La via europea alla giustizia
di Giuseppe Gargani

Il malessere della Giustizia in Italia – che ha radici antiche ma degenerazioni recenti – non è adeguatamente compreso perché trasformato in argomento di scontro politico e giuridico. Qualsiasi tentativo di riflessione per una riforma che non è più possibile rimandare, per il ripristino di regole di garanzia e di rispetto dei diritti fondamentali delle persone e per l’armonica instaurazione di processi di efficienza e logiche garantiste nell’amministrazione della giustizia, lascia il passo alla strumentalizzazione politica che impedisce di essere coerenti con l’evoluzione dello spazio giuridico europeo. L’unica prospettiva, infatti, è quella fornita dagli ordinamenti giuridici europei e dalla loro armonizzazione in vista della nascita di una vera federazione di Stati, che stanno elaborando una comune Carta costituzionale dei princìpi e dei diritti fondamentali del cittadino.

Un processo costituzionale e culturale che dunque legittima ancora di più l’Europa come punto di riferimento per un processo riformista, in Italia mancante, finalmente liberato da pre-giudizi interessati e dal peso delle contingenze politiche. E in Europa verifichiamo la necessità di garantire un giudice indipendente ed imparziale per ogni cittadino coinvolto in un procedimento giudiziario. Un contributo articolato ad una riflessione obiettiva è fornito dall’articolo che segue, firmato da Mariapaola Cherchi, avvocato italiano al foro di Bruxelles, e dal professore onorario Philippe Quarrè, ordinario di procedura penale comparata all’Università di Bruxelles: due studiosi, europei per formazione e competenze, che hanno prodotto una utilissima ricognizione scientifica sulla legittima suspicione la quale risulta presente quale perno normativo essenziale in tutti i sistemi procedurali europei realmente garantisti.

Il diritto ad un giudice imparziale, con la conseguente possibilità per l’imputato di denunciare varie situazioni di possibile parzialità, rende al lettore la percezione di quanto il meccanismo del processo equo, fatto da parti contrapposte, sia consolidato negli ordinamenti giuridici attuali che hanno ereditato il sistema processuale del codice napoleonico. In special modo, oggi, il Belgio e la Francia danno grande rilievo al valore del “legittimo sospetto”, o elevandolo a rango di principio generale di diritto o riconducendolo direttamente alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che nella gerarchia delle fonti primeggia sul diritto interno di ogni Stato.
 
In Italia, questa l’amara considerazione che se ne ricava, tali orientamenti erano già codificati in passato, ma la riforma del codice di procedura penale ha confermato il principio senza tradurlo in norma.La recente iniziativa parlamentare che l’ha ripristinato, dovuta all’iniziativa del senatore Cirami, non è passata indenne dalla strumentalizzazione di chi ha approfittato delle contingenze politiche per scatenare una furibonda e moralistica contrapposizione. La limpidezza e l’acutezza dello studio dell’avvocato Cerchi e del professor Quarrè fanno da sole giustizia di tante argomentazioni faziose ed interessate, e riportano l’argomento alla sua dimensione reale.

14 febbraio 2003

(da Ideazione 1-2003, gennaio febbraio)