Ma per la Bosnia il rischio integralista è lontano
di Rodolfo Bastianelli


Il conflitto in Afghanistan e la lotta al terrorismo islamico ci hanno fatto ricordare che anche in Europa esiste uno stato musulmano, sollevando così la questione se la Bosnia possa diventare la base operativa di Al-Qaeda e di bin Laden nel vecchio continente. In realtà il rischio che Sarajevo finisca per diventare il centro europeo dell'integralismo islamico è limitato, anche se i segnali che parlano di una presenza di elementi legati agli ambienti terroristici non vanno sottovalutati.

Il perché della moderazione dell'Islam nella ex Jugoslavia va ricercato essenzialmente in due ragioni, prima fra tutte quella che lo stato islamico di riferimento per i bosniaci è stato l'Impero Ottomano, che non si è mai distinto per il suo radicalismo religioso e non ha mai cercato di imporre la sua fede alle popolazioni delle regioni poste sotto il controllo turco. L'altra causa che ha impedito all'Islam jugoslavo di indirizzarsi verso le forme più radicali è derivata dal fatto che la Bosnia per quasi mezzo secolo ha vissuto sotto un regime socialista che se da un lato ha garantito ai musulmani dei diritti civili prima negati dai regimi precedenti, dall'altro ha però represso qualsiasi idea che potesse far assumere un connotato politico o religioso alle rivendicazioni della comunità islamica bosniaca. Almeno fino all'esplodere della guerra civile i musulmani di Bosnia sono stati tra i più laici, tanto da far assumere a Sarajevo l'aspetto di "vetrina" del socialismo jugoslavo e dei suoi valori di tolleranza. Con il conflitto il panorama è però sensibilmente cambiato.

Pesantemente indebolita dall'embargo deciso dalle Nazioni Unite sulle forniture di armi, la Bosnia ha finito per rafforzare i suoi legami con l'Arabia Saudita e l'Iran, che fornirono al governo di Izetbegovic armi e combattenti per la guerra contro i serbi. Come infatti ha ricordato l'ex inviato di Clinton nei Balcani Richard Holbrooke, "i bosniaci ben difficilmente avrebbero resistito fino all'intervento statunitense senza l'aiuto di Teheran". I legami tra Sarajevo ed il regime iraniano finirono così per suscitare nella comunità internazionale il timore che la Bosnia potesse diventare una sorta di Palestina d'Europa dove i gruppi legati al fondamentalismo avrebbero potuto trovare facilmente una base d'appoggio. L'intervento armato americano e la successiva presenza di un contingente militare internazionale dopo la conclusione degli accordi di Dayton hanno però ridotto notevolmente l'influenza degli stati arabi e dell'Iran, senza contare che tra le condizioni che gli Stati Uniti posero a Izetbegovic vi era anche quella che il suo governo provvedesse ad espellere in breve tempo tutti i guerriglieri che avevano combattuto a fianco dell'Armata bosniaca durante il conflitto.

Questo ha finito per rafforzare i legami tra i musulmani bosniaci e l'Occidente riducendo così notevolmente il rischio di una deriva fondamentalista nei Balcani. I rischi però come detto non vanno sottovalutati. In un suo rapporto il Dipartimento di stato americano ha messo in evidenza come all'interno del paese siano ancora presenti elementi legati ai gruppi terroristici islamici e come lo stesso bin Laden, attraverso le sue attività finanziarie ed imprenditoriali, abbia esteso la sua rete anche alla Bosnia, un' ipotesi confermata anche dall'arresto avvenuto nei giorni scorsi di alcuni yemeniti ed algerini fortemente sospettati di appartenere ad Al-Qaeda. All'interno dello SDA, il partito che rappresenta i musulmani bosniaci, non mancano inoltre le divisioni tra chi sostiene un Islam moderato e pragmatico e chi invece è favorevole all'instaurazione di un regime teocratico sul modello iraniano o addirittura afgano. Per il momento la situazione in Bosnia appare relativamente stabile.

Ad alimentare la preoccupazione è però soprattutto l'eventualità di un ritiro del contingente militare statunitense che a detta degli osservatori costituisce l'unica garanzia di stabilità per il paese, una garanzia che non darebbe invece l'Europa, di cui tutti a Sarajevo ricordano gli insuccessi ed i fallimenti. Sono in molti infatti a temere che senza la presenza statunitense i contrasti esistenti tra i croati ed i musulmani potrebbero esplodere e portare alla dissoluzione della Federazione croato-bosniaca, una prospettiva che lascerebbe i bosniaci isolati e che molto probabilmente li spingerebbe a creare uno stato islamico di tipo integralista. Lo scenario che vede una deriva fondamentalista in Bosnia è tuttavia alquanto improbabile. La maggior parte della popolazione musulmana del paese si è schierata con gli Stati Uniti e la polizia bosniaca collabora attivamente con i servizi segreti americani ed europei nella cattura dei terroristi islamici. Ma perché la Bosnia non si trasformi nel "l'Iran d'Europa" è necessario prima di tutto che gli Stati Uniti mantengano la loro presenza nei Balcani e che l'Europa, nel caso fosse chiamata ad assumere nella regione un ruolo politico e militare di primo piano, si prenda le sue responsabilità e non ripeta gli errori che fino a questo momento hanno contrassegnato la sua azione nei paesi della ex Jugoslavia.

26 ottobre 2001

rodolfobastianelli@tiscalinet.it

 

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