Ma la stampa ignora le riforme
di Cristina Missiroli
Quasi tutti sanno quali tartine sono state mangiate nel corso del vortice
di vertici che si sono susseguiti nei palazzi del potere per scegliere i
nuovi amministratori Rai. Pochissimi, invece, sanno che giovedì la Camera
dei Deputati, ha dato il primo via libera alla legge delega sulla
previdenza.
Poche migliaia di persone (i dipendenti e i parenti dei dipendenti)
saranno toccate dalle decisioni che saranno prese sulle poltrone di Viale
Mazzini. Una cinquantina di milioni di persone, invece, assaporeranno i
risultati della riforma pensionistica. Ma per i giornali italiani il dato
è poco rilevante. Solo “il Sole 24 ore”, se non altro per competenza di
materia, si è visto costretto a pubblicare la notizia in prima pagina. Il
“Corriere della Sera” relega la notizia a pagine 23, dopo la cronaca delle
sfilate di Rocco Barocco. L’indifferenza del Corriere fa il paio con
quella degli altri giornali italiani. Persino il “Il Giornale”,
solitamente considerato “attento” alle buone notizie per il governo,
piazza la notizia a pagina 23, dopo uno studio sulle formiche che “tengono
famiglia”.
Forse la notizia davvero non è importante. Giudicate voi. I cardini del
testo approvato alla Camera sono cinque: liberalizzazione dell’età
pensionabile, incentivi per favorire la prosecuzione dell’attività
lavorativa, completa abolizione del divieto di cumulo, destinazione di
tutto il Tfr ‘maturando’ ai fondi pensione, decontribuzione sui
neo-assunti e agevolazioni per i lavoratori che assistono parenti
disabili. Senza essere esperti, il provvedimento ha profumo di libertà. La
notizia, avrebbe di certo fatto piacere a molti italiani che si
apprestavano, leggendo il giornale, ad iniziare una nuova giornata
lavorativa tra l’incubo di Saddam e l’effetto euro.
Non è certo la prima volta che la stampa tradisce i lettori e ignora
l’opera del governo. Nel mese di febbraio è accaduto già almeno volte. Il
13 febbraio sulla riforma fiscale, ad esempio. E sulla riforma del mercato
del lavoro il giorno seguente. Eppure quelli di ridurre le tasse,
riformare le pensioni e rendere più flessibile il mercato del lavoro, sono
i progetti più ambiziosi sui quali il governo ha chiesto il consenso degli
elettori in campagna elettorale. Si tratta dei punti qualificanti del
programma offerto da Berlusconi agli italiani con la famosa firma (tanto
sbeffeggiata) in diretta tv.
Ma se questi passi decisivi verso il rispetto delle promesse elettorali
non trovano mai spazio sui giornali, vuol dire che il governo continua ad
avere gravi problemi di comunicazione e che la stampa è distratta o
ottusa. Il che è persino più triste che se fosse in malafede.
29 febbraio 2003
missiroli@opinione.it
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