Se questa è una donna
di Barbara Mennitti


Come si può descrivere la condizione delle donne in Afghanistan, sotto il governo dei talebani? Come si può banalizzare con le parole tutto l'orrore che il materiale visionato (foto, filmati, testimonianze) ci ha messo davanti agli occhi? Provate a immaginare di non avere più un volto, di non avere più i vostri occhi, il vostro sorriso, tutto quello che vi rende riconoscibili e unici. Provate a immaginare di dover guardare il mondo attraverso una minuscola finestrella di fitta rete che si apre in una specie di tovaglia di colore smorto che vi ricopre da capo a piedi. E mi raccomando che i piedi siano ben coperti. Pensate a quanto vi mancherebbe l'aria. Magari per acquistare quella sottospecie di indumento, che costa tre volte il salario mensile di un impiegato statale di alto livello, siete dovuti andare a chiedere l'elemosina. O peggio. 

Immaginate di vivere confinati in una casa con i vetri coperti di pittura, di modo che non vi si possa neanche intravedere dall'esterno, neanche sapere che esistete, perché la sola vostra esistenza è un insulto e una provocazione. Immaginate di poter uscire di casa solo se accompagnati da un mahram (un parente stretto rigorosamente maschio: padre, fratello o marito) e in nessun altro caso. Nemmeno se vi sembra che vostro figlio stia morendo e volete portarlo in ospedale, perché neanche in questo caso gli intransigenti custodi della sharia vi grazieranno. Come è successo a Khadija, potreste essere bastonati, insultati e umiliati in mezzo alla strada. Vostro figlio può anche morire, ma voi non potete uscire da casa senza un uomo che garantisca per la vostra virtù.

E quando siete fuori, non potete far sentire il suono della vostra voce, perché ispira la corruzione negli uomini, non potete ridere, non potete portare scarpe con i tacchi, perché anche il suono dei vostri passi ispira la corruzione negli uomini. Dovete essere invisibili come un fantasma, camminare rasente ai muri, perché un gesto, una parola, un lembo del burqa che si solleva e mostra accidentalmente un centimetro di caviglia, può scatenare l'ira punitiva dei custodi della sharia e allora sarete picchiati e umiliati, bastonati e frustati, perché tanto siete immondi e valete meno di niente. E allora cosa fareste? E se vi è anche vietato di rivolgervi direttamente alle autorità per chiedere giustizia, un uomo dovrà farlo per voi, e la vostra parola vale sempre, con matematico rigore, la metà di quella di un uomo? Anche se lui è un pazzo, un ladro, un farabutto o uno stupratore. Cosa fareste allora?

Immaginate che qualcuno vi accusi, a torto o a ragione, di aver commesso adulterio. Immaginate che vi trascinino in piazza, vi interrino fino al collo e comincino a colpirvi con pietre piccole e aguzze, in viso ovviamente perché solo quello avete scoperto, con la folla inferocita e ottusa che vi insulta e vi sputa, fino a che non perdete i sensi, speriamo, prima di morire. Se riuscite a liberarvi vi graziano. Chissà quante donne ci sono riuscite, interrate com'erano fino al collo. Immaginate di essere Salehah, una giovane donna di 27 anni con gli occhi neri penetranti e lo sguardo fiero, evidentemente troppo fiero. Avrà detto una parola di troppo, avrà rifiutato di piegare la testa e suo marito le ha legato mani e piedi dietro la schiena e le ha dato fuoco. L'hanno trovata che bruciava, ancora viva, è stata in agonia per due giorni prima di morire e ha raccontato tutto. Ma suo marito lavorava per i servizi segreti talebani e cosa può valere la parola di una donna bruciata viva?

Immaginate che non vi sia permesso di farvi curare da un medico se siete malati, di frequentare scuole o avere qualsiasi tipo d'istruzione, e di svolger qualsiasi attività lavorativa che non siano faccende domestiche. In un paese funestato da oltre vent'anni di guerre, rigurgitante di vedove e orfani, cosa vi resterebbe per sfamare voi stessi e i vostri figli? L'elemosina o la prostituzione. A chi vi prostituireste? Agli intransigenti custodi della sharia, che fra una lapidazione e un massacro, non disdegnano di ricrearsi un po'. Ma state attenti, perché quando gli ritorna il delirio coranico, vi faranno impiccare. Avendo premura che anche in quel momento indossiate un burqa abbastanza lungo da non scoprire neanche un centimetro di caviglia. Neanche la morte vi sarà consentito guardare a volto scoperto.

Se siete riusciti a immaginare tutto questo dolore, e sicuramente non ci siete riusciti perché è troppo superiore a quanto ciascuno di noi potrebbe mai sopportare, forse siete riusciti a farvi una pallida idea della disperazione delle donne afgane in questi anni di governo talebano. Non vi racconteremo degli stupri sulle vecchie come sulle bambine, della vendita di giovani donne, della barbarie indicibile che regna in quel paese. Queste cose andatele a leggere sul sito www.rawa.org se volete. E se vi regge lo stomaco.

8 ottobre 2001

bamennitti@ideazione.com


stampa l'articolo