Italia, il governo ci tiene sulla giusta rotta
di Pierluigi Mennitti

Sarà necessario ricordare le polemiche italiane che in questi giorni accompagnano il più ampio dibattito sulla guerra al terrorismo internazionale e all’Irak, sugli Stati Uniti, sulla Nato, sul ruolo dell’Europa e su quello del nostro paese. Sarà necessario ricordarle, ad esempio, quando torneremo a votare per il nuovo Parlamento e per il nuovo governo, magari fra tre anni. Perché la distanza che oggi separa la maggioranza di governo dalla variegata ed eterogenea compagnia di giro dell’opposizione non è solo una variante goliardica del vecchio gioco delle parti. E’ qualcosa di più: è una linea d’ombra che separa una posizione equilibrata e coraggiosa da una irresponsabile che se per sventura fosse stata la linea di politica estera di un governo, avrebbe prodotto conseguenze forse irreparabili per il nostro paese.

Inghiottiti nel mare dolciastro della retorica pacifista, dimentichiamo di ragionare su quale debba essere il ruolo preciso di un paese come l’Italia: appartenenza forte e leale all’alleanza atlantica (intesa come alleanza geopolitica prima ancora che militare), salvaguardia del rapporto con gli Stati Uniti d’America, baluardo dei valori occidentali in un’Europa che si allarga ad Est e deve ridefinire a sua volta ruolo, funzioni e interessi. Appunto, gli interessi. A leggere con realismo i nostri interessi nazionali (da quelli geografici a quelli economici, energetici, politici) fatichiamo davvero a immaginare un’Italia accodata all’asse del nulla, quel disperato progetto egemonico euro-continentale che due potenze sfiatate avevano cercato presuntuosamente di imporre all’Unione intera.

La mobilitazione pacifista che in questi giorni invaderà le strade e le piazze del nostro paese (ma è bene sempre ricordare che sono tanti, tanti di più quelli che in piazza non scendono) non è una novità. Fin dai tempi di Stalin e del Pci agli ordini di Mosca il pacifismo è stata una costante equivoca della nostra politica. Oggi si alimenta di nuove correnti sociali come parte del cattolicesimo di base o le frange del mondo no-global, da quelle esistenziali a quelle violente ed estremiste. Ma non è questo che preoccupa. Quello che dovremo ricordare è l’assoluta assenza di responsabilità dei partiti di centrosinistra che aspirano al governo e che in passato hanno svolto il ruolo di guida dell’Italia: il pacifismo non è la politica di un paese serio. L’unico che si salva è Giuliano Amato ma è troppo poco. Il voto contrario all’invio degli alpini in Afghanistan, i ragionamenti pretestuosi delle interviste rilasciate alla stampa, l’accondiscendenza verso una piazza che sposerebbe qualsiasi dittatura pur di testimoniare il proprio antiamericanismo fanno del centrosinistra una coalizione inaffidabile per assumere ruoli di governo. Ma la fortuna, in questo frangente, è di avere un altro leader e un altro governo. Al quale andranno riconosciuti i meriti di aver tenuto salda, nell’isteria irresponsabile dell’opposizione, una linea di politica estera utile all’Italia.

14 febbraio 2003

pmennitti@ideazione.com
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