Letture. I segreti dei signori del terrore
di Alessandro Bezzi


Chissà se questo libro verrà tradotto in italiano. E' l'ultimo lavoro di Michael Ledeen, il professore americano esperto di politica estera che ha avuto l'ardire di invitare a una lezione speciale dell'AEI (uno dei più brillanti think tank conservatori Usa) Oriana Fallaci. S'intitola The War Against the Terror Masters (St. Martin's Press, $ 17,47) che nella lingua di Dante suona, più o meno, la guerra contro i signori del terrore. L'autore evidenzia perché gli Stati Uniti si siano fatti cogliere impreparati dall'attacco dell'11 settembre, analizza la natura del network terroristico (compresi gli Stati che lo sponsorizzano) e il ruolo dell'Islam radicale, scopre la collaborazione con il nemico di alcuni dei tradizionali "alleati" americani del Medio Oriente. E, in maniera convincente, alla fine spiega che cosa l'America deve fare per vincere la lunga guerra. Se masticate un po' d'inglese, leggete questo libro in lingua originale acquistandolo da Amazon.

In italiano, comunque, non mancano le nuove uscite a oltre un anno dall'attentato alle due torri. In primo luogo da segnalare l'attento lavoro di Enzo Bettiza, Viaggio nell'ignoto. Il mondo dopo l'11 settembre (Mondadori, € 16,40). Bettiza traccia la mappa della rapida mutazione degli scenari internazionali dopo l'attacco agli Usa e racconta i luoghi e i personaggi attorno ai quali oggi il corso della storia sta passando in modo incontrollato. Osama Bin Laden, Arafat, Sharon, Saddam Hussein, ma anche George W. Bush, la nuova destra europea e il misterioso re afghano Zahir Shah: una straordinaria galleria di ritratti, di volti più o meno noti, che hanno segnato l'anno zero di questa nuova epoca della storia dell'umanità. Ma da questo lato dell'Atlantico prevalgono gli studi che analizzano l'universo islamico: Bin Laden in Italia. Viaggio nell'Islam radicale (Mondadori, € 15) di Magdi Allam, esperto delle vicende mediorientali ed editorialista di Repubblica, focalizza l'attenzione sul variegato mondo militante islamico nel nostro paese. Dopo l'11 settembre l'Italia ha scoperto di ospitare un vero e proprio esercito formato da centinaia, forse migliaia, di mujahidin, i combattenti islamici addestrati alla guerriglia urbana e alle tecniche degli attentati terroristici: questo libro inchiesta alza il velo su un fenomeno troppo a lungo sottovalutato.


Gli interessi americani ed europei
Gli interessi americani non sono molto lontani, però, da quelli europei. Al di qua dell'Atlantico si avverte la sensazione di condividere un destino comune. La tragedia dell'11 settembre può ripetersi e il terrorismo può colpire ovunque vi siano beni occidentali da abbattere. Da più parti si ritiene che l'America non sia più in grado di promuovere delle controffensive solitarie. In Il paradosso americano. Perché l'unica superpotenza non può più agire da sola (Einaudi, € 16,50) Joseph Nye afferma che per gli Stati Uniti è giunto il tempo di una cooperazione più stringente e fattuale con tutte le nazioni disposte ad affrontare le questioni ancora irrisolte. Senza badare alla consistenza o alle possibilità effettive d'azione degli interlocutori, dichiara Nye, è necessario intessere una rete di utili legami con gli alleati di sempre ma anche con i nuovi protagonisti della politica internazionale. Ciò vuol dire puntare sul cosiddetto "soft power", ovvero sul fascino espresso dalla cultura, dai valori e dalle salde istituzioni democratiche che fanno dell'America un paese all'avanguardia dei diritti e delle possibilità. Diritti e possibilità messi in discussione dagli attentati di New York. La civiltà occidentale si è risvegliata, dopo l'11 settembre, nell'incertezza di una situazione economica mutata ed indebolita. Il nuovo disordine globale dopo l'11 settembre (Egea, € 14,25) esamina i nuovi scenari internazionali alla luce di un ripensamento generale dei rapporti di forza e delle dinamiche socio-economiche. Il volume, redatto dall'Università Bocconi e curato dall'ambasciatore Boris Biancheri, raccoglie una serie di saggi di esperti e studiosi nei quali si discute, ad ampio raggio, sulla politica estera americana, sulle implicazioni che ne derivano per la politica estera e di difesa della Comunità europea, fino ad affrontare i problemi legati ai mercati finanziari mondiali.

Il nuovo terrorismo
Lo spiccato antagonismo islamico sembra essere ancora alla base delle azioni terroristiche condotte in nome della liberazione dall'Occidente. La guerra santa, la jihad, coinvolge una vasta area di Stati, potentati economici e radicalismi religiosi. Carlo Panella, inviato speciale dal 1975 al 2000, ha appena pubblicato Piccolo Atlante del jihad. Le radici del fondamentalismo islamico (Mondadori, € 7,40). La sua indagine parte da una considerazione preliminare: "Osama bin Laden e Al Qaeda hanno ragione su un solo punto: non sono terroristi ma fondamentalisti islamici con una lunga e prestigiosa tradizione religiosa che legittima le loro azioni". Allo studio di Panella si può affiancare, in modo speculare, L'Autunno della guerra santa di Gilles Kepel (Carocci, € 10): un viaggio all'interno del mondo musulmano all'indomani dell'11 settembre dal quale lo storico francese trae la conferma della sua controversa tesi: il fondamentalismo non fa più presa e muove i suoi ultimi - pur se tragici - colpi di coda.

Il terrorismo, intanto, continua ad essere uno strumento attraverso il quale destabilizzare e colpire l'Occidente. Il nuovo terrorismo (Corbaccio, € 16) dello storico Walter Laqueur analizza, in una rassegna completa di dati e indicazioni, l'uso della lotta armata a partire dalle sue remote origini. "Tre anni orsono, quando scrissi la prima edizione di questo libro - dichiara l'autore nella premessa dell'edizione data alle stampe nel marzo di quest'anno - avevo seri presentimenti, ma non pensavo che certi miei timori sarebbero diventati realtà così presto". I pericoli di un imminente scontro fra civiltà contrapposte, di cui già Laqueur temeva i terribili effetti, erano dietro l'angolo "perché mai prima piccoli gruppi di persone avevano avuto accesso ad armi letali che potevano causare più devastazioni e provocare più vittime di quanto fosse mai successo in passato." A lungo sottovalutato dai governi, e del tutto ignorato dalla opinione pubblica, il terrorismo ora minaccia di far leva su armi di distruzione di massa. "Ho pensato che con molta maggiore probabilità - scrive appunto Laqueur - i prossimi importanti attacchi terroristici sarebbero stati eseguiti per mezzo di armi di distruzione di massa ovvero armi biologiche, nucleari o più probabilmente chimiche".

Armi e strategie sulle quali riflette Adriana Bazzi nel saggio Il bioterrorismo dopo l'11 settembre (Laterza, € 12). Le lettere all'antrace, spedite in tutti gli Stati Uniti, sono soltanto la punta di un iceberg: la Bazzi ci ricorda che vi sono molti altri elementi, fra i quali il gas Sarin che uccise 20 ignari passeggeri nella metropolitana di Tokyo, con i quali seminare la morte. Quanto bisognerà attendere prima che si scriva la parola fine sull'agghiacciante capitolo del terrorismo? "Il terrorismo non sarà sradicato scendendo a patti con i suoi agenti, né attraverso la loro eliminazione fisica; esso terminerà quando sarà percepito come una strategia e una linea di condotta che non producono nulla se non il fallimento degli ideali che l'hanno ispirato". E' Caleb Carr a fornirci un chiave di lettura interessante in Terrorismo. Perché ha sempre fallito e fallirà ancora (Mondadori, € 16,60). Dopo uno studio approfondito del fenomeno, Carr conclude che il terrorismo è sempre stato, di fatto, una scelta fallimentare e controproducente. Non si annulla la resistenza del nemico colpendolo alle spalle. Al contrario, un atto di guerra mobilita tutte le risorse del paese offeso e genera una reazione dirompente. La ferma risposta americana all'aggressione di New York ne è una prova tangibile.

8 novembre 2002
 

stampa l'articolo