Israele, Sharon e la Cecoslovacchia degli anni Trenta
di Stefano Magni


Israele oggi e Cecoslovacchia negli anni ’30: un parallelo impossibile? Oggi più che mai, l’escalation della violenza palestinese e le prime manifestazioni di solidarietà internazionale a Israele costringono ancora a ritornare su questo parallelo “scomodo”, tracciato da Sharon non molte settimane fa come monito alle democrazie occidentali. Il 5 dicembre, nel suo piccolo, la comunità ebraica di Milano ha organizzato una marcia: duemila fra ebrei italiani e simpatizzanti di Israele (soprattutto radicali, fra cui Yasha Reibman, consigliere regionale e fra gli organizzatori dell’iniziativa) hanno camminato in silenzio fra Piazza S. Babila e Piazza della Scala con fiaccole e bandiere per poi unirsi nel canto di Evenu Shalom Aleichem: “vi abbiamo portato la pace”. Fra i cartelli si leggeva anche: “Israele: isola di democrazia in un mare di dittature”. Questo è il grido di aiuto di una nazione che si ritrova, in questo senso, nella stessa condizione della Cecoslovacchia nella seconda metà degli anni ’30.

Il parallelo, a prima vista storicamente improponibile, è invece molto più profondo e calzante di quanto non si possa credere. Secondo quanto affermato dal professor Vittorio Dan Segre, eminente studioso della questione mediorientale, è anche evidente. Sia Israele che la Cecoslovacchia sono nuove entità politiche nate dalla sconfitta e dal dissolvimento di secolari imperi nella I guerra mondiale: la Cecoslovacchia è sorta fra le macerie dell’impero austro-ingarico, Israele (anche se il riconoscimento diplomatico alla sua esistenza arriverà solo un ventennio più tardi) da quelle dell’impero ottomano. In entrambi i casi si tratta dell’unica democrazia liberale fra le nazioni sorte dal collasso dell’impero: la Cecoslovacchia era l’unica democrazia liberale (e l’unica economicamente prospera) in mezzo a regimi instabili e autoritari, così come lo è oggi Israele. La Cecoslovacchia era uno stato costituito da una maggioranza slava e da una minoranza tedesca, con quest’ultima che, però, si riteneva piccola parte di una maggioranza etnica esterna: parte della Grande Germania. Israele è uno stato costituito da una maggioranza ebraica e da una minoranza araba, con quest’ultima che, però, si ritiene parte di una maggioranza esterna: la nazione araba fino a due decenni fa e oggi all’ancor più ampio Islam.

Ai confini della Cecoslovacchia, anche a causa di sconfitte, frustrazioni e crisi economiche, si è sviluppata un’ideologia totalitaria i cui fini erano misurabili su una scala di rivoluzione globale: il nazismo. Anche ai confini di Israele si sta sviluppano un’ideologia totalitaria i cui fini si possono misurare su scala di rivoluzione globale: l’islamismo, i cui tratti sono affini a tutti i regimi totalitari del XX secolo (mobilitazione delle masse, controllo politico totale dell’economia, controllo delle coscienze individuali ed esportazione della rivoluzione nel mondo) e la cui propaganda inizia a ricordare in modo preoccupante quella del regime nazista e dei suoi attuali epigoni “negazionisti”. La lezione della Cecoslovacchia è stata ben chiara a tutti, con la piccola eccezione di chi, ancora oggi, sostiene che allora era giusto abbandonare l’unica democrazia dell’Europa centrale al suo destino: la spartizione della Cecoslovacchia ha condotto alla fine della sua esistenza e ha incoraggiato definitivamente Hitler a intraprendere la sua grande avventura rivoluzionaria. Oggi non sembra altrettanto chiaro, soprattutto nelle cancellerie europee, che ci si trova di fronte a una situazione che, se non è analoga, è perlomeno molto simile.

14 dicembre 2001


 
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