European Voice incorona Cappato europeo
dell'anno
di Barbara Mennitti
Al Parlamento europeo lo conoscono tutti: Marco Cappato, trentun'anni,
europarlamentare radicale da questa legislatura, chioma fluente e
sorriso sornione, uno dei (pochi) belli del grigio edificio di vetro, è
una vera e propria celebrità. Lo trovate sempre abbracciato a qualcuno,
parlamentare, assistente o “stagiaire” non fa differenza, coccolato dai
colleghi più anziani e guardato con concupiscienza dalle ragazzine. Una
grande carica di umanità e simpatia che riescono a rendere tollerabile
anche la nota insistenza delle richieste radicali. Nessuno come lui
riesce a strappare firme sulle risoluzioni, sostegni e iscrizioni al
partito anche ai colleghi più paludati. Marco Cappato e il suo fedele
assistente parlamentare, Ottavio Marzocchi (che forse è l'unico che lo
batte in popolarità), formano un team più che affiatato.
Ma non fatevi ingannare dalla sua aria da gattone in cerca di coccole,
perché Marco Cappato ha un curriculum di tutto rispetto ed è uno dei più
tenaci attivisti radicali. Nato in una benestante famiglia lombarda, si
laurea alla Bocconi e inizia una sicura carriera alla Galbani, finché
non viene folgorato sulla via di Damasco da Marco Pannella, suo amico,
maestro e padre spirituale. Si trasferisce a Bruxelles dove lavora come
funzionario al Parlamento europeo, poi viene mandato a New York all'Onu,
dove il Partito Radicale è presente come ONG, e infine, nel 1999, viene
eletto eurodeputato. E qui si distingue subito come uno dei parlamentari
più attivi.
Con quello stakanovismo di cui solo i radicali sono capaci, cerca di
portare alla discussione tutti i temi più scomodi: dalla legalizzazione
delle droghe alla e-democracy, dai diritti civili nel Sud-Est asiatico
alla questione cecena, dalla proposta di far entrare Israele nell'Unione
Europea alla protezione della privacy nelle comunicazioni elettroniche.
E proprio quest'ultimo tema gli frutta la candidatura da parte della
rivista European Voice a europeo dell'anno nella categoria MEPs
(parlamentari europei). Si tratta di un'elezione che la rivista
organizza dividendo i candidati in cinquanta categorie, dove figurano
personalità come il Papa, il politico olandese assassinato Pim Fortuyn,
Vladimir Putin e Romano Prodi, solo per fare qualche esempio.
Si vota via internet e la comunità radicale, che ha già organizzato due
consultazioni on-line per eleggere gli organismi interni del partito,
sferra la sua offensiva. Il tam-tam "vota Cappato, vota Cappato" varca i
confini nazionali, solca i mari, scavalca le montagne, intasa le caselle
e-mail, si propaga nell'etere dalle frequenze di Radio Radicale. Fino al
3 dicembre, il giorno della premiazione, quando Marco e Ottavio
affittano due smoking (dopo aver preso seriamente in considerazione la
possibilità di presentarsi con il costume tradizionale dei Montagnard) e
si recano alla serata di gala, ignari del risultato del voto.
Per la categoria MEPs viene chiamata a ritirare il premio la Baronessa
Emma Nicholson (parlamentare britannico) e la delusione si dipinge sul
viso dell'europarlamentare radicale, ma solo per poco. Perché a lui è
stato assegnato il premio di Europeo dell'anno, che vuol dire che è il
candidato che ha raccolto più voti in assoluto fra tutte le categorie,
sbaragliando concorrenti di peso e con sponsor molto più influenti dei
suoi. E allora cosa fa Marco Cappato? Approfitta della tribuna
inaspettata per fare un discorso sui diritti umani in Cina, Russia e
Turchia, parla di Israele e dice che devolverà i 5000 euro del premio
all'associazione Luca Coscioni. Questi radicali sono davvero
incorreggibili!
6 dicembre 2002
bamennitti@ideazione.com
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