Dieci anni di Ideazione: un bilancio obbligato
di Domenico Mennitti

Siamo ormai a dieci anni da quando Ideazione – bimestrale di cultura politica – ha fatto la sua comparsa sulla scena politico-culturale italiana in un momento fra i più delicati, ma pure tra i più esaltanti, della storia dell’Italia repubblicana. Sul piano interno s’era realizzata la sostanziale scomparsa di un intero ceto politico (quello della cosiddetta Prima Repubblica) e nuovi soggetti andavano emergendo; su quello internazionale si stava definitivamente dissolvendo il quadro a suo tempo disegnato dalla “guerra fredda”. Quando nelle edicole e nelle librerie apparve il primo fascicolo della rivista agli inizi di novembre del 1994, il primo governo Berlusconi, costituito sull’onda dell’esaltante vittoria elettorale del marzo precedente, era sottoposto (dentro e fuori delle aule parlamentari) ad un’azione di contrasto talmente forte che ne avrebbe – di lì a poco – determinato la caduta. Ideazione perciò nacque in una fase assai difficile, perché in quelle settimane convulse sembrò che il sogno di una nuova stagione politica all’insegna del rinnovamento (dei contenuti, dei metodi, dei programmi, delle facce) si fosse già consumato grazie all’abile gioco di tutte quelle forze (politiche, economiche e sociali) impegnate a conservare i vecchi assetti di potere. Ma il passaggio repentino dalle speranze della primavera alla normalizzazione dell’autunno, invece di frustrare le nostre ambizioni, in realtà le ha esaltate.

L’idea di dar vita ad una rivista di cultura politica si fece strada nella mia mente quando conclusi, dopo la celebrazione delle elezioni europee, l’esperienza organizzativa in Forza Italia. L’esigenza di dare alla felice intuizione dell’intesa elettorale il sostegno di un progetto politico si manifestò subito con urgenza ed a me sembrò che una forte iniziativa editoriale avrebbe potuto offrire un contributo importante. D’altronde la cultura e la politica italiane del Novecento erano nate e s’erano sviluppate attraverso le pagine di autorevoli riviste, dando vita ad un fenomeno vasto, complesso e tutto italiano. Dalle riviste fiorentine dei primi anni del secolo (da Leonardo e la Voce a Lacerba) alle pubblicazioni politico-culturali degli anni Cinquanta (Il Mondo, Il Politecnico, Nuovi Argomenti, Tempo presente) sino a quelle di rinnovamento politico degli anni Settanta e Ottanta (Mondoperaio, Pagina, Intervento, Prospettive nel mondo, Elementi, Proposta). In un mondo infatuato di pragmatismo, popolato da neofiti convinti d’aver sbaragliato il campo perché capaci di fare e perciò inclini ad interpretare la riflessione come una pericolosa tendenza all’indugio, non risultò facile conquistare proseliti, anche perché – inespressa ma pressante – era diffusa una sorta di apprensione per doversi misurare con analoghe iniziative già consolidate, schierate sull’altro fronte. Ma riuscii a stabilire i rapporti giusti e vidi crescere intorno a questa ipotesi una comunità umana, che negli anni si è andata accrescendo pur in un naturale avvicendamento delle presenze e dei ruoli. Sono profondamente grato a tutti e la pubblicazione dell’indice dei nomi mi esonera da citazioni particolari, che tuttavia appaiono ben individuabili ripercorrendo il lungo impegno esercitato nell’arco di due lustri.

Poiché in circostanze di questo genere è d’obbligo tracciare un bilancio dell’iniziativa, l’analisi rischia di appesantirsi di comparazioni e compiacimenti. Dirò che in dieci anni l’evoluzione è stata costante negli obiettivi, nei toni, nei metodi di approccio ai fenomeni culturali e politici: ciò ha consentito alla rivista di non cristallizzarsi su posizioni rigide che non ci avrebbero aiutato a comprendere, talvolta ad anticipare, una realtà in velocissima trasformazione. Abbiamo sempre avuto chiaro il nostro ruolo. Nata con l’idea, come recitava il sottotitolo della testata, di illuminare “i percorsi del cambiamento”, la funzione di Ideazione è diventata quasi subito quella di spiegare la ragioni che rendevano quella berlusconiana un’avventura tutt’altro che effimera o contingente, bensì il frutto dei profondi ed irreversibili cambiamenti intervenuti nel Paese. Il nostro ruolo, da allora in poi, è stato quello di mostrare come la catastrofe della Prima Repubblica fosse stata non il risultato di un complotto interno o di una delicata ed assolutamente unica congiura internazionale, bensì l’espressione di interessi, valori, ambizioni, stili, modelli, comportamenti, ambizioni che si erano messi in moto nel tessuto sociale e civile italiano già da anni e dei quali la politica dei partiti tradizionali non aveva avuto sentore.

L’Italia, a partire dai primi anni ’80, in anticipo dunque rispetto all’esplosione di Tangentopoli, era profondamente cambiata soprattutto sul piano culturale e mentale. Ben prima che divenisse palese la crisi delle ideologie e delle famiglie politiche tradizionali (con il loro senso della lealtà politica e la logica dell’appartenenza esclusiva) gli italiani avevano dimostrato, sul piano individuale e collettivo, di apprezzare condotte e comportamenti ispirati ai princìpi della libertà e della responsabilità, non più a quelli della fedeltà partitica e del partito preso ideologico. Il grande merito di Berlusconi – oggi possiamo affermarlo senza il pericolo d’incorrere in interpretazioni enfatiche e forzate – è stato quello di aver dato forma e sostanza politica a quel vasto mondo – milioni di italiani – il cui linguaggio, le cui identità, la cui scala dei valori non coincidevano più con quelle convenzionalmente fissate. Il ruolo di Ideazione, secondo le nostre intenzioni originarie, sarebbe dovuto essere quello di spiegare da un lato quali fossero le ragioni che avevano prodotto nella società italiana un cambiamento così profondo, dall’altro di illustrare le ragioni ideali, le spinte ideologiche, i referenti culturali di quanti avevano abbracciato, con un entusiasmo ed un trasporto che all’epoca sorprese la gran parte degli osservatori politici, la strada del cambiamento.

Tutto ciò ha significato, tra le altre cose, battersi contro i pregiudizi ed i luoghi comuni, affrontare una battaglia culturale lunga e faticosa, finalizzata a capovolgere e correggere chiavi di lettura (ancora oggi diffuse in certi settori della cultura politica italiana) che tendevano invece ad attribuire la nascita e l’affermazione di Forza Italia a tutt’altre ragioni: l’atavica ed inguaribile arretratezza civico-politica degli italiani, la forza di condizionamento o peggio la manipolazione delle menti operata dai mezzi televisivi, la forza di fuoco imprenditoriale e aziendale, finanziaria ed organizzativa, concentrata nelle mani di Berlusconi. Ciò che Ideazione ha testimoniato, numero dopo numero, attraverso firme e collaborazioni di grande prestigio, sono state invece la crescita e l’affermazione di una cultura moderata con forti tradizioni nella storia politica del Paese ed anche in sintonia con l’evoluzione del quadro politico-culturale di altri Paesi europei. Detto con altre parole, ciò che Ideazione ha fatto, unicamente con la forza delle idee, è stato riequilibrare il quadro politico-culturale italiano, mostrando l’esistenza di una cultura politica – di matrice cristiano-liberale, conservatrice e nazionale – profondamente alternativa a quella di sinistra a lungo egemone e giunta alla fine a considerarsi come l’unica degna di considerazione intellettuale.

Nel corso di questi dieci anni molte cose sono cambiate. E' evoluto il quadro politico-istituzionale, si sono assestati certi equilibri di potere, la scena internazionale è stata scossa da profondi cambiamenti. Anche la rivista – ed il gruppo umano che l’ha animata – ha dovuto quindi adeguarsi. Ad una prima fase in cui si è trattato di dare voce all’Italia del cambiamento e di testimoniare una tradizione culturale alternativa alla sinistra, ne è subentrata una caratterizzata da una maggiore carica progettuale, da una spinta maggiormente innovativa e creativa. L’obiettivo è diventato quello di accompagnare la politica, di sostenerne l’azione attraverso l’elaborazione, lo studio e la ricerca. Per fare ciò è stato necessario ampliare gli strumenti operativi e gli ambiti d’intervento. Da una costola del bimestrale è dunque nata, nel gennaio del 2000, la Fondazione Ideazione: una sede di elaborazione e di riflessione sui grandi temi al centro dell’azione politica odierna, una sorta di laboratorio il cui obiettivo principale è quello di fornire alla politica idee e strategie, orientamenti ed analisi, chiavi di lettura del mondo reale. 

Accanto al bimestrale ed alla Fondazione si sono poi strutturati una serie di altri strumenti: una casa editrice con al suo attivo circa ottanta titoli, una biblioteca che conta circa trentamila volumi, un sito web di approfondimento politico e di analisi giornalistica, oltre a tre Osservatori tematici: uno dedicato ai problemi dell’energia, uno orientato sull’analisi della politica internazionale ed uno incentrato sui problemi del Mezzogiorno. Frattanto si è estesa l’area territoriale d’insediamento con l’apertura, nel giugno del 2002, di una sede della Fondazione a Bari, la cui attività preminente si è orientata sui temi del federalismo e della riforma istituzionale.

Se un tempo i partiti erano – oltre che collettori degli interessi e delle domande provenienti dalla società civile – anche luoghi di formazione e strumenti di elaborazione culturale, essi oggi, persa la natura di apparati, funzionano in prevalenza come contenitori flessibili dei flussi e degli orientamenti ideali che attraversano la società civile. Ciò ha reso necessaria anche in Italia – sull’esempio di altri grandi Paesi democratici come gli Stati Uniti, nei quali il voto politico è soggetto a grandi fluttuazioni e tende a riflettere gli umori dell’opinione pubblica – la costruzione di luoghi di elaborazione progettuale esterni ai partiti, autonomi da essi, ma pur sempre politicamente orientati, pur sempre animati da valori di natura politica. Nel corso degli anni Ideazione è divenuto proprio un simile luogo di elaborazione politico-culturale, all’interno del quale operano attivamente e con il quale collaborano organicamente decine di studiosi e ricercatori, di giornalisti e commentatori, nomi affermati della cultura e della politica, italiane e straniere, ma anche giovani. Nata come rivista di cultura politica, secondo una tradizione molto italiana e con un nome che evoca l’inscindibile nesso tra elaborazione e pratica, tra pensiero ed azione (per dirla con Hannah Arendt. “trovare parole opportune al momento giusto significa agire”) Ideazione si è dunque trasformata nel corso degli anni in una realtà articolata e complessa, della quale il bimestrale rimane pur sempre il cuore pulsante, ma all’interno della quale le altre realtà operative svolgono un ruolo egualmente importante e qualificante. 

Avendo scelto di lavorare sul terreno dell’elaborazione progettuale, delle proposte, delle indicazioni strategiche, ci è parso necessario riconoscere alla politica partitica la sua importante facoltà di scegliere e di decidere tenendo conto dei rischi che incombono su ogni scelta e su ogni decisione. Siamo infatti consapevoli che compito di una rivista o di una fondazione non può essere quello di condizionare, orientare o, peggio, surrogare la politica, che deve mantenere per intero la sua autonomia. È invece quello di suggerire analisi e proporre alternative, di fornire non le decisioni bensì gli strumenti necessari per decidere.

“Una cultura per la politica”. E’ questa la formula che accompagna e caratterizza da qualche anno le diverse attività che fanno capo al marchio Ideazione. Si tratta, come facilmente si evince, di fornire alla politica contenuti, di darle un respiro progettuale, di anticiparla sul terreno del giudizio e dell’analisi, senza tuttavia avere la pretesa di segnarne il cammino e di orientarne le scelte. Resta il fatto che il tratto di strada compiuto nei due lustri che si stanno chiudendo, a riguardarlo, si presenta più lungo e meno rettilineo di quanto non avessimo supposto in origine. Segno che la transizione, dentro la quale la nostra esperienza si è svolta, non è conclusa. Ideazione perciò continua con lo stesso impegno e con lo stesso ruolo. Il fascicolo che il lettore ha tra le mani comprende i sommari e gli indici dei numeri della rivista (oltre cinquanta) pubblicati sino ad oggi. Curato da Maria Teresa Petti, questo numero speciale illustra in maniera completa il lavoro svolto sino ad oggi: i temi affrontati, gli autori coinvolti nella nostra avventura, le battaglie politico-culturali che abbiamo intrapreso. Ne viene fuori, a mio giudizio, un quadro fortemente indicativo della storia politica e culturale italiana dell’ultimo decennio, alla quale crediamo di aver offerto, con libertà e senso di responsabilità, un contributo non irrilevante.

19 novembre 2003

(da Ideazione 6-2003, novembre-dicembre)