La tensione è alta, ma tra le due Coree non ci
sarà guerra
di Rodolfo Bastianelli
Dai campi di calcio ai campi di battaglia. Finita l'avventura dei
campionati mondiali, la Corea riscopre un conflitto che si trascina da
oltre mezzo secolo e che sembrava appartenere ad un'altra era. La
battaglia avvenuta a fine giugno tra le unità della marina di Seoul e
quelle di Pyongyang e che ha provocato almeno quattro morti tra le forze
sudcoreane, non solo ha riacceso la tensione tra i due paesi ma con ogni
probabilità ha messo anche fine alle speranze di chi in Corea del Sud
pensava di arrivare ad una politica di distensione con il regime
nordcoreano.
Le ragioni di questo scontro, il più grave dal 1999, risiedono
nell'importanza economica che le acque del Mar Giallo hanno per
l'attività dei pescatori coreani e nell'assenza di un limite alle
rispettive acque territoriali, un problema questo dovuto al fatto che
nel 1953 al termine della guerra la commissione armistiziale delle
Nazioni Unite fissò il confine terrestre tra il nord ed il sud della
penisola coreana lungo il 38° parallelo ma non prese invece nessuna
decisione riguardo alla frontiera marittima, lasciandola da allora
indefinita. Sul piano diplomatico, la crisi segna una sconfitta per il
presidente sudcoreano Kim Dae-Jung e la sua politica di apertura verso
Pyongyang. Non è un caso che dopo gli scontri Seoul e Washington, che
negli ultimi tempi avevano avuto dei contrasti proprio per le diverse
posizioni riguardo alla linea da seguire verso la Corea del Nord,
abbiano siglato un nuovo accordo militare che rafforza la cooperazione
tra le rispettive Forze Armate nell'azione di controllo delle zone di
frontiera.
Per il regime nordcoreano, inserito all'inizio dell'anno
dall'amministrazione americana all'interno dell' "asse del male",
l'incidente serve per propagandare l'immagine di un paese attaccato ed
aggredito dagli Stati Uniti. Il governo di Pyongyang infatti non solo ha
respinto le accuse di aver violato i confini sudcoreani, ma ha ribadito
la necessità di giungere al più presto ad una delimitazione della
frontiera nella zona del Mar Giallo.
Come sempre per quello che riguarda la Corea del Nord è difficile fare
previsioni. Giunto in un momento in cui le relazioni tra i due paesi
sembravano avviate alla distensione - la televisione di Stato
nordcoreana nei giorni scorsi aveva anche trasmesso le sintesi delle
partite giocate della nazionale sudcoreana ai mondiali - l'incidente di
sabato costituisce una grave violazione dell'armistizio in vigore dal
1953 ed apre una nuova fase di incertezza nei rapporti tra Seoul e
Pyongyang. E' quantomai improbabile comunque che l'incidente conduca ad
una escalation militare in grado di far esplodere un conflitto. Più
verosimilmente, il regime nordcoreano tenterà invece di sfruttare questa
nuova crisi per ottenere dall'Occidente e dalla Corea del Sud una
ulteriore serie di aiuti per la sua disastrata economia.
5 luglio 2002
rodolfobastianelli@tiscali.it
|