Ma l'America non può tradire la sua tradizione
di Carlo Stagnaro


Il terrorismo è un attacco alla civiltà. Ce l’hanno detto in tutte le salse, da destra da sinistra e dal centro. Ormai ne siamo convinti. Quel che ancora lascia perplessi, e scusate se è poco, è la strategia che i governi propongono per combattere il fantasma di Osama bin Laden. Più che una manovra anti-fondamentalismo islamico, infatti, pare che si tratti di un giro di vite contro le più elementari libertà. I cittadini americani, che una volta potevano a buon diritto descrivere il proprio paese come la fiaccola del mondo occidentale, oggi vantano ben altro primato. L’amministrazione Bush – che pure era stata votata anche sulla scorta di un esplicito richiamo alla tradizione repubblicana del “limited government” – sta approvando a ritmo forsennato una serie di norme che lasciano, quanto meno, con un palmo di naso. Un individuo incensurato può essere processato, indagato, imprigionato, spiato per le motivazioni più disparate, con buona pace del rule of law. L’America, patria delle armi, punta sempre più esplicitamente a sottrarre pistole e fucili ai cittadini onesti. Chi accede agli aeroporti è sottoposto a controlli a tratti bizzarri – partendo dalla perquisizione personale che, per legge, deve essere effettuata da funzionari dello stesso sesso dell’ignaro viaggiatore (i maligni sussurrano che si tratti di un regalo sottobanco alla lobby omosessuale…). Il segreto bancario è lo spettro di se stesso. I dipendenti vengono spinti a spiare i colleghi, e i vicini a gettar l’occhio in casa dei vicini.

La nazione a stelle strisce, insomma, si sta allontanando sempre più dalla propria antica tradizione. L’habeas corpus, i diritti civili, la libertà economica sono stati spediti in pensione senza tanti complimenti. I Repubblicani hanno riscoperto la propria anima nera: perso ogni legame con la Old Right (libertaria, isolazionista, rispettosa dell’individuo), quel che resta è lo scheletro di Abramo Lincoln, la sua guerra contro il Sud, la sua cinica retorica antischiavista. I generali nordisti non si facevano tanti problemi a mettere a ferro e fuoco città e villaggi; così le agenzie federali (dall’FBI alla CIA, dal BATF all’IRS) dispongono oggi di un mandato a scoprire terroristi, anche se non ci sono. I primi a finire nel mirino sono stati, figurarsi, gli “estremisti di destra”: etichetta multiadesiva buona per chiunque abbia qualche buona ragione per opporsi al sistema.

Quel che resta dell’antica America si colloca ormai largamente al di fuori dell’area governativa. Ed è un piccolo dramma, poiché Dubya aveva potuto contare, alle elezioni presidenziali, sul vasto sostegno degli stati rurali, dei conservatori vecchio stile, di tutti quegli individui che i vignettisti democratici rappresentano alla guida di un pick up col fucile a tracolla. Che faranno, per esempio, gli iscritti alla National Rifle Association e alle altre associazioni di possessori di armi, in occasione delle imminenti elezioni? Staranno a casa? Oppure si tureranno il naso e accorderanno la propria fiducia al partito dell’elefante? Non è una questione da poco, perché su di essa si gioca il successo – o la disfatta – di Bush Jr. alle votazioni di mezzo termine. E, di conseguenza, questa variegata fascia di cittadini, il “partito della libera proprietà” potremmo chiamarli, ha un ruolo realmente decisivo. Di sicuro, la larga maggioranze di queste persone si sentono tradite da un’amministrazione che avevano appoggiato in virtù della promessa di più libertà, di un ritorno alla tradizione. Invece il vento che soffia da Washington DC porta il suono dei tamburi di guerra e dell’immancabile estensione dei poteri dello Stato che accompagna sempre un’iniziativa bellica. Gli Stati Uniti stanno violentando l’America. Il dibattimento è in corso. Tra poco si pronuncerà la giuria popolare.

29 ottobre 2002

cstagnaro@libero.it

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