Forum P.A.: il “Sistema nord-ovest” si presenta ai cittadini
di Renato Tubére

Le statistiche, si sa, sono l’unico ingrediente indispensabile per chi si occupa di economia politica. Ebbene c’è da restare letteralmente sconvolti nel leggere le cifre che contraddistinguono oggi il mercato del lavoro italiano. Da noi lavora regolarmente solo un cittadino su due tra i 15 e i 65 anni di età e solo il 42 per cento delle donne: la percentuale più bassa d’Europa. Solo un cittadino su due paga il sistema previdenziale, mentre nei paesi più evoluti si raggiungono livelli superiori al 70 per cento e, sempre in Italia, sono disoccupate 9 persone su 100 (18 in alcune aree del Mezzogiorno). Davvero allarmante è la situazione delle donne, degli adulti sopra i 45 anni e dei giovani. Questi ultimi, grazie alla controriforma del sistema scolastico dell’Occidente, partecipano oggi ad attività formative meno dei coetanei europei e con risultati a dir poco discutibili. D’altronde in Italia disoccupazione giovanile e di lungo periodo (più di dodici mesi senza lavoro o formazione) sono tra le più alte d’Europa.

Forme a dir poco avvilenti di occupazione saltuaria, come i lavori socialmente utili, hanno favorito la contrapposizione fra un’Italia del Nord-Est senza lavoratori specializzati e un’Italia del Sud quasi del tutto priva di risorse umane fresche da impiegare in modo soddisfacente. L’inefficienza dei servizi pubblici all’impiego aggrava vieppiù le caratteristiche strutturali e croniche della disoccupazione meridionale. Per finire la piaga del lavoro nero e irregolare: in Italia ha dimensioni due o tre volte superiori rispetto alla media degli altri paesi europei e riguarderebbe oltre cinque milioni di posizioni lavorative. Due riforme sono partite in questo tormentato inizio d’anno per cercare di colmare questo gap con le altre economie occidentali: la riforma del sistema scolastico, elaborata dal ministro Letizia Moratti, e la riforma del lavoro, progettata da un nucleo ristretto ma variegato di esperti tra i quali spicca la figura eroica del compianto Marco Biagi.

Non possiamo prevedere ad oggi se e quanto il sistema economico e sociale del nostro paese saprà rigenerarsi. Certo sarebbe una gran cosa se gli addetti ai lavori dei due mondi, scuola e lavoro, al di là delle differenti posizioni ideologiche, deponessero l’ascia di guerra contro l’attuale governo e provassero a riflettere sugl’indubbi benefici che deriverebbero loro da queste due riforme. Un anello di congiunzione fra riforma Moratti e riforma Biagi è infatti rappresentato dalla formazione permanente in Rete. Solo un sistema d’istruzione al passo coi tempi preparerà giovani motivati alle più disparate forme di lavoro, e solo forme di occupazione più flessibili, come quelle contenute nella riforma Biagi e a torto disprezzate dai neoconservatori della CGIL, daranno nuova linfa al mercato del lavoro italiano. La cosiddetta ICT, ovvero Information and Communication Technology, sarà la base di partenza per ambedue le riforme, sia per i cittadini che per gli enti pubblici. 

Un segnale promettente si è avuto in questi giorni a Roma al Forum della Pubblica Amministrazione dove - novità davvero significativa ispirata da un federalismo finalmente virtuoso - le tre regioni del Nord-Ovest: Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, hanno presentato il primo esempio concreto di e-government. Le tre regioni parteciperanno al primo Bando nazionale per la creazione della Società dell’Informazione, lanciato dal ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca. “La collaborazione fra gli Enti Locali - ha dichiarato in proposito il presidente della regione Piemonte Enzo Ghigo - è una risorsa importante per la riuscita delle politiche legate ai temi del federalismo e dell’innovazione tecnologica della Pubblica Amministrazione. Il Sistema Nord-Ovest vuole sviluppare con le tecnologie ICT le esigenze dei lavoratori e delle imprese di tre Regioni”.

9 maggio 2003

renatotubere@email.it