Cattivi pensieri. Binari ostruiti
di Vittorio Mathieu
Fermare i treni carichi di soldati in partenza per la Libia era di moda
nel 1911. Poi ci fu una guerra seria, anzi tragica, poi una dittatura
non seria ma con finale tragico, e infine la democrazia: blocchi
stradali visti con benevolenza anche da qualche tribunale. Dei blocchi
ferroviari, uno mi fu raccontato, ma non ho potuto accertare, purtroppo,
se il racconto corrispondesse in tutto alla verità. Le ferrovie volevano
eliminare un “ramo secco” tra Asti e un centro vicino. Nei giorni che
precedettero la partenza dell’ultimo convoglio, gran parte della
popolazione di Asti acquistò un biglietto per il centro vicino e, un’ora
prima della partenza, confluì alla stazione. Il treno in questione fu
presto stipato, la sala d’aspetto anche, le banchine non contenevano più
i passeggeri che, spinti dai nuovi arrivi, debordavano sui binari. La
linea Torino-Genova-Roma fu interrotta per ore e il treno per il centro
vicino partì con enorme ritardo. Non si poteva però mettere in dubbio il
diritto degli astigiani di servirsene per quell’ultima volta.
Oggi i blocchi stradali per incrementare la vendita di autoveicoli sono
ormai un’anticaglia, e i blocchi ferroviari non mirano più a salvare i
rami secchi, bensì a salvare la pace, a contrastare le prepotenze degli
acquirenti di petrolio, a difendere la libertà di religione e di culto
e, soprattutto, a far rispettare la Costituzione. Casarini – in anticipo
sull’apposita Corte – ha stabilito che “il transito dei treni con
materiale bellico è incostituzionale”.
Vivremmo bene se attuare gli altri articoli della Costituzione fosse
così facile, come quello (scusate se non ricordo quale) che vieta la
circolazione di treni con materiale bellico. Anch’io, senza bisogno di
ricorrere alle istruzioni dell’apposito sito internet, sarei in grado di
interrompere per ore, di sabotare per giorni, di funestare con
incidenti, qualsiasi linea ferroviaria. Non lo faccio perché, essendo un
po’ retrò mi piace viaggiare in treno e mi auguro che tutti i treni –
merci o viaggiatori che siano – arrivino in orario. Chi fosse di parere
contrario, però, non avrebbe che l’imbarazzo della scelta dei mezzi.
Gustavo Selva si domanda: “Il signor Luca Casarini può violare
impunemente le leggi penali senza trovare un procuratore della
Repubblica che lo denunci?” La risposta spetta al procuratore competente
per territorio. Ma, se fosse sì, non vorrei che, prima che i treni
arrivino a destinazione, si debba spettare che siano esauriti i tre
gradi di giudizio.
28 febbraio 2003 |