La mano sinistra non sappia quello che fa la sinistra
di Vittorio Mathieu


Uno studioso di sinistra è assoldato come consulente per proporre, a un articolo di sinistra di una legge di sinistra, una modifica che non dia troppo fastidio alle sinistre. Una formazione paramilitare di estrema sinistra uccide il consulente e, qualche tempo dopo due giornali di sinistra pubblicano cinque lettere della vittima, che chiedono invano una scorta. La scorta dovrebbe essergli assegnata da alti funzionari che hanno fatto carriera sotto governi di sinistra. Inoltre, in queste lettere, la vittima lamenta aggressioni verbali molto forti da parte di un noto sindacalista di sinistra. Tutto ciò, è evidente, è colpa della destra. Perciò il ministro degli Interni – l’unico di destra che abbia una responsabilità oggettiva (non potendo valutare lui stesso caso per caso la necessità di una scorta) – offre le dimissioni che, naturalmente, sono in un primo momento respinte. Con ciò l’ultimo anello si chiude: la responsabilità non è di questo o di quello, è tutta di Berlusconi. E’ lui quello che deve dimettersi, e lo dimostra respingendo le dimissioni del suo ministro.

A questo punto, però, nella mente dello spettatore sorge un problema: di quale sinistra si sta parlando? Le sinistre non sono tutte uguali, né concordi nella loro diversità. Sulla strategia da seguire vi sono divergenze, e ogni linea divergente ha per esponente un personaggio, ossia un diverso candidato alla guida di tutti. Se è preferibile la tattica delle Brigate rosse, è improbabile che a Palazzo Chigi salga un imitatore di Tony Blair. Se, al contrario, è più efficace una tattica morbida, che induca le destre a castrarsi, occorre sbarrare la strada a uno che punta tutto sull’estremismo, come Cofferati. Per questo le rimostranze di Biagi contro Cofferati sono presenti in uno dei due giornali di sinistra, e non nell’altro. Solo lo sdegno contro la destra è comune.

Com’era bello quando c’era l’Unione Sovietica in veste di minaccia atomica, la Cecoslovacchia quale minaccia terroristica e il trattato di Yalta a titolo di assicurazione contro entrambe. Non essendo le minacce da prendersi troppo sul serio, si poteva permettere a un Pci unitario di governare attraverso una minoranza del partito di maggioranza, la Dc. Era chiaro chi fosse chiamato a comandare e chi a obbedire; a chi andavano date le consulenze e a chi no. E ai Cofferati dell’epoca era evitata la danza nota sotto il nome di “hesitation”.

5 luglio 2002