Cattivi pensieri. Cartellino rosso per i teppisti
di Vittorio Mathieu

Dopo i falli meritevoli di espulsione, negli stadi di calcio è la volta del teppismo: la prova televisiva acquista efficacia, allunga la flagranza ed aiuta, senza esautorarli, arbitri e vicequestori. E’ una bella soddisfazione per gli operatori televisivi dotati di occhi d’Argo. Anche prima vigilavano su decine di migliaia di spettatori, ma solo per dar risalto a episodi di colore: come quando, a Madrid, Pertini balzava in piedi e si dimenava come un forsennato, a fianco di Juan Carlos impassibile, quando l’Italia faceva goal. Il problema è che cosa fare dei teppisti che i filmati abbiano individuato. Si tratta ormai di reati, fatalmente diventano competenti i procuratori della Repubblica. Il giudice sportivo pensa solo alle società, ai giocatori, alle squalifiche di campo, ma per il teppismo la clausola compromissoria non ha valore: la responsabilità dei reati è individuale, anche se compiuti sotto l’influenza della “psicologia delle folle”.

A questo punto le nostre società civili ignorano ormai ogni mezzo di repressione che non sia il carcere: meritatissimo, ma la cui efficacia è quasi sempre opposta a quell’azione educativa che la nostra costituzione prevede. In teoria, potrebbero essere risarciti i danni materiali, ma la prima precauzione di un teppista sarà di rendersi nullatenente. Inoltre i progressi nell’alimentazione rendono efficace, nel recar danno a persone e cose, anche il comportamento di giovani al di sotto dei 18 anni e, quindi, minorenni. E si sa che i tribunali dei minorenni hanno una giusta cautela nel mandare in prigione i giovani per più di qualche giorno, col probabile risultato di farne dei delinquenti in servizio permanente effettivo. Il teppista sarà dunque normalmente scarcerato prima della successiva partita di campionato. Correrà al più il pericolo di perdere qualche partita di coppa.

Senza dubbio il provvedimento migliore sarebbe impedire l’ingresso negli stadi. Ma, se fosse così facile metterlo in pratica, forse la polizia riuscirebbe anche ad arginare l’accesso in Italia dei clandestini. E’ vero che, per evitare la recidiva, basterebbe bollare in fronte a fuoco i colpevoli: ma ciò provocherebbe probabilmente ricorsi ai tribunali dei diritti umani. Poiché, dunque, i poliziotti sono muniti di manganelli, il meglio forse sarebbe usarli con molta più energia contro tutti coloro che non lascino adito a dubbi: a cominciare dalle invasioni di campo. E’ un rimedio un po’ antiquato, secondo alcuni pedagogicamente scorretto, ma tutto fa pensare che sia tuttora il meglio capito.

14 marzo 2003