L’Irak prepara i piani strategici di difesa
di Alessandro Bezzi

Posizionamento di cariche esplosive attorno ai pozzi petroliferi. Dislocazione di mine sul territorio in vista di un’invasione di terra delle truppe anglo-americane. Spostamento dei missili Scud all’interno delle moschee per salvarli dai bombardamenti. Sono i principali movimenti militari notati dagli aerei spia americani e dai satelliti in questi ultimi giorni, vigilia del probabile attacco all’Irak. Da quando negli Anni Novanta, a seguito della sconfitta militare nella prima guerra del Golfo, Saddam Hussein è stato costretto a distruggere gran parte degli arsenali chimici e batteriologici e a smantellare il piano di armamenti nucleari, non sono tantissime le soluzioni militari a disposizione del Rais di Bagdad, anche se autorevoli fonti dell’intelligence britannica ammoniscono a non sottovalutare le riserve belliche irachene. Nonostante gli ispettori dell’Onu l’esercito dell’Irak non è così malmesso come si potrebbe pensare e l’ipotesi di una guerra lampo non si deve considerare come scontata.

Come si prepara alla guerra, dunque, Saddam Hussein? Quali sono i piani e le strategie militari preparate per contrastare l’avanzata anglo-amerciana? Di quali armi può fare affidamento il Rais? E, soprattutto, ha ancora la possibilità di coinvolgere stati limitrofi come la Turchia e Israele? Le informazioni, come è ovvio, sono centellinate. Il mistero avvolge la consistenza di un’armata che in Occidente l’opinione pubblica considera poco più che allo sbando. Ma i comandi militari di Stati Uniti e Gran Bretagna invitano alla prudenza e intensificano le operazioni di intelligence e di spionaggio. Qualcosa trapela, magari attraverso Israele. Ad esempio la notizia riportata dal Memri, un centro studi israeliano, che dall’inizio di febbraio Saddam Hussein in persona convochi quotidianamente un consiglio di guerra per disegnare la strategia militare da opporre alle truppe nemiche. Alla presenza fissa del figlio Qusay, responsabile della sicurezza, e di Abid Hamid Mahmoud, suo segretario personale, Saddam impegna di giorno in giorno i diversi corpi dell’esercito: guardia repubblicana, ufficiali carristi, fanteria e così via.

Punto fisso delle raccomandazioni del Rais è la perfetta efficienza fisica dei suoi uomini che saranno chiamati a resistere a un impatto tremendo nel momento in cui i soldati americani metteranno piede sul suolo iracheno. L’addestramento costante è la raccomandazione principale che Saddam rivolge ai comandanti dei vari corpi. E poi lo studio delle ultime tattiche di guerra in Medio oriente. Secondo le indiscrezioni israeliane, il Rais sarebbe rimasto affascinato dalle ultime soluzioni adottate dall’esercito di Gerusalemme sui loro tank. “Guardate in tv le immagini del conflitto israeliano-palestinese – avrebbe detto Saddam ai suoi ufficiali carristi – e adottate lo stesso sistema di mitragliatrici presente sui carri armati nemici. Servono a difendersi meglio”.

Al di là delle soluzioni tecniche è la strategia sul campo che prospetta un tipo di atteggiamento diverso da parte delle truppe irachene rispetto al 1991. Allora, forte di un esercito esteso, Saddam lanciò i suoi uomini allo sbaraglio, disperdendoli nel deserto per contrattaccare con poca fortuna le truppe americane e alleate che sbarcarono sul paese. Furono numerosissime le colonne che vennero accerchiate e battute dagli americani e tante si arresero senza neppure combattere, scoraggiate dall’assenza di coordinamento e dall’isolamento nel quale erano cadute. Questa volta l’esercito è assai meno numeroso e si concentrerà attorno alle città principali per provare a difenderle sino all’ultimo uomo. Ci si addestra per i corpo a corpo e si prevede di lasciare le ampie distese di deserto al nemico. Negli ultimi giorni i satelliti stanno difatti segnalando vasti movimenti di truppe dalle aree remote e frontaliere dell’Irak verso le grandi città.

Per Bagdad, invece, Saddam ha pensato a qualcosa di più “solido”. Secondo informazioni provenienti da ufficiali dei servizi di sicurezza americani, attorno alla capitale irachena starebbero sorgendo due anelli di difesa: la costruzione del perimetro difensivo sarebbe stata avviata lo scorso novembre da truppe appartenenti all’esercito regolare iracheno e alla speciale guardia repubblicana destinata alla protezione personale di Saddam. L’idea sarebbe quella di trasformare Bagdad nell’ultimo bunker di difesa, un ridotto entro il quale resistere ad oltranza. Secondo informazioni anonime, raccolte sempre dall’intelligence americana, l’esercito regolare dovrebbe difendere l’anello più esterno, alla speciale guardia repubblicana toccherebbe il compito della difesa dell’anello interno. La convinzione è che le truppe nemiche potrebbero penetrare all’interno del primo bastione di difesa, ma non avrebbero la possibilità di sfondare il secondo. Intrappolati all’interno della doppia linea difensiva, gli americani potrebbero essere attaccati e annientati con armi chimiche e batteriologiche. Insomma, anche a Bagdad è partita la mobilitazione militare: ma la tenuta dell’esercito a difesa del Rais è un altro interrogativo del prossimo conflitto.

14 febbraio 2003

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