Il boomerang dei prigionieri esibiti su Al-Jazeera
di Vittorio Mathieu

Gli americani sono guariti dall’illusione che si possa condurre una guerra ad alta tecnologia senza perdere neppure un uomo, salvo che per incidenti paragonabili agli incidenti stradali. Sono disposti a perderne quattro o cinque al giorno, a comunicare subito i nomi alle famiglie e a diffonderli ai giornali, senza attendere i parchi della rimembranza. E’ lodevole questa attenzione anche verso il 99,99 e più dei combattenti che rimane in vita. Purché non si dimentichi quella che è sempre stata la “virtù” per eccellenza dei combattenti: il “valor militare”, cioè la disponibilità a lasciarci la pelle, sia pure rinviando il più possibile questo esito. L’aria del musicista napoletano Mercadante, che comincia con le parole “Chi per la Patria muor vissuto è assai” non è più di moda, ma un tempo questa mentalità riscattava nei soldati, e ancor più negli ufficiali, altri difetti.

Il periodo più terribile per il soldato “carne da cannone” si ebbe nella prima guerra mondiale, quando i comandanti non esitavano a mettere in bilancio diecine di migliaia di morti per far avanzare di qualche centinaio di metri un fronte di qualche chilometro. Lo scenario cambia nella seconda guerra mondiale: le stragi più massicce furono di civili. Si direbbe che, quanto più le armi divengono distruttive, tanto meno i militari debbano temerle, salvo il pericolo del “fuoco amico” (già micidiale nel ’14-’18). In ogni caso, il comandante che cerca di risparmiare i propri uomini è lodevole anche se la pretesa che non ci siano vittime è esagerata.

In questo clima culturale il problema è: se i terroristi abbiano buon gioco nel premere sui cittadini degli Stati democratici, mediante la televisione, con le immagini dei loro ragazzi (e, a volte, dei propri bambini) vittime della guerra. Vittime, a volte, di brutalità deliberate con lo scopo di terrorizzare. Che questo stia accadendo in Irak è indubbio. Che sia un’ignominia anche. Incerta però è l’efficacia di una simile propaganda. E’ probabile che sulla maggioranza dei cittadini Usa essa abbia un effetto opposto a quello sperato. E’ probabile che diminuisca il numero dei pacifisti e aumenti quello dei bellicisti. Che renda più compatti, in ogni caso, i cittadini intorno al governo. Ci sarà anche un po’ di retorica nel richiamare l’esempio di Roma antica a proposito degli Stati Uniti. Però, anche se i mezzi di comunicazione di massa trasformano la vicenda di Attilio Regolo da melodramma metastasiano in spettacoli ripugnanti, il risultato più probabile è che essa torni a giovare ai romani, non ai cartaginesi.

28 marzo 2003

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