Lo specchio deformante della propaganda
di Francesco Di Blasi

Bloggers, inviati, propagandisti: i contendenti della guerra dell’informazione che si combatte per la conquista dell’opinione pubblica del mondo intero. Il meccanismo più evidente all’opera è quello della propaganda vera e propria, della guerra psicologica che cerca di convincere attraverso le emozioni, ingannando gli avversari, demoralizzandoli, disinformando, spronando invece le proprie truppe e la propria popolazione, il proprio fronte interno: gli inviti di Saddam Hussein (o forse dei suoi sosia) alla resistenza, il contadino Ali Obeid di Karbala che avrebbe abbattuto a fucilate un Apache e così infranto il mito dell’invulnerabilità USA, le conferenze-stampa rassicuranti di Bush, di Rumsfeld, del generale Franks – con l’annuncio trionfale di vittorie ancora incerte.

La prima grande novità della guerra conto l’Irak è però la fine del monopolio mediatico occidentale: da una parte, i giornalisti “embedded”, incorporati nell’esercito e testimoni dell’avanzata nel deserto, oltre a quelli che raccontano l’esperienza bellica dai tetti di Baghdad; dall’altra, le catene satellitari arabe – al-Jazeera (del Qatar), al-Arabiya e Abu Dhabi Tv (queste ultime due, con sede negli Emirati arabi) – che si rivolgono alla popolazione araba con immagini crude e violente di civili iracheni esplosi, di prigionieri americani uccisi o catturati (e terrorizzati), con inviati in Irak che raccontano la guerra dal loro punto di vista, con la loro sensibilità, tenendo conto delle loro esigenze geopolitiche – spesso anticipando sulla notizia le stesse Cnn e Bbc, ridimensionate per prestigio e influenza.

La seconda novità è la guerra su Internet. Tutti i principali organi d’informazione hanno creato delle sezioni speciali sui propri siti web, ricche di articoli, filmati, mappe, ricostruzioni storiche, commenti degli immancabili “esperti” e aggiornamenti 24 ore su 24 – con la Msnbc che ha creato degli spazi di discussione virtuali in cui possono essere rivolte domande ai corrispondenti sul fronte. Altri siti specializzati offrono un taglio più mirato, in cui le vicende militari sono seguite da addetti ai lavori: come Global Security, che pubblica ricostruzioni minuziose delle vicende belliche, offre materiale di approfondimento sulle forze e gli armamenti in campo, aggiunge analisi preziose sulle strategie dei diversi attori coinvolti nel conflitto.

Ma c’è di più: i siti personali, i blog che condensano e commentano le informazioni provenienti dai mezzi di comunicazione tradizionali, che diffondono in alcuni casi notizie e impressioni dai luoghi del conflitto, sfuggendo ai filtri militari e alle pressioni del sistema mediatico. Informazioni imparziali, a volte faziose: da prendere con le molle, da vagliare attentamente, da confrontare in un mosaico che però, nel suo complesso, coglie un visione più completa delle mille sfumature della realtà, al di là delle ipersemplificazione del mondo in bianco e nero, dei buoni e dei cattivi, a cui la propaganda e un certo giornalismo servizievole ci hanno abituati. 

Il blog più celebrato, in questi giorni di guerra, è quello di un giovane iracheno, che si presenta con lo pseudonimo di Salam Pax: la vita quotidiana a Baghdad, tra bombe, mille difficoltà, indignazioni, devastazioni, disincanti e dignitosa rassegnazione. Ci sono i soldati americani, come L.T. Smash (altro pseudonimo), un ufficiale americano armato di portatile, che condivide con la Rete le sue impressioni, le sue ansie, le sue piccole gioie per i pasti caldi che arrivano ancora puntuali. Ci sono anche blog giornalistici: ma di un giornalismo più vivo, più immediato, più coinvolgente – blog a cui si può accedere da Warblogging, una sorta di portale dei blog che ne indica alcuni tra i migliori. E tra i tanti blog che raccolgono e distillano informazioni due sono quelli che appaiono più utili e originali: quello di Glenn Reynolds, insegnante di diritto all’università del Tennessee, con un’ottima selezione di articoli della stampa americana e di notizie comparse su altri blog; Uswarblog, con immagini e una miriade di articoli apparsi sulla stampa e sulle pubblicazioni elettroniche internazionali, con analisi e interpretazioni che rispecchiano i diversi modi in cui il mondo percepisce la guerra. La guerra al tempo di Internet.

28 marzo 2003

francesco-di-blasi@libero.it


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