Guzzanti: l'ideologia del suicidio minaccia
l'Occidente
di Mario Nicoletti
"Siamo in guerra, il conflitto esploso l'11 settembre 2001 riguarda
tutti noi occidentali. E il nostro antagonista di oggi, il fanatismo
islamico, condivide con quelli di ieri, i regimi totalitari del
Novecento, una sorta di ideologia del suicidio, il culto macabro di chi
immola la propria vita per annientare coloro che considera nemici
assoluti". Non usa mezze misure il senatore Paolo Guzzanti, parlamentare
di Forza Italia e vicedirettore del "Giornale", nell'esternare le sue
preoccupazioni circa la situazione internazionale.
L'occasione gli è offerta da una conferenza sul tema "Le nuove guerre
del nuovo secolo", organizzata dalla Scuola superiore della pubblica
amministrazione locale: un'istituzione che arricchisce il suo programma
di formazione per segretari comunali e dirigenti degli enti locali con
iniziative di approfondimento sui temi più vari. Un funzionario di alto
livello – è la filosofia della Scuola – non può avere una preparazione
meramente tecnica, ma deve conoscere a fondo i grandi temi del proprio
tempo.
Tra gli argomenti cruciali del XXI secolo, il ritorno della guerra sul
nostro orizzonte occupa un posto di primo piano. Non si tratta più,
spiega Guzzanti, di conflitti convenzionali tra eserciti in divisa che
si affrontano sul campo, sia pure con l'ausilio di mezzi ultramoderni.
Oggi siamo di fronte a uno scontro asimmetrico tra nemici che seguono
logiche opposte. Da una parte l'Occidente punta tutto sull'alta
tecnologia e sulle operazioni chirurgiche, che cercano di mettere fuori
combattimento l'avversario minimizzando lo spargimento di sangue.
Dall'altra si radicalizza la pratica del terrorismo suicida, che al
contrario mira a coinvolgere quante più vittime innocenti è possibile,
in prospettiva anche attraverso ordigni radioattivi, chimici o
biologici.
Ci sono però anche modi meno spettacolari e più subdoli di condurre una
guerra. A tal proposito Guzzanti cita un libro scritto nel 1996 da due
alti ufficiali dell'esercito cinese, attenti studiosi di questioni
militari, che analizzavano le possibilità del loro paese di fronteggiare
efficacemente gli Stati Uniti, malgrado la netta superiorità di
Washington quanto ad armamenti convenzionali e atomici. Si parlava in
quel saggio di come manipolare l'opinione pubblica, sconvolgere i
mercati finanziari e valutari, colpire i punti nevralgici di una società
straordinariamente complessa e quindi vulnerabile nei suoi snodi più
delicati. "Chi ha letto queste pagine – sottolinea il senatore – si è
stupito meno di altri di fronte all'attacco contro le Torri gemelle e il
Pentagono".
Ad aggravare la situazione, secondo Guzzanti, c'è poi un fattore
religioso di estrema pericolosità. La tragedia palestinese e il divario
di ricchezza tra il Nord e il Sud del mondo, a suo avviso, non bastano a
spiegare l'atteggiamento aggressivo dell'integralismo islamico.
L'estremismo musulmano esprime "un rigetto profondo, crescente,
tumultuoso" verso i valori portanti della nostra civiltà democratica, a
partire dall'eguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Gli stessi
strumenti tecnologici esportati dall'Occidente nel mondo arabo diventano
veicolo dell'offensiva fondamentalista. Basta pensare che i programmi
televisivi più ascoltati con le parabole satellitari sono i sermoni di
predicatori islamici, che propongono restaurazioni oscurantiste di
sapore medievale. "Invece di progredire – commenta amaramente Guzzanti –
il tempo sembra andare a ritroso".
"Purtroppo – conclude il vicedirettore del "Giornale" – in Italia siamo
ben poco consapevoli di questa minaccia. Lo stesso interesse per Islam,
esploso dopo l'11 settembre, si è rivelato un fenomeno superficiale. Ma
è inutile ripetere che siamo seduti su una polveriera, se non ci
rendiamo conto che è in realtà la polveriera della nostra ignoranza".
24 maggio 2002
|