Amministrative.
Ballottaggi, un campanello d'allarme per il Polo

di Cristiana Vivenzio

Amministrative il giorno dopo. Le regionali in Friuli premiano il centrosinistra, che vince anche in sette province su dodici e in cinque capoluoghi su nove. Il Polo vince a Vicenza, Sondrio e Treviso (con una candidatura tutta leghista), cede Brescia, Pescara e Udine. La CdL non conquista posizioni in Sicilia, dove tiene Trapani. Mentre il centrosinistra, che regge a Siracusa e Caltanissetta, “espugna” Ragusa. Il Polo incassa il colpo della battuta d’arresto subita e richiama i suoi ad una presa di coscienza. Mentre l’opposizione inneggia alla vitoria, con toni francamente al di sopra delle righe, i leader della Casa delle Libertà cominciano a tirare le somme effettive di due anni di governo. Perché questa tornata elettorale, a differenza della precedente di due settimane fa, proprio in virtù della scelta secca - o l’uno o l’altro - si carica di connotati più politici che strettamente amministrativi. E la forza della coalizione, l’affezione dell’elettorato si misurano con un metro più attendibile.

Ad emergere un dato su tutti: la coesione interna premia il vincitore. Ciò che queste elezioni mostrano con chiarezza, infatti, è il potere del serrate le righe all’interno dei due Poli, che, in quest’occasione, ha premiato un centrosinistra redivivo, anche se più a sinistra che mai. C’è chi ha parlato di un elettorato ritrovato dell’opposizione, riportato in campo dall’effetto-anti-governo-Berlusconi, ma c’è anche chi interpreta la vittoria del centrosinistra come una sconfitta del centrodestra: non sono i primi ad aver vinto, ma i secondi ad aver perduto. Un’ipotesi, quest’ultima, avvalorata anche dal livello di astensionismo rilevato in quest’ultima tornata elettorale, in cui a incidere, almeno per quanto riguarda la Casa delle Libertà, potrebbero essere stati almeno due fattori: la delusione per le politiche di governo da una parte e delle scelte eccessivamente centralizzate in termini di candidature dall’altra.

E mentre si avviano le prime considerazioni politiche e si chiede a più voci una verifica di governo, da sinistra e da destra si cominciano a trovare capri espiatori da immolare o punti deboli su cui far leva – primo fra tutti il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – in parte dimenticando le difficoltà congiunturali incontrate da questo governo. Nel frattempo Berlusconi, apparentemente più impegnato nelle questioni mediorientali ed europee che in quelle interne, invita a non ingigantire la “sconfitta” e rimanda tutti i chiarimenti a data da destinarsi. Forse in attesa che il referendum dica la sua in casa Ulivo. Quasi sempre, infatti, il centrosinistra ha vinto soltanto quando è riuscito a compattare tutta l'opposizione - da Rifondazione comunista all'Udeur di Mastella - intorno al candidato dell'Ulivo. Un'operazione relativamente semplice in una tornata elettorale amministrativa, ma assai più complicata da replicare in vista delle elezioni politiche.

6 giugno 2003