzione dell’attacco a Nord. Questo lo avrebbe obbligato a spostare le forze chiave dalla striscia di Kabala, esponendo le sue truppe e la sua artiglieria in movimento ad una devastante campagna aerea.

Martedì, dopo che la seconda brigata della divisione aveva fatto credere per due giorni di voler attraversare l’Eufrate dal ponte della città di Hindiyah, e dopo che giorni di bombardamenti mirati sempre più intensi e i colpi dell’artiglieria avevano ridotto l’artiglieria irachena nell’area della striscia a non più di due battaglioni, il generale Budford Blount, comandante della terza fanteria, ha dato il via libera all’attacco per la mattina seguente. Quando l’avanguardia dell’attacco – due compagnie di tank e una compagni di fanteria – ha cominciato a muoversi verso la striscia, la 3-7 compagnia di fanteria della task force si è spostata a Est per l’ultima finta, minacciando la città Karbala, per sistemare qualsiasi forza irregolare del partito Baath di stanza lì. L’attacco principale, tre colonne di veicoli corazzati e leggeri, si è fatto rumorosamente strada, fra la polvere, attraverso le piste sabbiose lungo la striscia. Settimane prima ci si aspettava che la battaglia per la striscia di Karbala sarebbe stata feroce. Ma i depistaggi e i bombardamenti avevano fatto un grande lavoro di logoramento. La notte prima dell’attacco, Marcone ha detto che si aspettava di trovare poca resistenza a sinistra della striscia. E poca ne ha trovata – una piccola forza con armi leggere.

Nella striscia la task force ha fatto 22 prigionieri, non ha ucciso nessuno, non ha avuto perdite e si è spinta avanti con la velocità che possono raggiungere tre colonne di corazzati, che non è per niente veloce, verso il ponte. Lì hanno trovato la prima opposizione militare organizzata, coerente e seria di questa guerra: quello che Marcone descrive come due battaglioni di fanteria, uno di irregolari sulla sponda occidentale e uno che pensa potesse essere la Guardia Repubblicana. Le truppe avevano minato il ponte e avevano preparato quelle che Marconi dice essere eccellenti posizioni difensive sulla sponda orientale. 

Ma non è servito a cambiare l’esito o anche solo a rallentare l’avanzata. “Prima abbiamo distrutto tutte le forze sul lato di sinistra”, ha detto Marcone. “Poi con l’artiglieria e l’aviazione abbiamo distrutto gran parte di quelle sull’altro lato. La 3-7 ha attraversato il fiume con sei barche insieme a degli ingegneri che si sono occupati dell’esplosivo. Dopo è arrivato un attacco corazzato di tre compagnie, due di tanks e una di fanteria”. La battaglia è durata solo poche ore ma è stata intensa, ha detto Marcone. “Non abbiamo fatto prigionieri”, ha detto. “Hanno combattuto fino alla morte”. Non ci sono state vittime americane. Al calare completo delle tenebre, erano cessati gli sporadici colpi di mortaio e tutto taceva tranne gli occasionali colpi di arma da fuoco nei campi dietro la testa di ponte.

11 aprile 2003

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