Quell'Orso è un sindacalista vero
di Paolo Zanetto


Non chiamatelo Sabino perché si arrabbia. Ma Savino Pezzotta, detto “l’Orso” nei corridoi della Cisl, si arrabbia a modo suo. Vale a dire che aggrotta le sopracciglia cespugliose, senza proferir parola. I suoi collaboratori lo sanno, e interpretano le contrazioni del viso. Gli altri, quelli che a via Po ci sono arrivati negli anni d’oro di Sergio D’Antoni, non lo capiscono. Erano abituati a un leader molto diverso, un siciliano guascone, narcisista e dall’incazzatura facile. Tutto il contrario del nuovo segretario generale. Che, infatti, è di Bergamo. E come ogni bergamasco a volte ha problemi di comunicazione con il mondo sotto il Po. Così l’Orso Savino, appena può, ritorna dalle sue parti, nella sua casa di Scanzorosciate. Settemila anime, qualche chilometro da Bergamo, zona industriale come poche al mondo, fatta di piccoli imprenditori e gente che lavora duro. Pezzotta ci è nato e cresciuto. A dodici anni ha iniziato come operaio in una fabbrichetta, a quindici è diventato operaio tessile. Ha lavorato davvero Pezzotta, conosce bene la realtà della fabbrica. A vent’anni, da fervente cattolico quale indubbiamente è, si iscrive alla Cisl. E’ il 1964, si annunciano anni di grandi battaglie sindacali. Ma Pezzotta continua a lavorare, a testa bassa, e il sindacalismo rimane un hobby ancora per molti anni.

Il salto nell’apparato del sindacato arriva nel 1983, con l’elezione a segretario organizzativo e poi segretario generale della Cisl di Bergamo. Una realtà importante, migliaia di industrie grandi e piccole, dalla Dalmine alle piccole imprese. Il genere di tessuto sociale in cui il dipendente un giorno si licenzia e apre la sua aziendina. E’ complicato spiegare a questa gente che gli imprenditori sono i “padroni capitalisti”, brutti e cattivi. Tutti gli iscritti alla Cisl bergamasca hanno un fratello o un cognato imprenditore, o anche solo il sogno segreto di diventarlo. Altro che articolo 18. E’ qui che Pezzotta si fa le ossa, prima di diventare un pezzo grosso. Ed è qui che conosce un sindacalista di Cremona, altra provincia di quella Lombardia senza grandi pretese milanesi, ex dipendente Pirelli e astro nascente del sindacalismo italiano: Sergio Cofferati.

Nel 1990 Sergio D’Antoni diventa segretario della Cisl, e Pezzotta due anni dopo approda alla segreteria regionale della Lombardia. Una posizione ambita nell’organizzazione, a cui Pezzotta arriva a modo suo: senza urlare, mettendosi a disposizione. Tra mille prime donne, possibili minacce per la superstar D’Antoni, l’ha spuntata l’Orso Savino. Pezzotta a Milano fa molto bene, è tra gli ideatori del famoso “Patto per il lavoro” milanese che sarà steso dal professor Marco Biagi e sottoscritto dal sindaco Gabriele Albertini da un lato e Cisl-Uil dall’altro. Non dalla Cgil. Prove tecniche di trattativa con Berlusconi. Nel ’99 D’Antoni vuole entrare in politica, e cerca un successore. Non vuole gente che possa eclissarlo, e certamente non una persona del Sud, feudo del super-sindacalista. Trova che l’Orso Savino sia il più adatto, e lo porta a Roma. Prima come segretario confederale, poi, nel dicembre 2000, come segretario generale. Nessuno se ne accorge: Pezzotta deve ambientarsi. Intanto i giornalisti continuano a parlare con il buon vecchio Sergio. Non è facile insediarsi nell’ufficio che per dieci anni è stato del padre-padrone della Cisl. Ma Pezzotta aggrotta le sopracciglia, e si mette a lavorare. Oggi, anche al di là della carica ufficiale, è lui che comanda.

A Pezzotta non piace Sergio Cofferati. E’ piuttosto evidente, si legge anche nelle dichiarazioni. Sono entrambi under-60, nati a pochi chilometri di distanza nella Lombardia industriale. Ma Cofferati è un enfant prodige del sindacalismo, una nuova star della politica. Pezzotta è un sindacalista, che ha lavorato davvero, e vuole portare a casa risultati per i lavoratori. La politica la lascia fare a chi sa farla, come il suo amico Mino Martinazzoli, ex segretario popolare e sindaco di Brescia. Pezzotta aveva la tessera del Ppi fino alla discesa in campo di D’Antoni con Democrazia Europea. Chissà, forse quest’anno si è scordato di rinnovare l’adesione. Pezzotta ha cose più serie della politica a cui pensare.

7 giugno 2002

zanetto@tin.it