L’intervento. Miglioriamo il progetto della Convenzione
di Romano Prodi

Signor Presidente, signor Presidente in esercizio del Consiglio, onorevoli parlamentari, la Presidenza italiana si apre in un periodo cruciale per la vita dell’Unione: essa ha innanzitutto il compito, impegnativo ma esaltante, di portare a buon fine il processo di revisione dei Trattati fondatori dell’Unione realizzando la prima Costituzione europea. Durante il semestre di Presidenza italiana, si aprirà infatti la Conferenza intergovernativa, che lavorerà sulla base, anzi sulla “buona base”, per riprendere le conclusioni di Salonicco, del progetto di trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione. Grazie alla Convenzione l’Europa ha infatti vissuto per la prima volta un processo costituzionale. Non possiamo sottovalutare “l’irruzione” della parola Costituzione nelle istituzione europee. Tale irruzione ha permesso di raggiungere risultati che sembravano del tutto irrealizzabili qualche tempo fa: la Carta dei diritti fondamentali entra a far parte del trattato costituzionale; l’Unione acquista una sola personalità giuridica: ciò rafforza decisamente la statura internazionale dell’Unione; la definizione dei poteri dell’Unione consentirà ai cittadini di distinguere meglio le competenze tra Unione e Stati membri. Tuttavia non ho mai fatto mistero della mia insoddisfazione per il fatto che alcune riforme indispensabili, (pur invocate da molti) o non sono state intraprese oppure lo sono state con eccessiva timidezza.

Ecco perché la Commissione si appresta in settembre, nel suo parere relativo all’apertura della Conferenza intergovernativa (art.48), a rimettere sul tavolo negoziale della Conferenza le questioni chiave tuttora irrisolte: 1. Il voto a maggioranza qualificata è stato esteso a molte aree ma non in misura sufficiente a rispondere ai bisogni di un’Unione allargata . Vi sono altre aree in cui l’unanimità va eliminata. E’ difficile pensare ad un’Europa efficiente, se essa deve prendere decisioni col consenso unanime di 25 Stati. 2. La soluzione individuata per la composizione della Commissione non concilia le esigenze di rappresentatività ed efficienza. La Presidenza stabile del Consiglio europeo rischia di dare luogo a sovrapposizioni e conflitti con la Commissione. 3. L’euro, una delle più grandi realizzazioni “politiche” dell’Unione continua a non essere rappresentato in modo efficace e coerente sulla scena internazionale. 4. Rimane inoltre necessario inserire le clausole di revisione della Costituzione a maggioranza rafforzata. 5. Non riesco infatti ad immaginare come si potrà adattare la Costituzione alle nuove esigenze dell’Unione senza una procedura di revisione fondata sulle regole della maggioranza. 

Un quadro istituzionale più democratico e più efficiente, che dovrà scaturire dalla Conferenza intergovernativa, è infine fondamentale anche per condurre una politica economica e sociale e una politica estera più incisive. La Commissione ha la volontà politica, gli argomenti, e, permettetemi, l’entusiasmo per insistere con forza e sino in fondo su questi punti. L’altra grande sfida di questi prossimi sei mesi è il proseguimento della costruzione della “grande Europa” e l’attuazione della nuova strategia di vicinato. Stiamo proseguendo nella realizzazione dell’allargamento e dovremo attuare pienamente la strategia di pre-adesione nei confronti dei paesi candidati. La Commissione vi lavora attivamente. L’obiettivo della Commissione è che questo processo, e funzioni bene, al servizio dei cittadini e degli Stati membri, vecchi e nuovi.

Sotto la spinta del Vertice di Salonicco potremo inoltre proseguire sulla via di un partenariato sempre più stretto con i Balcani, senza cui questa fase del processo di allargamento non potrà mai definirsi completa. A Salonicco abbiamo concordato l’agenda che dovrà portare i paesi dei Balcani a divenire membri a pieno titolo dell’Unione. Sono certo che la Presidenza italiana si impegnerà a fondo per continuare a mantenere questa regione al centro degli obiettivi prioritari dell’Unione. Lieto che la strategia da me proposta, cioè la costruzione dell’Anello dei paesi amici, cominci a portare i frutti attesi e che i capi di Stato e di governo abbiano dato il loro appoggio unanime a questa politica di lungo termine per l’Unione.

In questo contesto è fondamentale passare subito alla fase operativa della nuova strategia di vicinato, attraverso specifici piani d’azione e nuovi strumenti di assistenza. E in tal senso, stiamo elaborando alcune proposte che il Parlamento e il Consiglio, sotto la Sua presidenza, avranno occasione di esaminare e approfondire. In particolare, per quanto riguarda l’area mediterranea, spero che entro la fine dell’anno potranno vedere la luce la Banca Euromediterranea e la Fondazione per il dialogo tra culture. Sarà inoltre fondamentale svolgere un ruolo chiave nell’attuazione della roadmap, alla cui elaborazione l’Unione Europea ha offerto un contributo decisivo, assieme agli Stati Uniti, alla Russia e alla Nazioni Unite. Le relazioni transatlantiche continueranno a ricevere tutta la nostra attenzione. Il recente Vertice Ue-Usa di Washington ha rappresentato un momento importante di svolta nei nostri rapporti con gli Stati Uniti. 

Al di là dei contenuti del Vertice stesso - che si è dimostrato uno dei più densi degli ultimi anni - l’elemento più significativo è stata la ferma volontà, espressamente manifestata da tutte e due le parti, di ricreare un clima di collaborazione e solidarietà. Non voglio con questo dire che non esistano differenze nel nostro modo di vedere e affrontare specifiche questioni. Ma anche quando questo accade, la solidità del nostro rapporto non può essere messa in discussione. Come ho sottolineato in occasione del vertice, i nostri obiettivi sono gli stessi anche se talvolta vogliamo realizzarli seguendo metodi diversi.

L’esempio forse più evidente di questa realtà è il rapporto tra Stati Uniti e Unione Europea in materia di commercio internazionale. Entrambi vogliamo meno barriere e migliore accesso ai mercati, un commercio più equo , regole più certe ma anche intelligentemente temperate per favorire i paesi più bisognosi. Su alcuni di questi temi, le nostre proposte operative sono tuttavia divergenti.. Questo non ci impedisce però di avere un rapporto stretto e continuo grazie al quale “gestiamo” le nostre differenze. Né ci impedisce di lavorare congiuntamente per assicurare un esito positivo ai negoziati multilaterali nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. E, vorrei sottolinearlo con forza, tutto ciò è possibile grazie al fatto che in materia commerciale, l’Unione parla e negozia con una sola voce. Essa è perciò un partner autorevole e influente, mentre non lo è nei campi in cui la competenza è divisa e frammentata. Onorevoli Parlamentari, la sfida più difficile che abbiamo di fronte è quella di ricreare le condizioni di una crescita economica dell’Unione forte, equilibrata e duratura.

La situazione è difficile: la crescita economica è molto rallentata, anche se mi pare fuori luogo parlare di deflazione. Dobbiamo inoltre, nello stesso tempo, affrontare la riforma del sistema di sicurezza sociale europea. La concorrenza dei nostri partner commerciali e l’invecchiamento della popolazione rendono urgentissima la realizzazione di tale riforma. Contemporaneamente disponiamo di un’enorme opportunità: un mercato interno integrato di quasi mezzo miliardo di persone. E’ dunque indispensabile riflettere operativamente sugli strumenti di coordinamento più stretto delle politiche economiche e fiscali dell’Unione, per affrontare insieme le difficoltà, usufruendo insieme degli enormi vantaggi che l’Unione offre. Conscia della serietà di queste sfide, la Commissione ha già lanciato nei mesi scorsi due iniziative che hanno ricevuto un sostegno convinto da parte del Consiglio europeo. Da una parte, abbiamo proposto, e ottenuto, di utilizzare tutta la flessibilità contenuta nel Patto di Stabilità e di Crescita al fine di permettere di adattare la politica fiscale di ogni paese alla situazione congiunturale, senza perdere di vista gli obiettivi di stabilità e senza superare il limite del 3% imposto dal Patto. Come ho già più volte affermato questo era necessario ma non sufficiente. Bisogna passare a una fase di coordinamento più stretta e le politiche fiscali degli Stati membri, specie quelle con il debito pubblico più elevato, devono diventare più sostenibili nel lungo termine.

D’altra parte, al Consiglio europeo di Bruxelles del marzo scorso, avevo sollevato a nome della Commissione il problema della necessità di rilanciare con urgenza la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo europeo e a sostenere la ricerca fino a raggiungere il tetto del 3% del Pil europeo, come previsto dagli obiettivi che ci siamo imposti a Lisbona. Avevo anche osservato con preoccupazione che gli investimenti della ricerca negli Stati membri sono invece diminuiti rispetto allo scorso anno mentre le grandi imprese europee trasferiscono una parte sempre più importante della loro ricerca fuori dall’Europa. Centinaia di migliaia dei nostri migliori talenti vanno a lavorare, e rimangono, negli Stati Uniti. La Commissione ha perciò deciso di reagire. In collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, sta finalizzando un’iniziativa per contribuire ad accrescere l’investimento complessivo e la partecipazione del settore privato in queste due aree chiave per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: le reti transeuropee e i progetti di ricerca e sviluppo.

Vogliamo mobilitare e coordinare tutte le attuali fonti di finanziamento dell’Unione ed esplorare altre possibili alternative, senza compromettere la stabilità dei bilanci dei paesi membri. La Commissione ha notato con compiacimento il forte sostegno che il governo italiano ha espresso recentemente nei confronti di questa nostra strategia. Infine, bisogna accelerare l’approvazione delle proposte che la Presidenza greca ha preparato ma che non sono state ancora approvate. L’approvazione di questo provvedimento nel corso della Presidenza italiana contribuirà al miglioramento delle prospettive economiche e sociali dell’Unione. Si tratta in particolare delle proposte legislative nelle seguenti materie: Lavoro interinale; Offerte pubbliche d’acquisto (Opa); misure a seguito della catastrofe del Prestigi; sicurezza degli approvvigionamenti del gas e dell’elettricità; il secondo pacchetto di liberalizzazione dei servizi ferroviari; le norme in materia di responsabilità ambientale; Le norme in materia di appalti; la creazione di un cielo unico europeo; la direttiva sulla tracciabilità degli OGM; la finalizzazione della direttiva sul brevetto europeo; l’armonizzazione delle procedure d’asilo; lo statuto di rifugiato; l’accordo con l’ESA per lo sviluppo della politica spaziale europea.

Signor Presidente, sono fiducioso che con l’aiuto della presidenza italiana, e Suo personale, potremo adottare rapidamente le decisioni operative che mancano alla realizzazione di questi obiettivi. La ripresa economica non è soltanto riforme. E’ anche fiducia che le proposte divengano rapidamente fatti concreti. Signor Presidente del Parlamento, Signor Presidente del Consiglio, Onorevoli deputati, queste sono le sfide principali che dovremo affrontare nei prossimi mesi. Siamo innanzi a un vero e proprio processo di rifondazione europea, non solo di tipo costituzionale, ma anche politico ed economico. La Commissione opera per mantenere e consolidare un’Europa forte e prospera, giusta e solidale. La grandezza del progetto europeo sta proprio nella sua capacità di rafforzare ed estendere la pace, la democrazia, la giustizia, la prosperità e la solidarietà. La Commissione ha inoltre avviato un’ampia riflessione interna sulle prospettive finanziarie per il dopo 2006. In autunno, presenteremo il nostro progetto politico per un’Unione europea allargata e riformata, che dovrà venire discusso sotto Presidenza italiana al Consiglio europeo di dicembre. Le prossime prospettive finanziarie rappresentano un passaggio fondamentale per il progetto Europeo. Entro il 2007, l’Unione avrà un nuovo assetto costituzionale, probabilmente 27 membri e quasi 500 milioni di cittadini.

Onorevoli deputati, stiamo vivendo un momento storico decisivo per la nostra Unione. Un momento che richiede unità e forte volontà di cooperazione tra tutte le istituzioni comunitarie e tra queste e i nostri governi. Sono convinto che sapremo dare le risposte adeguate ai grandi interrogativi dell’Europa di oggi. Per questo, abbiamo bisogno di visione e di convinzione. Di visione, perché stiamo veramente ponendo le basi per l’assetto dell’Europa nei decenni a venire e non possiamo adottare soluzioni, di corto respiro semplicemente, legate alla congiuntura. Di convinzione, perché l’Europa non è una semplice opzione, l’Europa non è una delle vie possibili. L’Europa è la sola via possibile: senza l’Europa, le nostre patrie, le nostre società saranno irrimediabilmente marginalizzate. L’Italia, sin dall’inizio dell’avventura comunitaria, è stata presente e ha svolto un ruolo di grandissima rilevanza. Si pensi al trattato di Roma, si pensi alla preparazione dell’Atto Unico, si pensi, più in generale, all’entusiasmo e alla convinzione con cui l’Italia ha contributo al raggiungimento dei grandi obiettivi europei, ivi compreso in questa assemblea attraverso parlamentari quali Altiero Spinelli o Emilio Colombo. Ci aspettiamo tutti con fiducia che l’Italia segua ancora e senza esitazioni questa strada.
Grazie.

4 luglio 2003

(Strasburgo, 2 luglio 2003)