L’educazione sentimentale dei postfascisti in 104 icone
di Pierluigi Mennitti

Acquistatelo subito questo libro di Luciano Lanna e Filippo Rossi (Fascisti immaginari. Tutto quello che c’è da sapere sulla destra, Vallecchi, 25 euro) e filate diritto all’indice. Munitevi di un foglio di carta e trascrivete per gruppi le voci di questo vero e proprio dizionario della destra pop-moderna. Fate un po’ come si faceva con quel gioco nomi-cose-città: inventatevi dei gruppi, tipo libri, fumetti, personaggi, cantanti, cinema e trascrivete in colonna le voci che prendete dall’indice. Fatto? Bene. Adesso mescolate il tutto e provate a tracciare un filo conduttore orizzontale, inventando un altro gruppo e unendo una dopo l’altra le voci che trovate scorrendo da sinistra a destra. Come sulla Settimana Enigmistica.

Un esempio? Al gruppo “fumetti” ho trascritto (certamente con qualche omissione e con qualche forzatura) Asterix, Corto Maltese, Diario Vitt, Goldrake, Hobbit, Max Bunker, Sturmtruppen, Tex, Tin Tin, Walt Disney. Poi mi sono inventato il gruppo viaggi e avventure e, partendo da Corto Maltese, ho infilato in serie Bruce Chatwin, Karol Wojtyla (chi più viaggiatore di lui?), le nenie arabo-balcaniche di Battiato e la Dixiland di Via col Vento (ma anche il continente nero di Africa Addio di Gualtiero Jacopetti cui è dedicata la voce “Mondo cane”). Tutto fila e il gioco potrebbe durare in eterno. Se poi dal gioco si passa alla lettura, ci si accorge di quanto accurata e documentata sia la ricostruzione che i due autori hanno compiuto. E’ la ricostruzione di un mondo sommerso, quello del postfascismo dal 1945 a ieri, cioè fino al giorno prima del bagno purificatore di Fiuggi che ha trasformato il brutto anatroccolo del Msi nel cigno bianco di An. Apparentemente, con un colpo di bacchetta magica. Uno dei meriti di questo libro è di dirci che quel mondo viveva, pulsava, amava e sognava anche prima che le contingenze della politica lo sdoganassero alla pratica del potere. E che anzi, a quella pratica vi è giunto tutto sommato preparato proprio perché non dalle fogne veniva, ma dalla pancia della società italiana.

Lo testimonia Filippo Ceccarelli nell’introduzione, ribaltando il vecchio slogan dell’ultrasinistra (fascisti carogne, tornate nelle fogne): “Molto semplicemente: non erano fogne. L’opus magnum di Luciano Lanna e Filippo Rossi dimostra, piuttosto, che si trattava di vere e proprie città sotterranee, non di rado anche assai diverse tra loro. Era il risultato della storia, della migrazione di un popolo al tempo stesso colpevole e sconfitto. Spintonato a vivere laggiù: fra reticoli di gallerie che di colpo si aprivano in volte affrescate, o si perdevano entro cantine polverose, come pure ai margini di ambulacri anche parecchio frequentati”. Chi viveva sotto volte affrescate non aveva tanto la sensazione di essere escluso dalla vita del paese, anche dal punto di vista politico, magari proprio grazie a quel proporzionalismo assistenziale della Prima Repubblica che garantiva qualcosa a tutti: se non il potere o la possibilità di esercitarlo, almeno il gusto di affabular di politica, di dibattere principi e teorie, di scontrarsi su opposti ideali che non potevano cambiare il mondo ma che aiutavano a viverlo meglio. Almeno fino a quando la follia violenta di una generazione non ha sostituito i libri con i caschi e i megafoni con le pistole.

Il merito di Lanna e Rossi è quello di aver riportato alla luce quelle volte affrescate, di averle strappate con un sapiente lavoro di restauro all’oblio colpevole di chi oggi si occupa di politica (e di destra post missina) ignorandone il mondo culturale di riferimento. Di più, l’operazione è condotta con stile divertente e moderno, rappresentando l’immaginario di un mondo, di un popolo, attraverso 104 voci, 104 icone che si possono leggere una dietro l’altra o saltellando qua e là. La proposta di Fini di dare il voto agli immigrati? Leggete alla voce “Faccetta nera”. Il passaggio dall’alternativa al sistema alla destra di governo? Andate alla voce “Bettino Craxi”. La passione per un’editoria raffinata e d’èlite? E’ tutto spiegato alla voce “Adelphi”. La passione per l’individualismo anarchico in contrapposizione con una destra law and order? Leggere alla voce “Bukowski”. Centoquattro voci, 601 pagine, un volume a un tempo denso e leggero, pieno di curiosità, spiegazioni, storie, percorsi che ci restituisce le ragioni (e le illusioni) di un mondo oggi messo alla prova della realtà. E del quale, dopo questo libro, non è più consentito ignorare l’immaginario di provenienza, l’educazione sentimentale.

24 ottobre 2003


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