Al voto l’Italia dei Comuni
di Cristiana Vivenzio

A giudicare dal botta e risposta tra governo e opposizione delle ultime settimane, il clima di quest’ultima campagna elettorale è fin troppo incandescente. Sembrerebbe di trovarsi alla vigilia di un confronto all’ultimo voto politico, invece il 25 maggio si rinnovano i consigli regionali di Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, si voterà per eleggere i consigli provinciali di 12 capoluoghi italiani (Massa-Carrara, Roma, Benevento, Foggia, Agrigento, Catania, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani) e quelli comunali di circa 500 comuni tra cui Brescia, Sondrio, Treviso,Vicenza, Massa, Pisa, Pescara, Messina e Ragusa. Per un totale di oltre dodici milioni di elettori chiamati al voto. La competizione più attesa, quella di Roma, in cui il presidente uscente della Provincia, Silvano Moffa, di Alleanza Nazionale, sfida il candidato del centrosinistra, Enrico Gasbarra caldeggiato apertamente dal leader della coalizione, Francesco Rutelli – che per l’occasione ha scritto personalmente agli elettori romani. E’ la capitale a vantare il primato del numero di votanti: 3.289.369 elettori e 3.674 sezioni. Ma il voto siciliano è quello più significativo: non è un caso che da parte dell’opposizione si parli già di risultato scontatamente favorevole al centrodestra, dati i risultati delle ultime elezioni regionali e politiche nell’isola. Gli eventuali ballottaggi si terranno l'8 giugno. 

Le elezioni amministrative, si sa, prendono i connotati delle elezioni di medio termine all’americana, anche se ben diverso è il valore delle elezioni americane ed anche se - la storia insegna - in Italia non sono stati molti i casi in cui i responsi delle urne alle amministrative hanno fatto da cartina di tornasole degli umori dell’elettorato nelle competizioni politiche. Eppure quest’atmosfera da “giorno prima degli esami”, la febbrile attesa del vincitore assume di volta in volta aspetti sempre nuovi, ed oggi si è trasformata, almeno a giudicare dalle pagine dei quotidiani nazionali, in una sorta di referendum sul governo: il sì o il no all’operato di Berlusconi. Poco sembrano contare, dunque, le politiche della buona amministrazione, ciò che ha pesato di più sul piatto della bilancia almeno in questa fase pre-elettorale sono le questioni nazionali ed internazionali. Anche in questo caso la giustizia, la guerra e l’economia fanno da sfondo alla campagna. In realtà – si potrebbe aggiungere - lo stesso è accaduto anche in altri paesi dell’Unione: più che sui problemi interni ci si è soffermati su quelli internazionali.

Certo, nonostante il risultato non potrà avere effetti immediati sugli equilibri politici nazionali, nessuno potrà permettersi di ignorarlo. Né la maggioranza, né l’opposizione. Perché se è vero che si giungerà ad un confronto parziale – data anche la forte localizzazione territoriale del voto, che non copre l’intero territorio nazionale – quel confronto tasterà il polso dell’opinione pubblica, e il governo potrebbe, anche in base ad un’indicazione sommaria, virare la rotta del suo operato. Ma le amministrative, come hanno dimostrato in quest’ultima legislatura non poche realtà locali, a volte parlano un linguaggio tutto proprio. Difficile da interpretare a poche ore dall’apertura delle urne.

23 maggio 2003

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