“Arlacchi, dopo i talebani soldi anche al
Laos”
intervista a Maurizio Turco di Barbara Mennitti
La notizia è di questi giorni e, come ormai tutte le notizie che
riguardano i finanziamenti elargiti dall’Onu, sta venendo fuori a
spizzichi e bocconi. L’Undcp, l’agenzia antidroga delle Nazioni
Unite guidata da Pino Arlacchi, ha elargito quindici milioni di
dollari al Laos. E, secondo quanto riportato dal quotidiano
laotiano, Vientiane Times, altri 35 milioni di dollari saranno
erogati, sempre dallo stesso ente, nei prossimi cinque anni.
“Stiamo parlando della Repubblica Popolare del Laos, uno dei tre
maggiori produttori di oppio del mondo e regime comunista dove i
diritti civili e le libertà individuali sono ridotte al minimo”,
ci spiega Maurizio Turco, capogruppo al Parlamento europeo della
Lista Bonino, che ormai da anni segue e denuncia il sistema di
finanziamenti a dir poco disinvolto dell’agenzia Onu.
La prima domanda che ci si pone è come mai
le notizie che riguardano l’agenzia antidroga delle Nazioni Unite
si vengono a sapere sempre per vie traverse, come se si trattasse
di faccende dei servizi segreti?
Perché le politiche antidroga vengono usate come copertura per
mantenere rapporti diplomatici informali con paesi come
l’Afghanistan dei talebani, il Laos e la Birmania, che sono i tre
principali produttori di oppio del mondo e tre regimi non
democratici, dove, per la natura stessa di questi regimi, sono
proprio i governi a coltivare e gestire la produzione della droga.
E non è un caso che i finanziamenti a questi paesi passino per
l’Undcp: nessuno può obiettare se si erogano finanziamenti per
combattere le coltivazioni di droga. Oltretutto, prima dell’arrivo
di Pino Arlacchi i progetti di spesa dell’Undcp erano pubblici;
ora non lo sono più e quindi non esiste nessuna prova
dell’utilizzo effettivo di questi soldi.
Ma che politica sta perseguendo l’Onu in
questo modo?
Io credo che l’Onu abbia ormai perso un po’ di vista gli
obiettivi. Vi è un enorme scollamento fra politici e funzionari,
si tratta ormai di un meccanismo burocratico, autoreferenziale e
privo di visione politica. Non credo però che l’Onu operi in
contrasto con il mondo occidentale. Tanto è vero che anche
l’amministrazione Bush, il 17 maggio del 2001, ha elargito 43
milioni di dollari ai talebani come premio per la loro
collaborazione nella lotta alla droga. Permane questa cultura che
si debbano comunque finanziare questi governi per azioni
umanitarie, per prendersi cura dei cittadini. Noi radicali
sosteniamo, invece, che gli aiuti vadano subordinati a delle
“clausole tassative” che vincolino concretamente i governi
beneficiari al rispetto dei diritti civili e democratici e senza
accettare le “eccezioni culturali”.
Vogliamo abolire l’Onu, allora?
Non dico questo. Noi, però, sosteniamo con forza la necessità di
un’Organizzazione dei paesi democratici. Perché è questa cultura
che noi vogliamo esportare, la democrazia e il rispetto dei
diritti civili.
Proprio questa mattina Pino Arlacchi ha
dichiarato in un’intervista a Radio24 che in Afghanistan è stato
dimostrato che si possono eliminare le coltivazioni di oppio e
coca in quattro anni. Dunque funzionano davvero questi incentivi
dell’Undcp?
Arlacchi fa il gioco delle tre carte, tira fuori quella che gli
conviene a seconda della situazione. Basta leggere l’ultimo studio
dell’Undcp, Global Illicit Drug Trends 2001 (www.undcp.org/adhoc/report_2001
-06-26_1/report_2001-06-26_1.pdf), che sicuramente
Arlacchi non ha scritto ma mi sorge il dubbio che non lo abbia
neanche letto, per rendersi conto di come stia davvero la
situazione. Dallo studio dei dati si evince come la coltivazione
dell’oppio dipenda totalmente dalle leggi del mercato, dalla
domanda e dall’offerta e dalle condizioni meteorologiche. Nel
1995, per esempio, la produzione diminuì di un terzo perché nel
1994 c’era stata una raccolta record e i prezzi erano calati. Nel
’99 vi fu un aumento delle coltivazioni perché nel ’98 la raccolta
era stata scarsa e i prezzi erano saliti. Lo stesso rapporto dice
che gli stock accumulati nel 2000 avranno un forte impatto sul
mercato e questa è la verità: i depositi di oppio grezzo sono
pieni. Oltretutto questo è un periodo di semina, quindi è sicuro
che, anche se vi sono delle piantagioni, in questo momento non
sono visibili. L’unico vero cambiamento che si evince da questo
rapporto è che ora i talebani producono direttamente eroina, cosa
che prima non facevano. Ad Arlacchi consiglierei di tornare a fare
il professore a Sassari.
1 novembre
2001
bamennitti@hotmail.com
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