Frattini: voglio una burocrazia più
responsabile
di Mattia Hammeln
Flessibilità e meritocrazia. Sono questi i due pilastri che sostanziano
la legge 145 di modernizzazione della Pubblica Amministrazione del
governo Berlusconi, passata un po' impropriamente alla cronaca politica
come legge sullo spoil system. Li ha illustrati il ministro per la
Funzione pubblica, Franco Frattini, in un convegno organizzato a Roma
dal Circolo giovani, il vivace gruppo di lavoro presieduto da Karim
Mezran che si ricollega alla rete dei circoli nazionali messi in piedi
da Marcello Dell'Utri. "Flessibilità e meritocrazia - ha esordito
Frattini - sono due linee guida dell'azione riformatrice del nostro
governo e non a caso le abbiamo volute introdurre nella riforma della
Pubblica amministrazione".
L'aspetto illustrato dal ministro riguarda un capitolo specifico della
riforma che la circolare applicativa chiama "riordino della dirigenza
statale". Proprio sulla dirigenza, sulla sua natura e sui suoi compiti
si è dilungato il dibattito del convegno. "E' necessario che la classe
dirigente sia messa nelle condizioni di ben interpretare le linee
politiche del governo - ha proseguito il ministro - perché dalla sua
capacità di applicazione operativa scaturisce il successo o meno di una
riforma". Non si tratta di condividere o meno i contenuti politici di
una proposta ma di conoscerli e di applicarli con competenza e
precisione: questo è il compito di una burocrazia efficiente. Secondo il
ministro, le innovazioni introdotte dal governo renderanno più
responsabile la struttura amministrativa, soprattutto nei suoi livelli
dirigenziali. "La dirigenza è oggi messa nelle condizioni di conoscere
gli obiettivi politici del governo, gli strumenti finanziari che
verranno adottati per raggiungerli, i tempi di applicazione previsti. E'
un modo per renderla responsabile del processo riformatore. E per
poterne valutare in maniera obiettiva il rendimento".
Su questo punto il ministro contrattacca: "L'opposizione ha parlato di
spoil system, come se avessimo avuto l'intenzione di fare un repulisti
di natura politica. Non è questo il caso". Il caso è invece di impostare
dei criteri di valutazione obiettivi che permettano la rimovibilità dei
dirigenti incapaci e la premiazione di coloro che ottengono i risultati.
Un aspetto sul quale il ministro insiste ancora: abbiamo dato grande
rilievo alla formazione della classe dirigente per metterla al corrente
dei temi che il governo intende affrontare nei prossimi anni. Strumenti?
Due master nazionali, uno per la formazione tecnologica, l'altro sulla
devolution: "In più abbiamo preparato 500 dirigenti che seguiranno a
livello europeo i dossier che confluiranno nel semestre di presidenza
italiana dell'Unione Europea. Dalla formazione alla selezione: "Abbiamo
bisogno di investire nella classe dirigente del futuro e questo possiamo
farlo solo premiando la qualità di chi compie questa scelta. Dobbiamo
rendere competitivo l'accesso alla dirigenza pubblica rispetto alle
magistrature, anche dal punto di vista economico. E abbiamo già
reintrodotto l'estensione del corso-concorso di accesso alla classe
dirigente attraverso la Scuola superiore di Pubblica amministrazione".
8 novembre 2002
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