Punto diplomatico. L’Asia al centro del mondo

Il centro del mondo è l’Asia. In questi giorni tutto ruota attorno ai paesi che compongono le aree del vecchio Grande Gioco. L’Afghanistan sottoposto al bombardamento anglo-americano, Pakistan e India turbolenti vicini in conflitto fra di loro, la Russia tornata al centro di un rapporto privilegiato con gli Usa, la Cina gelido osservatore sempre in equilibrio. A est e ad ovest di questo nuovo centro del mondo, i paesi dell’area del Pacifico, Giappone, Australia, Sud Est asiatico e quelli del Medio Oriente, Iran, Irak, Arabia Saudita e Israele (con contorno palestinese appresso). L’asse Usa-Europa non esiste più, resta solo la Gran Bretagna ad assumere, autonomamente, un ruolo se non strategico, quantomeno militare. Per il resto più nulla, sul Vecchio Continente pare scesa una cortina di silenzio. Europei che paiono defilarsi in questa nuova situazione, con il rischio che sia poi il resto del mondo a defilarli per sempre.

Asia dunque. E Shangai, innanzitutto, dove si è aperto il forum dell’Apec, il vertice della cooperazione economica dell’area Asia-Pacifico, al quale partecipano pure gli Stati Uniti. A rendere solenne quella che normalmente è una riunione di routine neppure tanto importante, è la notizia che a Shangai, questa volta, s’è recato George W. Bush in persona. Il primo viaggio del presidente americano fuori dai confini statunitensi dopo l’11 settembre. Di fronte a paesi riluttanti, come la Cina, Bush ha tutta l’intenzione di porre anche su questo tavolo la questione della guerra al terrorismo. E di costruire le prime basi di un nuovo equilibrio internazionale. Queste basi partono da qui, dal cuore dell’Asia dimenticata, là dove i terroristi dell’estremismo islamico hanno potuto crescere e moltiplicarsi nella disattenzione dell’Occidente.

I primi passi di questo vertice sono stati interlocutori. Il segretario di stato Usa, Colin Powell – che ad inizio settimana era stato ancora in Pakistan e India - ha indicato che per i 21 paesi del Forum economico dell’Apec il terrorismo costituisce una “nuova minaccia all'economia” e su quest'idea è stata raggiunta una “posizione uniforme”. I ministri si sono accordati su una dichiarazione di condanna del terrorismo, ma hanno evitato di parlare o dare esplicito appoggio agli attacchi all'Afghanistan, osteggiati dai paesi musulmani dell'Asia dell'est. Un primo assaggio diplomatico di quanto difficile sarà la gestione di questo vertice e il raggiungimento degli obiettivi che gli americani si sono prefissi. Ma dall’esito finale di queste giornate cinesi si capirà se i destini futuri del mondo passeranno per le mani di questi paesi, determinando un nuovo equilibrio che lascerà l’Europa ai margini della nuova era. (p.men.)

19 ottobre 2001
 
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